Antonio Ligabue genio visionario così solo così vitale

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Bob via Flickr flickr.com/photos/85056813@N00/

La mostra antologica su Antonio Ligabue a Palazzo Albergati di Bologna celebra, sino al 30 marzo, uno degli artisti più intensi e tormentati del Novecento, riconosciuto per la sua capacità di trasmettere emozioni attraverso le sue opere. Con oltre cento opere, tra dipinti, disegni e sculture, l’esposizione offre uno sguardo completo sulla carriera e sulla vita dell’artista, raccontando una storia che va oltre il suo tormento personale, toccando la forza della sua visione creativa.

Ligabue è noto per le sue raffigurazioni di paesaggi, animali selvaggi, e scene di vita quotidiana, oltre a una serie di autoritratti intensi e drammatici. La sua arte è carica di un’espressività viscerale che affonda le radici in una vita travagliata: fu emarginato dalla società, ma cercava costantemente un riscatto sia come uomo che come artista. Il suo stile, spesso associato all’etichetta di pittore naif, ha finito per essere sottovalutato per lungo tempo, relegando Ligabue ai margini del mondo dell’arte ufficiale. Tuttavia, negli ultimi decenni, critici e istituzioni hanno riconsiderato il suo lavoro, apprezzandone la profondità e la complessità.

La mostra mette in luce sia il lato umano che quello artistico di Ligabue, aspetti che non possono essere separati per comprendere appieno il suo contributo all’arte. La sua rappresentazione degli animali, in particolare, è straordinariamente realistica, quasi cruda, rivelando una connessione profonda con il mondo naturale, esprimendo il primordialismo e la violenza istintiva delle creature ritratte.

Questa esposizione rappresenta un’opportunità per riscoprire non solo la potenza visiva e emotiva dell’arte di Ligabue, ma anche la sua umanità, spesso trascurata, e il suo genio visionario che continua a parlare con una semplicità e immediatezza rare. La mostra sarà arricchita da un album di disegni inedito, offrendo una nuova prospettiva su questo artista tanto particolare quanto influente.

L’esposizione, curata da Francesco Negri e Francesca Villanti, esplora sia l’uomo che l’artista, suddividendo la sua carriera in tre periodi distinti. Questa esposizione, organizzata da Arthemisia in collaborazione con il Comune di Gualtieri e la Fondazione Museo Antonio Ligabue, è un viaggio cronologico attraverso l’evoluzione stilistica e personale dell’artista, il cui lavoro ha rappresentato una forma di riscatto sociale.

Nel primo periodo, che va dal 1927 al 1939, i colori delle opere di Ligabue sono tenui e diluiti, mentre i soggetti sono spesso legati alla vita agreste e alla rappresentazione di animali feroci, che però non appaiono ancora aggressivi.

Dal ’39 comincia ad utilizzare una materia pittorica più grassa e corposa. E dal 1952 ha inizio la fase più prolifica dell’artista. Il suo tratto diventa deciso e vigoroso, e l’immagine si staglia nettamente dal resto della scena. In questo periodo Ligabue produce numerosi autoritratti, che riflettono i suoi stati d’animo tormentati.

Tra le 100 opere esposte, molte sono inedite o non esposte da anni. Spiccano capolavori come Lince nella foresta (1957-1958), Circo all’aperto (1955-1956), Castelli svizzeri (1958-1959) e Crocifissione (1955-1956). Inoltre, un album di disegni, recentemente ritrovato e realizzato nell’ultimo periodo della vita dell’artista, sarà esposto per la prima volta. Questo album, creato durante il soggiorno di Ligabue alla locanda “La Croce Bianca”, legata alla sua musa e amore platonico Cesarina, offre una visione intima della vita emotiva dell’artista negli ultimi anni.

La mostra mette in luce non solo l’evoluzione stilistica di Ligabue, ma anche il suo percorso di vita, il suo universo interiore tormentato, che trova espressione nella rappresentazione di animali e paesaggi, simboli di solitudine ed emarginazione, ma anche di una vitalità primitiva e immediata.

Patrocinata dal Comune di Bologna, questa esposizione è un omaggio a un artista che ha saputo riscattare la sua esistenza travagliata attraverso il potere espressivo dell’arte.