Con Alberto Paradossi nei favolosi anni 60 di “Zamora”

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Quella di Alberto Paradossi è la storia di un ragazzo che non molla e che è arrivato sul grande schermo da protagonista nel film di esordio alla regia di Neri Marcorè (Zamora, opera prima diretta e interpretata da Marcorè, in sala dal 4 aprile, n.d.r.). Un obiettivo raggiunto percorrendo strade diverse avvolto dalla stessa ossessione: la recitazione.

Rimbalzato più di una volta dal mitico Centro Sperimentale di Cinematografia alla fine ce l’hai fatta a superare quello che per molti è un ostacolo insormontabile. Quanto conta il fatto di non voler mollare mai per un giovane che vuole lavorare nel cinema?

Conta tanto quanto il talento. Questo lavoro più degli altri è una montagna russa. La mia gavetta oltre ad aver contribuito a sviluppare una sopportazione alla pressione degli eventi ha sviluppato anche una sorta di supporto al punto che tra un concorso e l’altro, per non perdermi d’animo, sono partito per Londra prima, dove ho studiato recitazione e lavorato come cameriere e poi a New York per fare un corso di stand up comedy. Ti confermo comunque che non è stato affatto facile superare i momenti critici e, pur mettendo in conto che ce ne saranno altri, quando oggi mi guardo indietro penso che tutto il sacrificio fatto sia valso la pena.

Dopo vari ruoli secondari in serie tv di successo, Guida Astrologica Per Cuori Infranti e di recente Studio Battaglia, sei approdato da protagonista al cinema: perché Neri Marcorè ha scelto proprio te per impersonare Zamora?

Sono stato chiamato dalla casting del film Barbara Giordano che avevo incontrato in occasione di un altro lavoro. Lei ha parlato di me a Neri che sulla fiducia ha deciso di incontrarmi. Caso vuole che proprio lui mi abbia da sempre ispirato nella volontà di intraprendere questa carriera. Lo seguivo fin da piccolo in tv e in tutte le sue interpretazioni. Credo si tratti di destino perché mentre recitavo la parte che avevo deciso di presentare al provino, il dialogo in macchina con il personaggio di Ada, lui mi disse che sebbene avesse pensato ad un altro tipo di uomo per il protagonista, la mia versione del Vismara, lo aveva convinto di più. Ho saputo in seguito che mi scelse il giorno stesso ma io venni convocato ufficialmente solo un mese dopo.

Come hai lavorato sull’accento lombardo?

Mi sono sempre divertito con le inflessioni e gli idiomi dialettali. In questo caso sarebbe stato troppo facile scimmiottare il cumenda milanese perciò sono andato a recuperare dalle teche i filmati girati negli anni 60 con le interviste fatte alle persone comuni realizzate per strada, tipo i documentari della RAI. Devo dire che, all’epoca, molti locali parlavano il dialetto stretto e allora io ho optato per una certa prosodia mantenendo una leggerezza che secondo me si associava meglio al personaggio da interpretare. Se devo dirla tutta l’inflessione moderata è stata anche un escamotage per portare a casa nel modo più semplice l’operazione. Con Marcorè abbiamo visto che il personaggio così poteva funzionare e lo abbiamo lasciato parlare in questa maniera.

Sei originario di Lucca, una perla visitata da gente proveniente da tutto il mondo. Resterà sempre lì la tua casa o ti pensi altrove?

Sono andato via dalla mia città a vent’anni e ora ne ho trentaquattro quindi manco in pianta stabile da metà della mia vita, tuttavia, se, come ogni buon toscano, amo la mia terra, non credo che tornerò a vivere a Lucca. Sono uno spirito nomade, e nonostante oggi io viva a Roma, in affitto, sono pronto ad andare dove mi porterà la vita. Mi piace viaggiare, ho vissuto a Londra e a New York, così facendo ho ampliato i mei orizzonti; mi attira Milano e ad essere sincero: la Capitale comincia a starmi un po’ stretta.

Hai avuto molte esperienze all’estero. Quanto è importante per un attore?

Secondo me è fondamentale! All’estero, soprattutto in seguito a due parentesi romane non particolarmente esaltanti, mi sono letteralmente rigenerato grazie all’energia delle metropoli che ho visitato. Ho avuto l’opportunità di conoscere tanta gente e soprattutto sono riuscito distogliere l’attenzione dalla mia ossessione per la recitazione. Quando sono stato a New York un anno e mezzo, per esempio, mi sono iscritto ad un corso di stand up comedy e li ho capito quanto siamo distanti noi occidentali europei dai nordamericani e soprattutto quanto siamo diversi quando parliamo e pensiamo in un’altra lingua. Per comunicare in inglese così come in francese o in spagnolo, dobbiamo assumere posture differenti solo per farci capire, cambiare la nostra gestualità . Premetto che sono dovuto partire innanzitutto da un corso di scrittura tenuto, tra gli altri insegnanti, da uno degli autori delle passate edizioni di Saturday Night Live il quale mi ha fatto subito capire la differenza che c’è tra i tempi miei di italiano e quelli di un americano, senza contare la preparazione incredibile che c’è dietro ogni spettacolo di improvvisazione a partire perfino dalla metrica.

C’è differenza tra il nostro modo di fare satira da quella americana?

I temi della comedy anglosassone sono i classici: sesso, politica e religione. Poiché dalle loro parti è così importante il politicamente corretto, non offendere nessuno e non dire cose scomode, le persone hanno proprio bisogno ogni tanto di sfogarsi condividendo e ascoltando delle nefandezze. In Europa, soprattutto in Italia, invece, siamo liberi dire quello che ci pare senza finire in manette o essere additati tutti i giorni e in tutti i luoghi. Non siamo costretti a rintanarci negli speakeasy.

Saresti pronto, in prospettiva di un successo planetario, a trasferirti definitivamente all’estero o sei un italiano campanilista e orgoglioso?

Considerando le esperienze positive che ho vissuto all’estero penso proprio di sì e soprattutto mi piace proprio spostarmi. Oggi grazie al self tape si fanno i provini da casa e quindi si può scegliere di vivere ovunque.

Sei pronto a diventare il prossimo sex symbol?

La domanda è di per sé molto lusinghiera: non saprei. Certo sarebbe bello ma dovrei capire come gestire la situazione nel caso si verificasse.