Antonio Mocciola: “Si dia maggior tutela agli autori di teatro”

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Autore, regista e scrittore, capace di spaziare dal dramma storico all’analisi intimista, attraversando figure controverse, nascoste, inedite. Dai vangeli gnostici, alla storia segreta dei protagonisti della storia. È Antonio Mocciola, drammaturgo e scrittore napoletano tra i più interessanti del panorama teatrale partenopeo, che coniuga sceneggiature audaci e libri in cui racconta il fascino remoto e incantato di un’Italia “negletta” e dimenticata. Dando voce alle suggestioni di borghi sperduti e dimenticati ne “le belle addormentate”, al dramma intimo e collettivo, alle sfaccettature di una personalità complessa e affascinante. Mostrandosi attivo come scrittore, ma anche sul piano civile. Lottando per i diritti, troppo spesso calpestati degli operatori del settore culturale.

Mocciola cosa ne pensa della situazione dei lavoratori nello spettacolo nell’ultimo anno?

Penso che si conosca poco, o si finga di non conoscere, la realtà vera delle compagnie teatrali e dei set cinematografici, soprattutto quelli “non in vista”. I ristori per i teatri non aiutano i lavoratori dello spettacolo, ma soltanto le strutture, e naturalmente siamo felici per loro. Migliaia di costumisti, scenografi, truccatori, attori e naturalmente noi autori sono invece sospesi da un anno, e chissà per quanto tempo ancora.

Quale pensa sia la maggiore mancanza delle forze governative nei vostri confronti?

Parlo da autore e sceneggiatore. La Siae ha comunicato poco e male i provvedimenti che intendeva prendere sugli spettacoli non effettuati, le domande per accedere ai fondi erano (spero non volutamente) molto complicate e farraginose, e i ristori automatici piuttosto tardivi, e veramente insufficienti. Naturalmente è una mia opinione.

Cosa proporrebbe per salvaguardare gli operatori dello spettacolo?

Ogni settore ha una propria problematica, con esigenze diverse. Gli attori, specie di cinema, sono protetti da una struttura che funziona benissimo, il Nuovo Imaie. Ma il teatro è, come sempre, la sorella povera. E noi autori l’ultima ruota del carro. E’ lì che chiedo maggior tutela, e soprattutto una comunicazione più limpida e accessibile.

Artisticamente come definirebbe il suo tipo di teatro

Audace. Senza coraggio non si arriva da nessuna parte. Non mi occupo di “classici”, preferisco sbagliare con progetti nuovi piuttosto che andare sul sicuro con testi noti. Ho una passione per gli anarchici, presto parlerò dei tre regicidi di Umberto I, con una trilogia imperniata su Vincenzo Merolla. Credo che torneremo a certi movimenti, è la storia che lo chiede. Parlo moltissimo di omosessualità, spero in modo originale, e di dinamiche familiari contorte. Sono spettacoli spesso carichi di pathos, violenti, spiazzanti, e per fortuna tanti registi spudorati mi seguono dando voce alle mie parole, da Diego Sommaripa a Marco Prato, da Tommaso Arnaldi a Luisa Guarro, da Vincenzo Borrelli a Giorgia Filanti, fino a Giuseppe Bucci e a giovanissimi come Adriano Murolo

Quali sono i suoi riferimenti nella tradizione italiana del teatro? Ed in quella europea?

Mi ha affascinato Carmelo Bene, il suo estro egotico e geniale, mentre tra i contemporanei sono un fervente ammiratore di Ricci Forte, Pino Carbone, Luciano Melchionna, Emma Dante e Antonio Latella. I miei autori di riferimento sono Fassbinder e Ibsen, mentre tra gli attori non posso non citare la mia amatissima Piera Degli Esposti, che per prima ha portato in scena un mio testo, a Torino, dedicato alla grande Giuni Russo. Le sarò per sempre grato.

Cosa si aspetta dopo la fine della zona rossa prevista per Pasqua

Mi aspetto una lenta e faticosa ripresa. Ma se mi si chiede di essere ottimista sui tempi sarei ipocrita: non lo sono.

Progetti per il futuro.

Quest’estate debutterà, a Calvello in Lucania, un’opera cross-over tra lirica e teatro dedicata a Mercadante, con il mezzosoprano Gabriella Colecchia ed Antonio Buonanno. Usciranno i cortometraggi “La controra” per la regia di Paolo Sideri, su una torbida storia incestuosa, e “Squarciagola” diretto da Diego Sommaripa, con Oscar Di Maio e Noemi Gherrero, dedicato ai “finti eterosessuali” del sottobosco musicale italiano. Ne ho viste tante, sarebbe un peccato non raccontarle.