Abitare il silenzio in istanti irripetibili tra pittura e fotografia

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Organizzata da Elena Amodeo e Vittorio Schieroni di MADE4ART a Milano, Sguardi interiori è la mostra bipersonale che mette in dialogo i dipinti (olio su tela) dell’artista Alda Maria Bossi con le fotografie di Tommaso Cervone, realizzate con un vecchio smartphone ed elaborate con tecniche digitali: artisti tra loro differenti per formazione, percorso e specificità tecniche e artistiche, ma entrambi accumunati da una profonda sensibilità nel guardare alla realtà esterna con attenzione e poesia, in maniera personale e intima, riportandola all’osservatore attraverso originali interpretazioni e inedite suggestioni. Sguardi sul mondo che sono anche, soprattutto, sguardi capaci di fornire un’ulteriore via di accesso al mondo interiore, a una dimensione nascosta che sta dietro le cose visibili.

Istanti irripetibili

Tommaso Cervone sonda cenni e momenti estatici con piccoli smartphone stampati su supporti di grandi formato. E’ la sua Milano a dialogare con l’anima dell’autore, in tutta la sua bellezza, nascosta e meno nascosta, come la torre Arcobaleno in largo Farini: un grande mosaico variopinto verticale alto 35 metri, in zona Porta Garibaldi, un segno riconoscibile nel paesaggio urbano ed emotivo di Milano, costruita nel 1964 (era una cisterna d’acqua che all’epoca doveva rifornire le locomotive a vapore della stazione di Porta Garibaldi). Oppure l’installazione Colors, nel nuovo parco cittadino di CityLife a Tre Torri. Il taglio dell’inquadratura, dal basso, dona un senso di dominanza all’installazione firmata dall’artista Pascale Marthine Tayou, e di contrasto con gli edifici sullo sfondo, in un cielo luminoso attraversato da nuvole in movimento.

La luce è l’elemento più essenziale di ogni foto, ci racconta Cervone. Al mattino, la luce era meravigliosa, morbida, sobria. In una giornata nuvolosa, quando le nuvole diffondono la luce del sole e le ombre diventeranno meno intense. Ne avrò scattate una infinità prima di trovare l’istante decisivo“.

Nello scatto di casa Murales, con il murale Close the Gap, Open your Future, posto sul muro cieco della casa ottocentesca di via Gaetano de Castillia, che rappresenta un bambino e una bambina che spingono i muri, solo apparentemente inamovibili (opera di Giulio Gebbia, in arte Rosk, street-artist tra i più prolifici della sua generazione), con affaccio sulla Biblioteca degli Alberi, vediamo in primo piano l’ erba alta ingiallita del prato che si piega e oscilla sotto il soffio del vento. È vero, come pensa Jean Baudrillard, il silenzio è una delle qualità più preziose della fotografia, in grado di strappare l’oggetto dal contesto ingombrante e assordante del mondo reale.

Abitare il silenzio

Paesaggi urbani come architetture metafisiche, dai colori brillanti. Come i pezzi in legno colorato che piacciono ai bambini. Città deserte, in una solitudine esistenziale che richiama i quadri di Edward Hopper. Anche i palazzi svettano come vuoti parallelepipedi, con vaghi e futili accenni di finestre. Sagomati da luci nette e definiti da colori decisi, dai toni vivaci e in contrasto. Alberi dalle forme geometriche che si stagnano come presenze totemiche in cieli azzurri o nel buio della notte illuminata dalla luna e dai lampioni. Anche la natura sembra aver cambiato aspetto: appare congelata, immota, trasfigurata, pur nella brillantezza quasi paradossale dei colori.

L’assenza della figura umana non fa che accentuare una particolare sensazione di straniamento, complice anche una luminosità diffusa, omogenea, pregnante e ci si ritrova a ricercare tracce di un passaggio, della vita che si nasconde dietro il visibile: una lampada accesa, una tenda smossa, una finestra aperta, un letto sfatto, che lasciano spazio all’immaginazione e suggeriscono altre presenze, fantasmagoriche e invisibili.

La pittura di Alda Maria Bossi, accesa e potente, densa, allontana da ogni descrizione didascalica del reale. Evoca atmosfere sospese nello spazio e nel tempo , rimanda a luoghi interiori e in tutto ciò domina il silenzio. Nell’attesa che succeda qualcosa, della rivelazione imminente di un mistero. Cercando nel silenzio una possibilità per comprendere più profondamente il mondo. È quel silenzio interiore che ci chiede di andare oltre le cose, di guardare in profondità, Siamo capaci di “abitare” questo silenzio? Le opere dei due artisti milanesi lanciano interrogativi ai quali manca una risposta.

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