Pigliamo due istituzioni culturalmente di pregio. La prima è il Premio Riccione. Tra i riconoscimenti culturali più longevi d’Italia, nasce nel 1947, con un carisma spudoratamente letterario: fu premiato “Il sentiero dei nidi di ragno” di Italo Calvino, in giuria gravitava gente come Mario Luzi, Elio Vittorini, Sibilla Aleramo. Convertitosi a premio per il testo drammaturgico ha onorato, tra i tantissimi, Tullio Pinelli, Enzo Biagi (quando aveva velleità artistiche), Dacia Maraini, Pier Vittorio Tondelli, Fausto Paravidino. L’altra istituzione è lo stabile Emilia Romagna Teatro, che secondo il Ministero, a guardare lo schema di assegnazione del Fus 2014, è il più importante d’Italia dopo il “Piccolo” di Milano (si pappa un milione 908mila euro di dindi di Stato).
Il terzo attore in campo in questa storia poco virtuosa è la politica. Dalla scorsa primavera Ert è socio di Riccione Teatro, l’organo che promuove e organizza il fatidico Premio Riccione. Insieme a Ert, l’altro socio, va da sé, è proprio il Comune di Riccione. Che fino alla scorsa primavera era in mano al Piddì, alla sinistra. Consuetudine un po’ noiosa, che va avanti dalla Seconda guerra, stoppata, dopo ininterrotti decenni rossi, in giugno. Al governo va una coalizione di centro destra. Che decide – avidi e arditi – di mettere mano anche alla cultura. Interrompendo, come prevedono le norme, il rapporto di gestione del teatro civico con la compagnia Fratelli di Taglia. In un sano processo di ‘alternanza’ (i Fratelli di Taglia gestiscono il teatro riccionese da cinque anni) si è pensato di affidare la stagione teatrale all’Associazione Riccione Teatro, un’autorità nazionale nel campo drammaturgico. Ma i Fratelli di Taglia sono protetti da Ert, e quando i rossi si arrabbiano son peggio di Attila. Pietro Valenti, direttore di Ert, sconfessa Daniele Gualdi, presidente di Ert e di Riccione Teatro, e dice pubblicamente (attaccando il Comune) che il matrimonio con il teatro comunale riccionese non s’ha da fare. Eppure Ert ha in gestione il teatro di Cesena e quello di Cattolica, a uno sputo da Riccione.
Niente da fare, quelli di destra puzzano, vietato unirsi a tali bastardi. Esito: Ert si dissocia da Riccione Teatro, dopo un legame durato nove mesi, partorendo problemi, compresa l’instabilità del premio teatrale più longevo d’Italia (adesso chi ci mette i soldi per farlo funzionare a dovere?). Ma, si sa, al mal di pancia politico non si comanda. E i ‘protetti’ di Ert? Signori, questa è gente che ci sa fare. Coriano, paesotto nelle campagne riccionesi glorificato da un teatro di pregio, fa il bando per la gestione triennale del proprio spazio scenico. Base d’asta: 70mila euro lordi l’anno. 210mila in tre anni. Mica male. Al bando partecipano i Fratelli di Taglia insieme ad altre due compagnie. A giudicare la competenza artistica delle compagnie, proprio Pietro Valenti di Ert, che spunta come il fungo buono nel momento opportuno. Valenti, è ovvio, benedice i Fratelli di Taglia. Come a dire, sempre meglio avere un amico di sinistra dentro l’armadio, la sinistra non ti abbandona mai, la cultura è roba rossa. Scandaloso. Ma chiaramente, in un Paese culturalmente di pervertiti, nessuno ne parla.
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