Sui Conservatori – e la contestata graduatoria 128 – parla un avversario: il (gran) pianista Luca Rasca

0
Ancora sui conservatorii, ma stavolta cedo il passo a un avversario. È che conosco il gran pianista Luca Rasca da giugno del 1992, stessa stanza d’albergo al Concorso Casagrande di Terni, io fuori in semifinale e lui in finale. Poi, 22 anni d’amicizia. È il solo che sia riuscito a interessarmi al fatto ineludibile, pur se fastidioso, che un conto è legiferare nel migliore dei mondi possibili, tutt’altro è farlo in Italia, dove non è davvero colpa sua né dei suoi colleghi nella graduatoria ex lege 128 (molti dei quali – come già ho detto martedì 26 novembre al Tgcom24 – indubbiamente straordinarii) se la scuola va avanti a precariato cronico e non si fa un concorso per esami dal 1990.
Insomma, io non schiodo dalla mia idea che conoscete; ma le parole di Luca – comunque – fanno pensare. Perciò, eccole.
“Ritengo sia doveroso chiarire alcuni aspetti della recente graduatoria 128 di cui faccio parte e, per questo, un riassunto del pregresso è necessario. Da molti anni, almeno per la mia materia, il pianoforte, la graduatoria nazionale è esaurita e per coprire le cattedre senza docente si ricorre a graduatorie stilate dai singoli Conservatori. Queste graduatorie (è importante sottolinearlo) sono sempre state e restano aperte a tutti, sia a chi ha già insegnato sia a chi vi partecipa per la prima volta, e contemplano i titoli di studio, quelli di insegnamento e i famigerati titoli artistici. Circa un anno fa è cominciato l’iter che ha portato all’attuale legge che dispensa dal continuare a parteciparvi coloro che hanno già insegnato almeno per 3 anni interi su cattedra ufficiale in organico, con contratto a tempo determinato derivante dalla posizione nelle graduatorie precedentemente descritte. Per dirla in altro modo, siamo di fronte a una lista di docenti (che spesso insegnano già da 10 anni avendo superato così abbondantemente gli anni di servizio minimi richiesti) idonea a ottenere i diritti appena sanciti dalla Corte Europea, che chiede all’Italia di regolarizzare a tempo indeterminato tutti i precari con almeno 36 mesi di contratto. Questi diritti avrebbe potuto ottenerli (partecipando, vincendo e insegnando come noi secondo le graduatorie di istituto) qualunque altro grande musicista che invece si trova oggi estromesso in ragione di questi paletti. Si è parlato di esclusione dei migliori dall’insegnamento. Io penso, invece, che loro stessi si siano autoesclusi in questi anni e mi auguro che partecipino fin d’ora alle nuove graduatorie d’istituto, che sicuramente saranno subito utilizzate, in quanto noi docenti inseriti nella 128 non saremo sufficienti a coprire tutti i posti disponibili. Spero, nel pur breve spazio di questo articolo (del quale ringrazio l’amico Nazzareno, che abbraccio per la consueta sua grande onestà intellettuale), di aver fatto un po’ di chiarezza e tranquillizzato tutti quelli che possono aver pensato che fossero in atto una rivoluzione e una presa della Bastiglia. Semplicemente continueranno a insegnare (con una priorità di scelta data dall’essere stati già ripetutamente valutati) gli stessi musicisti che in tutti questi anni hanno superato le selezioni operate dalle nostre istituzioni”.
 
Pubblicato su LIBERO QUOTIDIANO il 2 dicembre 2014