E subito diceva Idomeneo al nobile Nestore:
“Un medico, lo sai bene, vale tanti uomini quando c’è da estrarre frecce e spalmare balsami che leniscono gli spasmi” – Iliade, canto XI.
Si riscontrano ancora difficoltà un po’ ovunque nel reperire e gestire i Dispositivi di Protezione Individuali da adottare nel caso del COVID-19 e per ogni tipo di patologia infettiva diffusa in modo epidemico: mascherine chirurgiche, mascherine FPP2 e FPP3, occhiali, guanti e camici monouso, disinfettanti liquidi e kit di isolamento monouso. E per fortuna aumentano i sequestri eseguiti dai NAS sia per dispositivi rivendibili in stile borsa nera e sia per mascherine taroccate. E’ proprio vero, in periodi del genere c’è gente che da il peggio di sè ed altri, da cui magari non te lo aspetti, che sono pronti ad essere solidali in maniera concreta.
Tutto materiale i DPI, quello certificato, assai costoso che deve essere utilizzato in maniera corretta ed appropriata. Sperando che i fabbisogni siano soddisfatti ora che stiamo ricevendo aiuti dalla Cina, dalla Russia, da Cuba, e che qualche paese europeo sta dando piena dimostrazione di egoismo da autotutela dopo avere accusato l’Italia di spinte sovraniste. E non dimentichiamoci della grande lezione di civiltà tenuta dal premier albanese.
Speriamo che i DPI non vadano esauriti e che non esca per decreto l’affermazione della non trasmissibilità degli agenti patogeni virali, perchè alla fine sarebbe imbarazzante, non tanto per noi creduloni che pensiamo ancora di avere un Governo che tutela gli italiani, quanto per la memoria di quegli scienziati che hanno preso il premio Nobel a coronamento – opps mi è scappato un corona – delle lunghe e faticose ricerche, persone come Alexander Fleming che ovviamente mai sarebbe stato chiamato quale componente di una unità di crisi costituita a seguito di una epidemia. O meglio, forse sarebbe stato chiamato ma solo se in quota a qualche partito di maggioranza.
Intanto però abbiamo notizia che molte Asl sono state diffidate perché ai medici e agli infermieri mancano le dotazioni per gestire l’emergenza mentre medici ed infermieri continuano ad ammalarsi e a morire. Notizie del genere sono pesanti da digerire. Non tanto per le diffide quanto per l’elevato rischio degli operatori sanitari di dover combattere il nemico stando in prima linea senza mezzi pienamente adeguati.
E senza volere contribuire alla confusione ormai è finalmente appurato che l’uso delle semplici mascherine chirurgiche non può rappresentare dispositivo idoneo a proteggere gli operatori sanitari e ciò a prescindere dalla presenza o meno del marchio CE. Questa certezza era stata rappresentata ormai settimane fa in una nota dei segretari della Cisl Medici del Lazio e di Roma Capitale che avevano posto l’interessante quesito dopo il balletto del decreto Gualtieri, contraddittorio sull’argomento, che certamente non andava in senso migliorativo, rispetto alla bozza della sera precedente. Andando a vedere la bozza della sera prima, si noterà che prevedeva il marchio CE, e il decreto approvato il giorno dopo in virtù del quale si sarebbero potute usare tranquillamente, a detta degli estensori del decreto, anche mascherine senza marchio CE. E poi la scelta surreale di fornire agli ospedali quella specie di pezze che il presidente della Campania ha definito “utili per la pulizia degli occhiali” e non certo per proteggere gli operatori sanitari.
Ora ci chiediamo: a quando i tamponi a tutto il personale sanitario? Intanto il tragico elenco dei nostri operatori in camice bianco morti nell’adempimento del proprio dovere cresce ogni giorno di più.
A loro, che non avranno la pena di leggere quelle assurde pubblicità che invitano a fare causa ai medici per malasanità anche in questo periodo di contagio, va il nostro commosso ringraziamento e l’augurio che possano essere riconosciuti come vittime di guerra, con tanto di medaglia al valore.
@vanessaseffer