“Nella mente di un comune mortale”, i chiaroscuri dei versi di Massimo Triolo

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Ormai nel mondo della poesia si conosce la figura di Massimo Triolo, poeta che da anni partecipa da protagonista al mondo letterario attraverso opere poetiche e narrative. La sua ultima pubblicazione è avvenuta con Raffaelli Editore, con la quale era già uscita la silloge Occhio e Assenza. Ora è il tempo di Nella mente di un comune mortale, volume di sessanta pagine dove possiamo assaporare l’estetica letteraria di questo interessante autore, che in tal caso si sviluppa attraverso un percorso diviso in cinque parti, più una premessa e una conclusione.

“Profumi mi porgeva il vento sul suo diafano palmo,/ sentore di gelsomini e una parvenza appena/ di tigli lontani/ e fu in quel quando odoroso e fragrante/ che Eleonora mi donò il miele delle sue labbra.” Quella di Massimo Triolo è una lirica in cui la visione si sposa con la concretezza, creando atmosfere pittoriche di chiari e scuri, giocando in modo incisivo coi contrasti, dando luogo infine a una poetica che ha fortemente a vedere con la parte più viscerale del lettore, stimolando però anche il suo intelletto, attraverso speculazioni filosofiche ed esistenziali, che ci restituiscono una vita fatta di fantasmi e dolori, ma dove è possibile in fin dei conti rintracciare un barlume di speranza, che può emergere anche dalle piccole cose che essa ci dona e che non sempre siamo in grado di vedere e di afferrare.

Non a caso questa raccolta, scritta con uno stile impeccabile, ricco e musicale, prende il titolo di Nella mente di un comune mortale, dato che Triolo, anche attraverso un attento processo spirituale e psicologico, entra all’interno dell’uomo, riuscendo a vedere quello che di norma non si vede e che eppure esiste, inesorabile. Si tratta di un vissuto complesso, inesplorato, che agisce quando meno ce lo aspettiamo, in grado di aprire determinate prospettive, a volte prendendoci alla sprovvista.