“In seguito alle riprese del nuovo James Bond tra Matera e Maratea, grazie alla Lucana Film Commission, abbiamo creato una sinergia con Hollywood ma soprattutto abbiamo gettato le basi di una collaborazione importante con Bollywood: da aprile a giugno 2020, infatti, in Basilicata sarebbero dovute arrivare produzioni indiane di prestigio”, racconta Nicola Timpone, già consulente dell’area istituzionale e marketing della Lucana Film Commission, nonché patron della kermesse cinematografica Marateale, soffermandosi sul lavoro capillare, di cui erano pronti a raccogliere i frutti. Ma la pandemia, purtroppo, ha bloccato tutto.
La Basilicata, con un pregevole patrimonio ambientale e paesaggistico che si presta come set cinematografico, da anni ha riscoperto nel cinema uno strumento fondamentale nel processo di riappropriazione, valorizzazione e promozione del territorio. Perseguendo questa mission, Timpone, mosso sempre dall’amore per la sua terra, confida di poter siglare gli accordi con Bollywood e tutto ciò che è rimasto in sospeso, a maggio del prossimo anno, quando si spera che il Covid darà tregua all’Italia e al mondo intero. Frattanto, non si è arreso: sempre al lavoro per programmare i prossimi eventi e scrivere il suo secondo libro, durante il lockdown, ad aprile, da amante e promotore dei prodotti tipici lucani si è reinventato. Costretto a casa, per stare insieme e sdrammatizzare il momento storico difficile, ha proposto ai suoi followers su Facebook video ricette alternative, coinvolgendo personaggi del mondo dello spettacolo, tra cui Raoul Bova, Simona Ventura, Paolo Ruffini, Rocco Papaleo e Claudia Gerini.
A luglio, nel periodo in cui il Covid ha lasciato un po’ di respiro all’Italia, il patron Timpone con il suo team, composto soprattutto da giovani lucani, nonostante le difficoltà è riuscito ad alzare il sipario su Marateale, il festival cinematografico che promuove talenti lucani e star internazionali, noto fino allo scorso anno come “Le giornate del cinema lucano”.
“Abbiamo scelto questa nuova denominazione per dare un tocco più internazionale ma anche più semplice da pronunciare negli altri Stati. Pensavamo di cambiare solo il nome e invece la pandemia ci ha costretti a rimodulare anche l’organizzazione: le cinque giornate sono state ridotte a due, con accesso consentito a soltanto 200 persone a serata” aggiunge Timpone dichiarandosi orgoglioso di esser riuscito comunque a trasmettere dalla Basilicata un forte segnale di speranza per il rilancio della cultura, giungendo sino a Raidue che ha mandato in onda la serata finale condotta da Veronica Maya e Carolina Rey.
Marateale, però, non è un evento spot bensì prosegue durante l’anno con il progetto “Frammenti autoriali” che promuove la cultura, nello specifico il cinema, nei piccoli borghi e nelle scuole lucane.
“In Basilicata ci sono 131 paesi ma soltanto 15 sale cinematografiche, per giunta poco frequentate dai ragazzi e a rischio chiusura. Per questo motivo abbiamo deciso di educare soprattutto i giovani al cinema proiettando film nei paesi e nelle scuole, organizzando anche incontri con noti registi”. prosegue Timpone con la speranza di poter riprendere quest’attività al più presto.
Al momento gli operatori del settore culturale stanno vivendo una crisi mai accaduta, senza intravedere possibilità di ristoro economico. E’ una situazione drammatica anche per un inguaribile ottimista come Timpone che, seppur stia proseguendo l’attività di programmazione, è profondamente deluso dall’ultimo decreto ministeriale annunciato, domenica 25 ottobre, dal premier Conte che, tra le varie misure, sancisce la chiusura di cinema e teatri.
“La chiusura di cinema e teatri è il provvedimento più ingiusto che il governo potesse adottare, finora i luoghi di spettacolo si sono rivelati gli spazi di aggregazione sociale più sicuri, tanto che in questi mesi hanno registrato un solo contagio”, conclude amareggiato Timpone sottolineando come questa chiusura abbia messo in ginocchio una categoria che era già tra le più penalizzate e aveva affrontato investimenti importanti per adeguarsi alle norme anti Covid. E ora è costretta a chiudere nuovamente, in tanti casi definitivamente. In un Paese in cui la cultura è simbolo di rinascita, o almeno dovrebbe.