Da Manzoni Studio il sogno continuo di tracce corporee

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La seconda edizione del festival Walk in Studio di Milano vede aperti al pubblico gli studi degli artisti milanesi, con mostre, performance ed iniziative varie che dal 20 al 24 ottobre coinvolgono gli artisti in tour giornalieri organizzati per zone e rigorosamente su appuntamento.

Manzoni Studio partecipa a Walk in Studio in una veste rinnovata, una fucina di produzione d’arte che accoglie il frutto di diverse ricerche, non soltanto durante la kermesse autunnale. Manzoni Studio ha fatto tesoro di un bisogno nato durante il lockdown, quello di un progetto condiviso nel rispetto delle individualità, per diventare una factory aperta ogni giorno a stimoli esterni, nell’integrazione delle discipline artistiche.

La mostra da Manzoni Studio si intitola TRACCE CORPOREE, a cura di Michela Ongaretti e Alisia Viola in partnership con Grandinetti S.r.l., con gli artisti Gio Manzoni, Sara Meliti, Silvia Del Grosso, Juri Ronzoni, Paolo Guarnieri Alessandra Vaghi, Andrea Cavarra, Marek e la partecipazione di Sonia Aloi e Serenella Bellini (Redazione).

Mi ritrovo a scrivere queste parole in ordine sparso per cercare di dare un ordine a quello studio e a quella fila di nomi di artisti che abbiamo selezionato per questa mostra dal nome Tracce corporee, mostra curata da Michela Ongaretti e Alisia Viola. Inizierò a parlare di Paolo: Paolo Guarnieri è il mio Ligabue, fiero di non aver seguito nessuna regola, nessuna scuola, parla con i suoi quadri compresi di leggi anatomiche, luci di candela e oli su tela, che sono come gli esperimenti di un piccolo scienziato in attesa di vedere quella luce in fondo a un tunnel disegnato da lui stesso.

Sara Meliti è una fotografa poetica che racchiude nel suo occhio di vetro visioni che soffermano la poesia e i momenti statici in movimenti di certe danze teatrali di danze Butu, di momenti decisi insieme ad artisti stilisti pensatori e pazzi e la sua visione racchiude sempre un linguaggio così personale da essere riconoscibile in una chiave poetica molto sottile e molto prepotente

Silvia Del Grosso con i suoi indicatori di movimento accompagna Sara – o si accompagnano a vicenda – in certi percorsi, in certe lotte, in certe performance, come se fossero sorelle d’arte: e forse a quel punto la famiglia nasce da un foglio. Silvia è figlio di un vulcano, presumo, un vulcano di Pantelleria: è li con il cuore e questo sentimento si può vedere con il suo progetto Nasciu, scattato da Sara Meliti ed esposto in Studio Manzoni per questa occasione.

Sonia Aloi ha quella magia dei fumettisti che con due righe ti raccontano storie lunghe; ti raccontano storie di nani, eroi che hanno scavalcano montagne, con un salto di donne che facendo intravedere una spallina fanno sognare l’altro lato del simposio di Platone.

Juri Ronzoni fotografa letteralmente salti e cattura quel momento che per tanti suonerebbero come semplicemente momenti normali: invece dal suo punto di vista diventa scenografico anche un ramo. tutto diventa un taglio grafico che dà valore a rami a nuvole e persone.

Andrea Cavarra ha riempito quel vuoto dei soffitti con le sue maschere che si calano da sopra come piccoli attori silenziosi al centro di una mostra e rimangono sospesi a guardare e a chiedersi cose c’è intorno a loro e a chiedersi quello che noi tutto dovremmo chiederci: perché? Ma esistono domande giuste solo con risposte sbagliate; Andrea crea queste maschere come se fossero sue creature che devono camminare precocemente velocemente.

Alessandra Vaghi è parte dello Studio Manzoni da un paio di mesi: viene, ascolta, prende appunti su come far funzionare al meglio il suo percorso pittorico. E’ tosta, curiosa e ha una pennellata di quelle antiche con velature che raccontano i miti greci misti alla sua vita, con un condensato di classico e moderno, dove le persone studiavano la composizione del quadro e dei personaggi nel buon vecchio modo.

E’ stato bello e sarà bello gustarsi la performance di Marek ancora per un giorno: ballerino tedesco che viene dalla danza classica che si è ritrovato più a suo agio a performare in ambienti artisti dove ha coltivato ricerche più personali. Di Marek la cosa che ricordo con più piacere è questa danza nuda mattutina in un parco di Milano, avvolto dalla nebbia con il verde sfumato sulla sua pelle nuda e il cane nero nudo anche lui che danzava insieme al suo amico ballerino. Sembrava un frame da Fellini, sembrava un disegno di Manara, sembravano diversi mondi di sognatori che non vogliono smettere di sognare e questo dovrebbe essere il sogno continuo della factory Manzoni.

Io sono Gio Manzonimi presento in finale come di solito non si fa e spero che queste parole abbiamo incuriosito il lettore che è arrivato alla fine di questo articolo buffo concessomi in simpatia. Vi aspettiamo.

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