Convivere col virus senza troppe paranoie: ecco come fare

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Foto di Marko Milivojevic da Pixnio

Come si può rimanere stabili e tranquilli durante una tempesta? Come si fa a ritenere che tutto quello che stiamo attraversando in questo periodo sia “normale” o “giusto”? Come si può gestire la rabbia, l’ansia, il disagio?

Tutti non vediamo l’ora che torni la normalità, la libertà, la vita. Perché questa non è vita, è inutile che ce la raccontiamo. A breve dovremo trovare il coraggio di convivere con questo virus. Moltissimi lo stanno già facendo e non hanno mai smesso di amarsi, abbracciarsi, vedere gli amici e le persone cui sono legati. L’uomo è un animale sociale, nulla può impedirgli di aggregarsi e cercare altre persone per stare in compagnia.

Ma nel frattempo? Il monaco vietnamita Thích Nhất Hạnh, nel suo libro “Spegni il fuoco della rabbia”, ci spiega che uno dei metodi per cercare di rilassarsi e mantenere il controllo sulle emozioni forti è quello di respirare con la pancia. Quando arrivano sensazioni potenti o si presentano situazioni che sembrano ingestibili, è bene portare l’attenzione nella zona addominale e tralasciare la mente, la parte alta del nostro corpo. Non dobbiamo dar retta all’intelletto quando siamo arrabbiati o agitati. Dobbiamo radicarci a terra e prendere contatto con la parte bassa; possiamo farlo da seduti o da sdraiati.

Il monaco scrive anche un esempio molto affascinante:

“Osserva la cima di un albero durante un temporale: è così instabile e vulnerabile, in ogni momento il vento può spezzare i rami più piccoli. Ma se guardi giù, verso il tronco, ne ricavi un’impressione molto diversa, vedi che l’albero è solido e tranquillo, ti rendi conto che sarà in grado di resistere alla tempesta. Anche noi siamo come un albero: la testa è come la cima dell’albero durante una tempesta, una forte tempesta di emozioni, per questo dobbiamo portare l’attenzione a livello dell’ombelico”.

Per farlo basta seguire la pancia che sale all’inspiro e che scende all’espiro; notare le pause tra l’inspirazione e l’espirazione, e tenere lì tutta la nostra attenzione. Ogni volta che la mente vaga e si allontana, notiamo dove va, osserviamo le fronde dell’albero che iniziano a muoversi agitatamente, e riportiamo l’attenzione alla base, al tronco, al nostro addome, al respiro. Questo ci insegna a notare che ogni cosa è passeggera, anche una forte emozione o un pensiero disturbante. Tutto ha una nascita, una durata e una fine. Tutto passa, come ogni tempesta.

“Perché mai si dovrebbe morire per un’emozione? Tu sei qualcosa di più delle tue emozioni. È importante che te lo ricordi”.

Con la pratica, tornando al respiro a livello dell’addome durante ogni turbolenza, vedrete il sovente dissiparsi di ogni emozione, sensazione e pensiero. Imparerete che i pensieri non sono fatti ma solo pensieri.

“La tempesta passerà, dunque non avere paura”.