Riflettevo, in attesa dal barbiere, su quanto sia cattiva l’estate. Avvolte fra cachemire morbidi e semicelate da peli di visone, veri o finti, le facce bombolose dei vip da giornaletto, infatti, sembrano quasi normali. Un po’ come le bambole reborn, quelle che ti fanno saltare l’anima fuori dalle carni, quando le vedi in braccio alle bambine più esigenti, tanto sembrano vive e reali. Ma esposte nude e crude, senza coperture e senza maquillage cementato ad arte, quelle stesse faccione, straconosciute dalle casalinghe d’Italia grazie alla tv e ai giornaletti, fanno veramente impressione.
Ah, quanto danno sta facendo la furia demoniaca di certa chirurgia estetica spietata e cinica! Un tempo, i trans imitavano le donne, di cui rincorrevano la naturale femminilità. Oggi, le donne – soprattutto quelle esposte al grande mercato dell’immagine – inseguono il modello trans con tale accanimento che poco manca a che chiedano di farsi appiccicare anche una protesi lì dove il sole non batteva, e, ora, batte. Eccome, se batte! E non solo il sole…
Dure come palloni da serie A, regnano su sterni tirati come pelle d’asino per tamburi, tette di silicone, morbide al palpeggio, ma non senza quel senso di disagio che, inevitabilmente, gli uomini d’oggi provano e tendono a pareggiare sotto le docce delle palestre, quando, spartanamente, si misurano coi propri simili durante insaponamenti eterofroci, confortanti e rassicuranti.

Più plastica scorre nelle vene degli umani, più gli umani stessi cercano anticorpi pericolosi per il genere e il proprio futuro.
Testimoni della peggiore plastica, materiale e morale, i cosiddetti vip, che, nella spirale folle dell’autoreferenzialità, gonfiano, soprattutto in questa estate bollente, le cronache dei loro stessi mezzi di comunicazione. Ed è così che tra, websocial e gossip telefonici sono infarciti di volti più o meno noti che, ad ogni peto, convocano uffici stampa e/o patiti di internet per spargere odori e informazioni.
Nuove conquiste dozzinali, fughe da paparazzata, tuffi a culo nudo da barchette o barconi cafoni presi a noleggio, tette sfuggite ad arte da reggipetti fatti di stringhe per scarpa… uno squallido giro di giostra per sentirsi vivi, grazie ai pollici di dieci, cento, mille scemi che, da casa, attaccati alla canna del gas della propria disperazione, sognano di diventare, anche loro e perché no, puttane d’alto bordo…
… mentre sempre più baby sitter estranee come pantere al Polo si occupano, fra ceffoni e pizzichi, di figli abbandonati, futuri serial killer o depressi destinati all’alcool e alle droghe. O, almeno, alle goccine. Benedetta questa campagna di mia zia Angelina, con le galline che razzolano e il maiale che ingrassa, mentre scrivo. Alla fine dell’estate, cambierà dieta. A Capodanno, sarà zampone di famiglia…