Alla ricerca della pietra filosofale con Nicolas Flamel

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Beatrice Gigli ci conduce, con le sue Beatitudini, in un viaggio alla scoperta di storie e luoghi nascosti, tanto misteriosi quanto affascinanti. Ogni racconto è un viaggio verso l’inaspettato, dove la bellezza segreta di realtà spesso dimenticate si svela a chi le sa cercare. Vere beatitudini per chi le esplora, questi frammenti di storia e cultura aprono una finestra su mondi ricchi di meraviglia e significato.

filip, CC BY-SA 3.0 creativecommons.org via Wikimedia Commons

Passeggiando per le stradine del Marais, a Parigi, mi sono imbattuta in uno degli angoli più misteriosi e affascinanti della città: la casa di Nicolas Flamel. Risalente al 1407, è considerata una delle abitazioni più antiche di Parigi.

Nicolas Flamel, noto scrivano e filantropo del XIV secolo, è divenuto famoso per la leggenda secondo cui sarebbe stato un alchimista capace di scoprire la pietra filosofale. La pietra filosofale è un oggetto mitico al centro delle ricerche alchemiche, che si crede possa trasformare i metalli vili in oro e garantire l’immortalità. Sebbene non ci siano prove storiche certe riguardo alle pratiche alchemiche di Flamel, la sua associazione con l’alchimia è stata alimentata da numerosi scritti successivi alla sua morte e dal ritrovamento di simboli enigmatici che lo collegano a questa disciplina.

Dopo la presunta scoperta della pietra, Flamel avrebbe usato la sua ricchezza per finanziare opere caritatevoli e la costruzione di numerosi ospedali e chiese a Parigi. Tra i luoghi legati alla sua generosità emerge il cimitero degli Innocenti, dove Flamel contribuì alla ristrutturazione e costruì la tomba di sua moglie Perenelle. Questo gesto caritatevole, insieme alla sua enigmatica fama, ha contribuito a rendere la sua figura quasi leggendaria.

Epitaffio di Nicolas Flamel | N. inventario: Cl.18823 | Altezza: 58 cm | Larghezza: 44,5 cm | Profondità: 3,8 centimetri | Luogo di destinazione: chiesa Saint-Jacques-de-la-Boucherie | Epoca: primo quarto del XV secolo | Tecnica: bassorilievo | fonte musee-moyenage.fr

Ed è proprio legata alla sua tomba una storia curiosa. Si racconta che la lapide originale di Flamel fu trovata per caso da una donna che la usava come superficie per tagliare le verdure. Quando venne scoperta, la lapide si rivelò essere un oggetto molto particolare: decorata con simboli enigmatici e iscrizioni, lasciava trasparire il suo legame con l’alchimia, rendendo la figura di Flamel ancora più affascinante e misteriosa. Oggi, questa lapide è conservata al Musée de Cluny a Parigi. Le iscrizioni, in francese medievale e in latino, riportano preghiere cristiane, come:

“Qui riposa Nicolas Flamel, antico scrivano della parrocchia di Saint-Jacques-la-Boucherie, il quale morì l’anno 1418. Preghiamo Dio che la sua anima riposi in pace. Amen.”

Accanto a queste parole si trovano simboli religiosi, come croci e immagini della Madonna con il bambino, ma alcuni vedono in questi dettagli anche riferimenti alchemici nascosti. Questa ambiguità tra fede e simbolismo esoterico ha contribuito a costruire l’aura di mistero intorno alla sua figura.

Un altro elemento leggendario è la cosiddetta Tavola di Abramo, un antico manoscritto che Flamel avrebbe acquistato da un mercante e che conteneva segreti alchemici della pietra filosofale. Questo manoscritto, ricco di simboli e allegorie, era avvolto nel mistero e richiedeva un’interpretazione profonda. Si dice che Flamel, per decifrare i segreti della tavola, abbia studiato a lungo le scritture alchemiche e i simboli ermetici, e che un angelo gli sarebbe apparso in sogno, rivelandogli la chiave per comprenderne il significato.

Abramo l’Ebreo, o Abramo Abulafia, che viene spesso associato al “Libro di Abramo” nella leggenda di Nicolas Flamel, fu un mistico e cabalista ebreo realmente esistito, vissuto nel XIII secolo. Abulafia è noto per essere uno dei principali esponenti della Cabala estatica, una corrente mistica ebraica che cercava l’unione diretta con Dio tramite pratiche contemplative e simboli mistici. Tuttavia, il collegamento diretto tra Abramo Abulafia e il “Libro di Abramo” menzionato nella leggenda di Flamel sembra più una costruzione leggendaria, non confermata da fonti storiche.

Nonostante la sua morte nel 1418, alcuni racconti sostengono che Flamel sia stato avvistato in diverse epoche successive, specialmente a Parigi. Si dice, per esempio, che lui e sua moglie Perenelle siano stati visti in città fino al XVIII secolo, alimentando l’idea che avesse scoperto il segreto dell’immortalità.

Visitare questi luoghi legati alla figura di Flamel non è soltanto un viaggio nella storia, ma un’immersione in un passato fatto di simboli, formule segrete e gesti di straordinaria umanità. Chi era davvero Nicolas Flamel? Un filantropo, un sognatore o l’uomo che scoprì i segreti più profondi dell’universo?