Per capire cosa rappresentasse Sandra Milo nell’arte del nostro Paese, basterebbe pronunciare il suo nome. Quando stamattina è arrivata la notizia della sua morte, a quasi 91 anni, il dispiacere è stato unanime e intenso come accade solo con i più grandi protagonisti. Sandra Milo era (e resterà) un simbolo italiano. Colta, ironica, raffinata. Mai divisiva. Casomai si poteva discutere se il suo atteggiamento disincantato e senza filtri fosse autentico o frutto di quel personaggio che ci aveva fatto conoscere. Lei ci ha sempre giocato sopra, non riuscendo tuttavia a celare l’intelligenza che emergeva da parole prive di qualunque banalità. Sandra Milo era una di una naturale leggerezza, che riusciva a trasmettere in modo contagioso. La guardavi e improvvisamente sembrava che la vita dovesse essere solo serena. Con l’atteggiamento positivo e fiero, bucava lo schermo, indipendentemente dal fatto che lo potesse più o meno accentuare. Lo faceva persino nei momenti più difficili della sua vita, sostanzialmente per un rispetto verso il pubblico: un valore inestimabile di cui dovrebbe fare tesoro qualunque personaggio dello spettacolo.
LEGGI ANCHE: Sandra Milo: “I miei ricordi della Dolce Vita…quando mi baciò Federico Fellini”
Anche per questo Sandra Milo non era molto diversa da Salvatrice Elena Greco, come si chiamava all’anagrafe. Il nome d’arte lo assunse lei stessa in seguito a un servizio fotografico nel Lazio, per la quale fu ribattezzata la Milo di Tivoli in omaggio alla sua bellezza. Sì, Sandra Milo era bella, e lo avevano capito tutti fin dai suoi esordi, in quegli anni in cui lodare una donna per la sua eleganza prima ancora che per la sua bravura non indignava quei moralisti, che sarebbero poi stati trascinati in seguito da un certo tipo di femminismo. Sandra Milo era piuttosto un simbolo di femminilità che metteva d’accordo tutti, anche perché brava lo era davvero. Il primo ad accorgersene fu il produttore Moris Ergas, suo secondo marito dopo nozze lampo a soli 15 anni. Ergas la ingaggiò per il ruolo di Olga nel film Il Generale Della Rovere, al fianco di Vittorio De Sica. Regia di Rossellini, giusto per rimanere nel novero di artisti importanti. E di grandi nomi da lì in avanti ne avrebbe incontrati molti Sandra Milo nella sua carriera. A cominciare da Eduardo, Mastroianni e Vittorio Gassmann (Fantasmi a Roma, 1961), Totò, Jean Paul Belmondo, Ugo Tognazzi, Aldo Fabrizi (Il giorno più corto), solo per citarne qualcuno. Fino ad arrivare a Federico Fellini, per la quale sarebbe stata molto più che Sandrocchia: un amore durato 17 anni oltre a pellicole consegnate alla storia del cinema. Si ricordino 8 e mezzo e Giulietta degli Spiriti, che le consentirono di vincere il Nastro d’argento come attrice non protagonista.
Con il suo sguardo da femme fatale ammaliava tutti Sandra Milo, orgogliosamente icona italiana, dotata di un talento apprezzato dai più illustri registi (doveroso rammentare tra gli altri pure Risi, Corbucci, Salce). Indimenticabile anche la carriera televisiva dell’attrice bionda platino. Dopo un anno a Mixer con Giovanni Minoli, nel 1985 prese il timone di Piccoli Fans, trasmissione antesignana dei successivi talent musicali per bambini e ragazzi. Vi rimase quattro stagioni, diventando volto imprescindibile di Raidue, prima di approdare negli anni ‘90 a Rete 4 nel quiz del mezzogiorno Cari Genitori. Con la sua voce squillante e inconfondibile, l’esperienza sul piccolo schermo fu una svolta per Sandra Milo, che di fatto rifiutò di essere la diva che avrebbe potuto rappresentare al cinema. Preferiva piuttosto essere una del popolo, vicina ai sentimenti e alle emozioni della gente. Sul grande schermo ci tornò poi dal 2003 con varie interpretazioni di rilievo. Tutto ricominciò con la regia di Pupi Avati (Il cuore altrove), dopo una deliziosa partecipazione nella fiction Ma il portiere non c’è mai?, con Giampiero Ingrassia.
Nel 2007 eccola a teatro, al fianco di Maurizio Micheli ne Il letto ovale, con la regia di Gino Landi. Innamorata del palcoscenico, fu tra i protagonisti anche della commedia Toc Toc, con Arianna Bergamaschi, nel 2019, dove esplodeva ancora di quella inguaribile energia che avrebbe espresso fino all’ultimo, nel divertente reality show ancora in onda su Tv8, Quelle brave ragazze. Nel 2021 il meritato David di Donatello alla carriera.
Insomma Sandra Milo era uno di quei personaggi che sembrava non dovesse andarsene mai, tanto resterà eterna la sua vitalità. Una donna che ha fatto della simpatia e della dolcezza la sua cifra principale. Una donna libera, spesso controcorrente, ma sempre attaccata alla vita, con una fede cristiana che teneva a sottolineare. A Verissimo qualche mese fa parlava così: “Non credo ci sia l’Inferno, perché Dio è amore. Non si muore mai, perché si rimane nei figli e nei nipoti”. È così Sandra, rimarrai nei cuori di chi ti ha voluto bene, e siamo tanti.