I segreti più inconfessabili sul confine orientale italiano

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Un intenso atto d’amore per il martoriato confine orientale italiano. Un’intensa saga familiare, i cui protagonisti sono due fratelli triestini, Giorgio e Mattia Gherdovich, divisi negli idee, ma uniti da una comune e dolorosa battaglia di libertà. Valentino Quintana, giornalista classe 1986, con Il confine tradito (Leone Editore, pp. 392, euro 13,90) riavvolge il nastro della storia e cuce in un’unica narrazione la guerra nella guerra delle popolazioni del Nord Est e delle terre irredente. 

Fatti su fatti documentati con rigore e umiltà patriottica. Non un libro di storia, ma un lungo racconto chiamato a illuminare anche i segreti più inconfessabili. Nel romanzo c’è tutto: i 40 giorni di occupazione di Trieste, la strage di Vergarolla, le foibe, la resistenza in Istria, la perdita della Venezia Giulia ed i campi profughi sparsi nel territorio nazionale, la nascita del Villaggio Operaio poi Villaggio Giuliano-Dalmata a Roma. 

Valentino Quintana, giornalista classe 1986, con Il confine tradito riavvolge il nastro della storia e cuce in un’unica narrazione la guerra nella guerra delle popolazioni del Nord Est e delle terre irredente.

C’è anche la data del 26 ottobre del 1954: il ritorno di Trieste all’Italia. «Scintille di entusiasmo volavano tra i giovani e i giovanissimi, ma non tutto era ancora perfetto. Gli ultimi profughi, infatti, stavano scendendo verso la città proprio in quei giorni. Si trattava di uomini e uomini che lasciavano i monti sopra Muggia, Faiti, Bosici, Santa Brigida, Crevatini, Lazzareto. Anche costoro, come i loro umilissimi sfortunati predecessori, avevano raccolto i loro averi in silenzio, per poi caricarli su carri, muli, camion. In silenzio, avevano lasciato le case, gli orti, le povere vigne di quell’arida terra carsica. Stavano scendendo verso la città senza una parola scomposta o un gesto di sconforto. Se a Trieste i giovani indossavano i fazzoletti tricolori al collo e gli occhi si inumidivano di gioia, nel Carso questi si riempivano di lacrime…»

Confine tradito è un romanzo carico di sfumature e stati d’animo contraddittori  figli di un dramma epocale altrimenti incomprimibili. Davanti a tutto ciò, i fratelli Gherdovich scelgono di partecipare attivamente all’assistenza materiale e psicologica dei profughi in Italia. Impegnandosi di prima persona nell’organizzazione della vita quotidiana in un campo profughi nella Capitale, volendo vivere assieme a coloro che hanno dovuto abbandonare la terra natia, quell’Istria rossa che Giorgio e Mattia, nonostante tutto, avevano cercato invano di salvare, mettendo a rischio la loro stessa esistenza.