4 cose sui Conservatori di Musica in balia del Ministero e di Renzi

0
Cedo spazio a un sunto del drammatico ma sacrosanto Documento congiunto delle Conferenze nazionali dei presidenti e dei direttori dei Conservatori di Musica, che i rispettivi responsabili Sergio Cordibella e Paolo Troncon hanno inviato il 14 ottobre scorso a Matteo Renzi e al ministro Stefania Giannini. Lo faccio per amore di queste Istituzioni, ridotte in fin di vita da decenni di cretineria politica, culturale, didattica, dirigenziale e sindacale da me più volte denunciata, anche in una conversazione con Riccardo Muti di due anni fa su Libero. Perseverarvi sarebbe colpevolissimo e senza perdóno. Dimenticavo: nella Legge di stabilità gli investimenti de #labuonascuola in loro favore sono di meno 2,5 milioni di euro: quando si dice che l’Italia #cambiaverso!

1) Un primo motivo di sofferenza è costituito dall’estrema difficoltà di comunicazione con il Ministero. Ancora non risulta chiaro quale sia l’assetto dirigenziale formalmente dedicato al nostro settore. Le molteplici sollecitazioni rivolte ai vertici ministeriali perché si intervenisse sui problemi, anche gravi, che stanno vivendo i nostri Istituti, sono state il più delle volte ignorate. Le richieste di incontro da noi inoltrate per esercitare il ruolo di supporto al Ministero, se si esclude qualche positiva eccezione, non hanno avuto risposta.

2) Il fondo per gli investimenti per l’edilizia e per il rinnovo della strumentazione didattica, pur drammaticamente inadeguato, non         è stato ancora ripartito e assegnato, con il rischio reale di andare in economia e quindi revocato. Le sollecitazioni e le proposte da noi                 presentate su tale materia hanno avuto come risposta il silenzio.

3) Da anni il MIUR interviene con circolari, nonché indirizzi e suggerimenti occasionali, che in qualche modo assolvono alla necessità di         rispondere ai problemi per lo più derivati dalla non-emanazione di norme rispetto alle quali lo stesso MIUR è inadempiente. In tale                 situazione di “vuoto” normativo le Istituzioni sono costrette a intervenire autonomamente, con il rischio che il MIUR intervenga                   successivamente in maniera censoria. Tutta questa situazione rende urgente un chiarimento su quali debbano essere gli ambiti e i limiti di       competenza del MIUR nel porre condizioni all’esercizio dell’autonomia delle Istituzioni dell’Alta Formazione Artistica e Musicale.4) La Legge di riforma n. 508/99 ha quindici anni. Sono transitati da allora ben otto ministri ma i suoi fondamentali Regolamenti, a parte due, non sono ancora stati emanati. Costrette a lavorare senza questi testi le istituzioni navigano da anni a vista, incapaci di adempiere completamente alla loro funzione di Conservatori superiori, e svantaggiati rispetto all’integrazione con il sistema europeo dell’alta formazione musicale. In particolare il ritardo nell’emanazione del Regolamento per il reclutamento, scritto e atteso in uscita da quasi dieci anni, ha causato la recente Graduatoria Nazionale ex Lege 128, che prevede ai sensi del DM 526/14 l’esclusione, nell’attribuzione del punteggio, della principale e fondamentale valutazione qualificante per un docente di Conservatorio, cioè il suo curricolo artistico! E così s’è proceduto in direzione diametralmente opposta a quanto avviene in tutte le istituzioni europee di pari livelloLettera di Paolo Isotta pubblicata su Libero il 19 novembre 2014 Caro Direttore, quando ho incominciato a studiare in Italia c’erano meno di dieci Conservatori di musica. Erano istituti di alta cultura più esclusivi e prestigiosi di gran parte delle Università italiane. Per accedere all’insegnamento v’erano concorsi ministeriali che si svolgevano a Roma. Faccio un esempio: il mio Maestro Vincenzo Vitale venne nominato insegnante da una commissione presieduta da Cilea e della quale facevano parte Casella e Mugellini.
Quando leggo l’articolo sull’accesso ai Conservatori pubblicato su Libero di oggi a firma dell’incomparabile Nazzareno Carusi mi viene da piangere. Ancora adesso le graduatorie per accedere all’insegnamento, aboliti i concorsi, sono compilate non in base al merito ma all’età e ad altri parametri. E abbiamo più di un Conservatorio per provincia, oggi, non so nemmeno contarli. Il sapere musicale adesso è affidato al caso: nella massa di migliaia di anonimi disgraziati che tramandano il nulla, perché il nulla a loro volta hanno appreso, esiste il miracolo di grandi insegnanti che sono tali davanti a Dio ma non al Ministero. Oggi Francesco Nicolosi, Francesco Caramiello, Nazzareno Carusi, Francesco Libetta, ossia quattro fra i più grandi pianisti viventi al mondo, non in Italia, valgono meno di disgraziati aventi caterve di figli o più anziani di loro: Caramiello e Libetta figli non hanno.
Io ho per questi motivi lasciato vent’anni fa l’insegnamanto e non tornerei in Conservatorio nemmeno per un milione al giorno. E racconto un piccolo episodio che mi concerne. Avevo ventitre anni e insegnavo da due: da Potenza chiesi il trasferimento a Napoli. Proprio quell’anno i cattocomunisti avevano abolito le graduatorie di merito nei trasferimenti. Potetti avere il posto nel mio Conservatorio solo molti anni dopo: mi precedeva infatti una menomata (in senso stretto) che poteva avvalersi della clausola di favore: nubile che intende ricongiungersi al nucleo famigliare.