Mindfulness: come stare in quei nostri paesaggi mentali che a volte abbiamo odiato

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A un certo punto accade qualcosa. Meditando tutti i giorni per mesi, la vita dentro e intorno a noi un pochino inizia a cambiare. Ci accorgiamo di cose che prima non notavamo, siamo più vigili, attenti, ci conosciamo di più, abbiamo meno paura. Le emozioni spiacevoli ci sono e ci saranno -perché l’intento della meditazione non è di cancellarle- ma sempre più spesso riusciamo a non farci travolgere o a recuperare il nostro equilibrio psico-fisico molto prima.

È come viaggiare in treno e sedersi nel posto spesso tanto odiato, quello che dà le spalle al paesaggio. Ci sediamo, osserviamo le emozioni spiacevoli, e invece di vederle venirci incontro, le guardiamo passare e scivolare via: abbiamo imparato a lasciar andare. Emozioni, pensieri e sensazioni vanno e vengono, e spesso non fanno più ritorno.

Ora abbiamo familiarità con tutto questo, quel nostro paesaggio mentale che a volte abbiamo odiato, ora sappiamo osservarlo, sappiamo starci. Questo ha un valore inestimabile.

E anche la vita è come quel paesaggio. Siamo passeggeri in viaggio che prima o poi dovranno lasciar andare tutte le cose viste e vissute. E sarebbe bello arrivare all’ultima stazione senza rimpianti, felici, rivivendo la nostra vita nella mente proprio come un paesaggio passa sotto i nostri occhi fuori dal finestrino di un treno.

E non sarebbe bello imparare a lasciar andare con un sorriso anziché con la paura? Possiamo prepararci a quel momento già da oggi, imparando a osservare tutto quello che va e viene nella nostra mente, quello che nasce, persiste e se ne va. Tutto ha una nascita, una durata e una fine. Non abbiate paura di osservare l’inconsistenza e la transitorietà dei vostri pensieri. A volte è più difficile espirare proprio perché vuol dire lasciar andare. Somiglia alla morte, momento in cui dovremo lasciar andare per forza. Quando con coraggio vi affaccerete al paesaggio della vostra mente e accetterete tutto questo, sarete liberi.

Questo passaggio qui sotto è tratto da una delle serie TV più belle di tutti i tempi, la prima stagione di True Detective. Spiega molto bene l’importanza del non aggrapparsi a nulla e ci mostra la morte in termini liberatori, sempre se sapremo lasciar andare.

Lo dice il protagonista, Rustin Chole, interpretato da Matthew McConaughey:

“È di questo che sto parlando, è questo che intendo quando parlo del tempo e della morte e della futilità. Ci sono considerazioni più ampie all’opera, principalmente l’idea di quello che ci è dovuto in quanto società per le nostre reciproche illusioni. Durante le nostre quattordici ore filate a guardare corpi morti, questo è quello a cui pensi. Lo avete mai fatto? Li guardi negli occhi, anche in una foto, non ha importanza se siano vivi o morti, puoi comunque leggerli, e sai cosa capisci? Che loro l’hanno accolta. Non subito ma proprio lì all’ultimo istante, un sollievo inequivocabile. Certo, erano spaventati, e poi hanno visto per la prima volta quanto fosse facile lasciarsi andare. L’hanno visto in quell’ultimo nanosecondo. Hanno visto quello che erano, che noi, ognuno di noi, in tutto questo grande dramma, non è mai stato altro che un cumulo di presunzione e ottusa volontà e allora puoi lasciarti andare, alla fine non devi aggrapparti così forte per capire che tutta la tua vita, tutto il tuo amore, il tuo odio, la tua memoria, il tuo dolore, erano la stessa cosa, erano semplicemente un sogno, un sogno che si è svolto in una stanza sprangata, e grazie al quale hai pensato di essere una persona”.