CIAK si gira! I Cartel de cine di Luigi Bardellotto

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Studio Esseci sas

A Treviso per la prima volta al Museo Nazionale Collezione Salce (nelle sue sedi: a Santa Margherita e a San Gaetano) sono esposti 350 manifesti cinematografici dal 1959 a oggi nella mostra CIAK! CUBA. Il cinema nei manifesti cubani dalla Collezione Bardellotto. Opere uniche raccolte da Luigi Bardellotto in oltre vent’anni e in 37 viaggi a Cuba, dove nasce la sua passione per i manifesti della rivoluzione castrista chiamati Cartel de cine. Molto più che locandine.

Chi è Gigi Cuba ?

Un uomo che vive di passioni. Amo viaggiare solo, mi affascina scoprire lingue e culture diverse. Ho da poco lasciato il mondo del lavoro e posso dedicarmi alle mie passioni, tra le quali Cuba ha sicuramente la parte più rilevante. Ora con due cari amici ho messo le basi per un progetto e il 2025 sarà un anno molto impegnativo.

Come è nato il tuo amore per Cuba?

Come tutti gli amori. Io e Cuba ci siamo scelti, così come si scelgono due innamorati: inconsapevolmente, involontariamente, istintivamente.

Da oltre vent’anni collezioni manifesti cinematografici politici e sociali: come nasce questa passione per la grafica cubana e quanti sono in tutto?

Tutto è cominciato in un afoso pomeriggio all’Avana mentre passeggiavo per la Habana Vieja. Entro in una libreria per comperare alcuni libri fotografici da portare agli amici. Mentre con il mio spagnolo ancora incerto mi rivolgo al ragazzo che ho di fronte, mi accorgo che alle pareti sono appesi alcuni manifesti. Mi avvicino per guardarli meglio: erano manifesti cinematografici, politici, sociali. Erano colorati, attraenti, curiosi, soprattutto quelli del cinema, ma la mia attenzione cade su un classico per chi da Cuba, dopo una vacanza, vuole portare a casa un ricordo. Il mio ricordo, indelebile, sarebbe stato un manifesto del Che. Oggi la collezione conta circa quattromila manifesti.

Chi sono i migliori grafici cubani secondo te?

Dopo alcuni anni ho sentito il bisogno di incontrare gli autori dei manifesti. Così mi sono messo a cercare chi era vivo, se viveva a Cuba o se era emigrato. È stato un impegno di anni in diversi paesi. Ho avuto la fortuna di conoscerli e il privilegio di ascoltare i loro racconti. Citarne alcuni e accantonarne sarebbe uno sgarbo imperdonabile, una ingratitudine per la loro generosità e la loro amicizia.

Dal 2013 esponi la tua collezione di manifesti cinematografici realizzati dal 1959 a Cuba, in Italia e all’estero: cosa espone la mostra “Ciack! Cuba” a Treviso suddivisa in due sedi ?

Abbiamo usato la clachette come titolo della mostra di Treviso dove sono esposti più di trecento manifesti dell’ICAIC (Instituto Cubano del Arte e Industria Cinematográficos), che il 18 maggio 2023 sono stati insigniti del riconoscimento “Memory of the World” dall’UNESCO. Una parte significativa è riservata ai manifesti cubani per film italiani, con locandine italiane per lo stesso film, a rendere possibile un confronto per committenza e libertà espressiva. Al Museo Salce Santa Margherita ci sono i manifesti dei maestri, invece al San Gaetano ci sono quelli dei grafici delle nuove generazioni, con una dedica particolare alla città di Treviso, autori di cinque manifesti nuovi il film Signore & Signori di Pietro Germi, affiancati dal cartellonista trevigiano Renato Casaro.

La grafica cubana dal 24 marzo 1959, dopo soli tre mesi dalla vittoria di Fidel Casto su Batista, cambia: perché?

Prima del 1959 l’immagine veniva realizzata negli studi grafici americani presenti nella capitale cubana. Gli attori protagonisti erano il soggetto più sfruttato per l’annuncio e il lancio del film, come del resto accadeva in gran parte dei paesi europei. A Cuba la svolta è stata radicale: il manifesto commerciale è sostituito da uno artistico prodotto con una tecnica artigianale, la serigrafia.

La grafica cubana come comunica la Rivoluzione ?

Il manifesto è stato decisivo soprattutto nella prima fase, quando le immagini non potevano non risultare più efficaci della parola scritta. In particolare i manifesti della OSPAAAL (Organización de Solidaridad de los Pueblos de Asia, África y América Latina), un impegno grafico unico che un giorno mi piacerebbe far conoscere meglio. Per riassumerle mi servo delle parole di Raúl Martínez, un grande artista. Martínez diceva: se tu guardi una pittura, un quadro, puoi dire che ti piace o non ti piace, che lo capisci o non lo capisci, ma in un manifesto di propaganda puoi riservarti l’opzione che non ti piace, ma non di non capirlo.

I Cartel de cine hanno influenzato la grafica europea?

Penso di no. Nel frangente di massimo splendore (metà anni Sessanta – fine anni Settanta) i graphic designer cubani consolidano un prestigio larghissimo, ma la possibilità di dialogo e di scambi è circoscritta ai paesi dell’Est, Unione Sovietica, Cecoslovacchia, e a lasciare un segno fondamentale è la scuola polacca.

Dove si trova il documentario “ Cine Libre”di Adolfo Conti ed Elia Romanelli ,prodotto nel 2023 da Doc Art, che racconta la storia dei Carteles de Cine, un fenomeno artistico nato a Cuba negli anni ruggenti della Rivoluzione?

Grazie ad Adolfo Conti, che ha creduto in questo progetto, e a Elia Romanelli, un amico fin dalla primo momento. Il documentario, che ho fortemente voluto, è il mio segno di riconoscenza per tutti gli artisti che ho conosciuto. Quattro amici cubani raccontano, con una graphic novel, la storia dei grandi maestri. Il documentario è ancora visibile su RaiPlay.

Sei un collezionista esperto, cosa ti colpisce di più in un manifesto al primo sguardo?

Ci sono molti aspetti – segno, colore, sintesi – però l’idea grafica è quella che mi affascina di più.

Chi sono gli eredi contemporanei della grafica cubana “storica” degli anni della Rivoluzione?

A metà anni Ottanta nasce l’Instituto Superior de Diseño e dà nuova linfa a una generazione che incontra il computer, ma non abbandona la stampa in serigrafia. Ci sono molti ragazzi pieni di talento, che però sono costretti a lasciare l’isola per le enormi difficoltà economiche.

Prossimo viaggio a Cuba per trovare cosa ?

A breve tornerò en mi amada isla e so che troverò il popolo cubano in un momento a dir poco drammatico.