Novembre mese di morte e vita

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L'8 novembre gli antichi Romani credevano che il regno dei morti si fondesse temporaneamente con quello dei vivi.

Beatrice Gigli ci conduce, con le sue Beatitudini, in un viaggio alla scoperta di storie e luoghi nascosti, tanto misteriosi quanto affascinanti. Ogni racconto รจ un viaggio verso lโ€™inaspettato, dove la bellezza segreta di realtร  spesso dimenticate si svela a chi le sa cercare. Vere beatitudini per chi le esplora, questi frammenti di storia e cultura aprono una finestra su mondi ricchi di meraviglia e significato.

Ogni anno, a novembre, si celebra la ricorrenza dei morti: รจ tradizione andare al cimitero e ricordare coloro che ci hanno lasciato. Volgendo lo sguardo allโ€™antica Roma, vediamo che il nebuloso oltretomba si apriva in tre momenti chiave: il mundus patet. Il 24 agosto, il 5 ottobre e lโ€™8 novembre, i Romani credevano che il regno dei morti si fondesse temporaneamente con quello dei vivi.

Questi giorni ricordavano che la vita non รจ un flusso lineare, ma una composizione di momenti: alcuni immersi nellโ€™oscuritร , altri vividi nel presente, e in quei giorni sembrava che le ombre potessero ricongiungersi con la luce della vita.

Il mundus patet, era una vera e propria celebrazione della morte. Il mundus, situato nel cuore del Foro Romano, vicino al Comitium, non era solo un simbolo della connessione con i defunti, ma anche un punto centrale legato alla fondazione stessa di Roma. Si credeva che Romolo avesse tracciato un solco circolare sacro, il pomerium, intorno alla cittร  appena fondata, e il mundus ne rappresentava il centro, lโ€™ombelico della cittร , punto in cui la vita e la morte si incontravano.

Questa apertura, chiusa durante il resto dellโ€™anno, veniva dischiusa solo in queste date specifiche, permettendo cosรฌ ai morti di ritornare nel mondo dei vivi. In questo periodo, si credeva che le anime dei defunti potessero interagire con i propri cari. Era un momento di riflessione e riconciliazione, in cui si ricordavano le storie e le virtรน dei morti, mantenendo vivo il legame con loro. Si riteneva anche che non rispettare queste usanze potesse portare sventura, poichรฉ i morti avevano il potere di influenzare il mondo dei vivi.

Tutte le attivitร  quotidiane si interrompevano: i templi restavano chiusi, le battaglie si sospendevano. Il mondo si fermava, lasciando spazio alla quiete e al silenzio, mentre i morti si aggiravano tra i vivi.

La connessione tra il mundus patet romano e la festa dei morti cristiana รจ affascinante. Entrambi i riti riflettono unโ€™antica preoccupazione umana: il legame con i defunti e il contatto tra vivi e morti. Mentre nel mundus patet i Romani onoravano le anime dei defunti, la festa di Ognissanti (1ยฐ novembre) e la Commemorazione dei defunti (2 novembre) cristiane hanno reinterpretato queste pratiche in un contesto spirituale. La Commemorazione dei defunti, istituita nel X secolo dallโ€™abate Odilone di Cluny, ha introdotto il culto dei defunti nei monasteri e lo ha diffuso in tutto il mondo cristiano. La Chiesa, cercando di cristianizzare le tradizioni pagane, ha introdotto il culto dei santi e dei defunti, marcando lโ€™immortalitร  dellโ€™anima.

Sebbene il mundus patet non coincida esattamente con le celebrazioni cristiane, il periodo di novembre suggerisce un legame simbolico tra le due tradizioni. Un momento di riflessione e connessione con ciรฒ che ci precede, riconoscendo la continuitร  tra vita e morte, il visibile e lโ€™invisibile, e richiamando lโ€™importanza di non dimenticare mai coloro che ci hanno preceduto.