Giorgio Lupano, fra i protagonisti più amati della soap tutta italiana Il Paradiso delle Signore, è senza dubbio tra gli attori più impavidi del piccolo schermo. Amatissimo dal pubblico femminile per i ruoli da cavaliere e per la sua innegabile beltà unita al fascino d’altri tempi, Giorgio non ha mai abbandonato il suo amore per la platea del teatro. Tra gli spettacoli più belli voglio ricordare: Figli di un Dio minore, tratto dall’omonimo film americano, in cui Giorgio interagisce con la sua partner, e quindi recita, attraverso la lingua dei segni. Ma non è di questo che parleremo con lui in questa sede bensì di un importante progetto legato alla produzione corale del suo prossimo spettacolo: Il Collezionista.
Il Collezionista è una storia d’amore pericolosa, perché la vuoi raccontare?
Io credo che il teatro così come la letteratura debbano raccontare ogni aspetto della vita e parlando d’amore troviamo tante commedie che hanno il lieto fine. Io penso che nel parlare d’amore sia giusto anche raccontare qualcosa di meno rassicurante che di fatto accade nella vita di alcune persone offrendo così un diverso spunto di riflessione. La domanda è perché esiste la violenza di genere? Da dove nasce il supposto predominio che gli uomini pensano di avere sulle donne? Ne Il Collezionista si parla di un uomo che rapisce una ragazza della quale è innamorato e la rinchiude in una cantina sperando che in questo modo la giovane possa imparare a conoscerlo fino ad innamorarsi di lui. La sua violenza, che in questo caso non è propriamente fisica ma soprattutto psicologica, nasce da una patologia e dalla sua interpretazione sbagliata dell’amore. In questo senso l’amore può diventare pericoloso, quando si trasforma cioè in ossessione e assume una connotazione di illegittimità. “Se tu mi ami non hai il diritto di esercitare il tuo possesso su di me dal momento in cui io non sono d’accordo”. Ecco, la messa in scena di questo spettacolo nasce dal mio desiderio di raccontare un amore sbagliato, di metterci di fronte a questo aspetto della realtà che purtroppo vediamo tutti i giorni, non attraverso i servizi di cronaca nera, come accade solitamente, bensì per mezzo del teatro.
Tu hai incarnato spesso il ruolo del bello e del buono. Credi che sia più facile o più difficile recitare questa parte?
Ogni ruolo può essere facile e difficile, il punto è che io credo che nel caso in cui ti riesca particolarmente facile recitare un qualsiasi ruolo, probabilmente non stai facendo bene il tuo lavoro di attore. Io sono più abituato a recitare ruoli intrisi di romanticismo nel più completo senso della parola quando cioè un amore risulta complicato. Certo, mi sono sposato e ho avuto dei figli sul set coronando il sogno d’amore secondo il più classico dei lieti fini, ciò non significa però che certi ruoli siano più facili da recitare visto che anche intrattenere con leggerezza presenta la sue difficoltà. In teatro mi sento più a mio agio perché è da lì che provengo ed è ciò che amo, proprio così nasce la sfida di interpretare un ruolo molto diverso dai soliti. Il teatro rappresenta la mia casa, un luogo che mi da conforto.
Oggi il divismo non è più quello di un tempo, tu come vivi la notorietà: come un onore o un onere?
Concordo sul fatto che il divismo tradizionale sia scomparso. Oggi attraverso i social chiunque può diventare una star del web ed avere un grande seguito senza avere altro merito che essere un abile venditore di se stesso. Io me le ricordo le star del cinema e della tv, i grandi come Corrado Mantoni o Raimondo Vianello e mi rifaccio ad un loro pensiero a riguardo della popolarità: “Noi dobbiamo essere grati al pubblico a casa che tutti i giorni ci ospita nei loro salotti o nei loro tinelli e dobbiamo entrare con garbo e rispetto, dicendo sempre buonasera”. Io mi sento grato a chi mi segue, di conseguenza io mi sento lusingato quando qualcuno mi saluta per strada e mi fa un complimento e anche una critica. In sostanza se c’è una persona contenta di incontrarmi per strada, perché io non ho certo bisogno di camuffarmi per andare in giro, io sono altrettanto contento di ricevere le sue attenzioni perché è anche grazie alla stima del pubblico se io faccio il lavoro che amo.
IL COLLEZIONISTA, quasi una storia d’amore – crowdfunding
Com’è nata l’idea del crowdfunding funding per produrre Il Collezionista?
Lo spettacolo doveva andare in scena durante la rassegna Trend al teatro Belli di Roma con un pubblico pagante ; grazie all’incasso noi avremmo pagato gli attori e il regista, quindi io, Beatrice Arnera e Francesco Bonomo, avremmo pagato i diritti dello spettacolo, del testo, i tecnici, l’agibilità e tutto ciò che occorre per la messa in scena tipo i costumi e la comunicazione. Quando il festival, a causa del distanziamento sociale, si è trasformato in un evento in streaming, il prezzo del biglietto da 15 euro è sceso a 3 euro di cui 1 di prevendita per comprare il link per vedere lo spettacolo ,al totale togli la SIAE, togli questo e togli quello va da sè che con tutta la buona volontà non avremmo mai potuto portare in scena il progetto nonostante io abbia deciso di metterci del mio. Non potendo però sobbarcarmi tutto l’onere ho pensato alle persone rimaste orfane del teatro, che mi seguono tutti i giorni grazie al Paradiso delle Signore, che mi seguono da anni grazie alle fiction e che mi chiedono informazioni su quando calcherò nuovamente le scene. In sostanza ho pensato di coinvolgere queste persone proponendo di sostenere il progetto per realizzarlo insieme. Alla base di ciò oltre al fine c’è la curiosità di vedere fino a che punto il mio pubblico è sincero con me, in più credo molto al tema di questo spettacolo visto che ho acquistato il libro in inglese, l’ho tradotto e l’ho tenuto nel cassetto per anni e voglio che la gente ne parli così come vorrei che grazie a questa partecipazione il pubblico facesse sentire la propria voce che grida che il teatro non è indispensabile ma è necessario, così come tutti gli spettacoli dal vivo, compresi i concerti. Il vero scopo di questo crowdfunding è quello di dare un segnale nonostante il momento difficile. Finora ti confermo che la risposta è sorprendente e la mia fiducia è stata ben riposta. Il pubblico in questa maniera mi ha dimostrato il sostegno e la volontà di poter assistere allo spettacolo da una platea reale e non virtuale non appena ciò sarà possibile.
Tu speri di raccogliere un totale di 15.000 euro con il crowdfunding, vuoi raccontare ai nostri lettori a cosa servirà una cifra del genere ?
Grazie per avermi fatto questa domanda perché in effetti la gente se lo chiederà di certo. Quando noi assistiamo ad uno spettacolo con due attori in scena e con una scenografia molto semplice il pubblico spesso ignora che prima dell’apertura del sipario sono stati affrontati diversi momenti. In primis la contrattazione con l’agente che detiene i diritti del testo teatrale appunto per acquistarne i diritti, poi bisogna affittare la sala prove, bisogna pagare gli attori, la loro agibilità e i contributi, lo stesso vale per i tecnici e per il regista, bisogna pagare la SIAE per i biglietti, bisogna pagare il designer delle luci, i costumi, gli attrezzi di scena e i trasporti, le locandine, realizzazione e stampa, comunicazione e ufficio stampa, il teatro e il suo ufficio amministrativo. Sono stato un po’ largo con la cifra nella speranza di poter ritornare in teatro dal vivo e quindi riprendere le prove e tutto il resto non appena questo momento sarà passato. Certo il pubblico vede Giorgio Lupano e Beatrice Arnera sul palco ma ogni musica che accompagna lo spettacolo è corredata dai diritti d’autore che vanno appunto pagati e tutte le altre spese di cui sopra. Io sarò l’ultimo a pagarmi e questo è il patto che faccio con i miei sostenitori. Anzi , la mia presenza sarà il mio investimento, la mia paga di attore sarà il primo contributo al crowdfunding.
Domanda di rito di questi tempi. Come hai vissuto è come vivi la pandemia?
Il primo lockdown è stato come per tutti una cosa nuova e strana che ci ha lasciato un po’ storditi. Io dal primo giorno ho deciso di non stare fermo e ho iniziato ad imbiancare casa Quest’attività mi ha tenuto occupato per le prime settimane. Per imbiancare ho spostato i mobili e in qualche modo alla fine ho rinnovato tutto. Successivamente ho letto libri e sono stato a guardare quello che succedeva come la maggior parte delle persone. La seconda ondata almeno per noi del Paradiso non è stata così speciale in quanto continuiamo a recitare appunto nel Paradiso delle Signore con l’asola differenza che sul set dobbiamo attenerci ad una serie di protocolli. Per quanto riguarda me nello specifico, vivendo a Roma, in una zona gialla, non posso uscire la sera dopo le 22 e non posso andare a cena fuori, per il resto esco la mattina per andare agli studi a fare quello che ho sempre fatto. In sostanza questa seconda ondata ha colpito più gli altri rispetto a quelli che come me erano già coinvolti in un progetto quotidiano a lungo termine. Certo tutto questo non ci voleva proprio e l’unica cosa che ci tocca fare è rispettare le norme. Ci tocca proprio.