L’arte può mutare in poesia, la poesia diventare arte, l’arte trasformarsi in una città. Gli occhi però, rimangono sempre fedeli a chi guarda. Le città sono relazioni dentro luoghi. La loro identità è nello spazio umano. Per questo a volte “invisibile”. E allora dipinti ad olio, disegni a carbone, ad acquerello e ad inchiostro diventano parole attraverso le quali raccontare dinamiche fatte di immagini, alterate da un linguaggio pittorico personale con particolare attenzione allo studio della luce e della prospettiva.
Giovanni Di Rosa ha fatto del disegno e della pittura la massima espressione della sua personalità. Dall’Accademia di belle arti di Brera (Mi) fino alla costruzione del corpo delle città attraverso le aree periferiche, luoghi per concerti, siti archeologici cerca di dare spazio all’interazione.
Si lascia ispirare dalla vita e dai grandi artisti. Rembrandt, Turner, Leonardo Da Vinci, Jenny Saville e Jerome Laguarrigue sono solo alcuni dei riferimenti.
“Le città invisibili” è la sua produzione recente, all’interno della quale, diverse opere sono presentate con l’utilizzo della tecnica classica sia del disegno che della pittura ad olio. Giovanni cerca “l’osservazione partecipante” nella relazione empatica e soggettiva delle persone del luogo. Osserva l’individuo nella sua identità e nella rete di relazione trasformando in opera il passaggio dal luogo comune a quello sociale. L’alterità quanto l’identità diventano elementi costitutivi della storia e del tempo.
Lo spazio luogo di socializzazione.
Nelle opere recenti firma il vigore della sua mano nel disegno, incisivo e istintivo, nella ricchezza dei particolari molte volte si racchiude il senso dell’intera opera. Nel panorama degli artisti emergenti Di Rosa merita sicuramente una nota di attenzione. Vincitore di importanti premi, partecipa a varie mostre, l’ultima, la collettiva Exsistentia nel 2020, Roma a Spazio Urano. Ad allargare i suoi orizzonti tecnici la stampa fotografica per interventi pittorici e grafici grazie alla quale tratta i temi sociali con spiccata personalità.
Ricorrente la ricerca di colore che non chiude mai in una sola lettura, forti sono infatti i richiami ad altre forme d’arte. La visione che guida il processo creativo si focalizza sulla codifica dei micromondi dentro l’immagine. Dare spazio all’arte di oltrepassare le barriere, non ridurre ma ampliare, una pittura antropocentrica ma anche una forte curiosità nei confronti dei movimenti che deriva dal particolare interesse di Giovanni per la fotografia. Molte volte i soggetti delle sue opere sono ritratti di spalle, è il caso di una sua ultima illustrazione digitale, viene presentata una donna che osserva il mare avvolta da una nuvola di colori sfumati di viola, uno sguardo a porte chiuse che ci spinge ad andare oltre.
Ci guida dentro l’immagine lasciandoci lo spazio per decidere il confine tra luci e ombre, una poesia recitata dai colori che non delimitano ma confondono, non c’è identità cromatica ma uno scambio continuo di linee e forme dentro l’atmosfera “fumosa” della comunicazione. Un dire che nasce dalla meraviglia, percepire forti emozioni e cercare di trasferire su carta la persistenza della memoria.
Un concetto di Arte totalmente affidato a ciò che vedono gli altri, un senso di responsabilità verso il proprio sentire che diventa fonte di condivisione e di interesse dentro l’immaginario di chi ne coglie l’essenza.
Una pittura libera e coerente. Muta nella sua poesia.