Un “cretino” cosa farebbe? Come si comporterebbe? Che soluzione troverebbe?
Ci si può fidare solo di loro, alla fine: i cretini. Tipo quell’esemplare splendido di umanità che è il protagonista di A ciascuno il suo, di Leonardo Sciascia, romanzo cretino fin dal titolo. Il professor Laurana, insegnante di lettere al liceo classico. Una figura tutt’altro che debordante nel circolo dei vip del paese, che frequentava con una grazia un po’ ironica, un po’ intenerita di stupore. Amava con sincerità il suo mestiere, i suoi libri. Ma non come certi professorini che ibridano L’Attimo fuggente con qualche aneddoto zen. Non una marionetta del teatro del mondo. Amava i libri di un amore inutile, Laurana. Li amava in silenzio e in segreto. Ci credeva, ai libri. Perfino ai classici, che fondamentalmente ti dicono una cosa sola: c’è il meglio e c’è il peggio, a ciascuno il suo.
E così, di fronte allo strano doppio delitto con cui il romanzo si apre, apparentemente un incidente di caccia, comincia a ruminare. Ma non come certi che stanno alle finestre e vorrebbero distruggerti perché sei uscito, e sei pure senza la mascherina, e di sicuro oltre i duecento metri. No. Laurana è buono. Che cretino… Profondamente. Vuole aiutare chi ha bisogno di un risarcimento di giustizia. Non ha niente da guadagnarci, neanche una platea cui esibire eventuali segni del martirio. Non è uno di quelli che fanno politica anche quando sono chiusi in camera col fidanzato o la fidanzata. Cerca di capire con pazienza, con dolcezza. È coraggioso senza foga. E intanto è così cretino da precipitare in quella superba cosmogonia che è l’amore. Impazzisce per la carnalissima vedova di una delle vittime. Naturalmente sbagliando. Naturalmente.
Ma la verità è sempre più vicina: gli cade in mano, un giorno, e neanche allora lui si avventa. D’altronde, lo aveva imparato da un eroe che il molto cercare gli aveva messo davanti. Un vecchio luminare della medicina, il professor Roscio, una figura omerica che raspava con gli occhi ciechi nella luce, dal terrazzo di casa, per ammirare almeno un po’ ancora Palermo. “È un problema” – aveva mormorato. Laurana non sapeva se riferendosi al delitto che gli aveva ammazzato un figlio già lontano o alla vita.
Non andrà tutto bene a Laurana: gli andrà tutto male. Ci rimetterà la pelle. Dietro il duplice omicidio alla fine si scoprirà la solita ridicola faccenda di potere. Qualche ricco insipido. Qualche politico di cui sarebbe impossibile innamorarsi. L’epitaffio glielo scriverà un notaio acido, corrotto e nei fatti innocente. “Era un cretino”. Con un sorriso storto.
Possibile che non ci sia neanche un cretino, adesso, in giro? Un cretino vero cui domandare un consiglio?
lei ha colto nel segno.
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