Per la prima volta in Italia il d’Annunzio intimo di Marinetti

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Nonostante condividessero alcuni valori e fossero dei geni per il loro tempo, Gabriele d’Annunzio e Filippo Tommaso Marinetti furono sempre rivali, segnati da un lungo rapporto di amore-odio. Ma non tutti sanno che proprio sulla critica della figura del Vate è incentrato il primo saggio letterario e politico di Marinetti, d’Annunzio intimo, pubblicato per la prima volta in francese nel 1906 e uscito recentemente in una nuova traduzione italiana di Camilla Scarpa (Aspis, 2020, 288 pagine, 25 euro).

Il libro è la rielaborazione di una serie di articoli sullo scrittore abruzzese che Marinetti scrisse per alcune riviste parigine ai primi del ‘900, quando era ancora un giovane poeta alle prime armi e non aveva ancora fondato il movimento futurista. Nella prima parte del testo parla dei funerali a cui assistè, quelli di due dei più grandi geni italiani dell’epoca, Giuseppe Verdi e Giosuè Carducci; nella seconda, invece, ripercorre i suoi primi incontri con il Vate, che in quel momento sembrava l’unico grande artista rimasto all’Italia, quando seguiva le sue apparizioni pubbliche nella natia Pescara in vista di una sua possibile entrata in politica. Pur riconoscendo le grandi capacità intellettuali di d’Annunzio, ne criticava i gesti a suo dire effemminati e l’incoerenza del programma politico: da un lato si presentava come un uomo del popolo che predicava idee di stampo socialista, dall’altro prometteva ordine e disciplina alla classe borghese. Quello attuato da Marinetti è un tentativo di decostruzione di un mito che però porta comunque rispetto nei confronti dell’avversario.