Scusate se parliamo d’amore

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“Scusate se parliamo d'amore”, all'Off/Off Theatre le storie di Raymond Carver

“E hai ottenuto quello che volevi da questa vita, nonostante tutto? Sì. E cos’è che volevi? Potermi dire amato, sentirmi amato sulla terra”. Dal teatro nelle storie dello scrittore americano Raymond Carver al palcoscenico dell’Off Off Theatre di Roma, fino al 20 gennaio, per lo spettacolo Scusate se parliamo d’amore con Massimo Poggio, Barbara Rizzo, Andrea Mitri e Letizia Sacco per la regia e drammaturgia di Alberto Di Matteo.

Un’acuta riflessione sull’amore, che attinge all’esperienza della quotidianità e trae spunto dalle riflessioni del saggista statunitense per offrire una visione ampia ma realistica su uno dei temi più ricorrenti nelle opere teatrali del ‘900 e non solo: l’Amore.

“Scusate se parliamo d'amore”, all'Off/Off Theatre le storie di Raymond Carver

Quello con la A maiuscola, che si ricerca nelle piccole cose, genuine, spesso dimenticate e che emergono dal profondo rendendo concreto un sentimento che, altrimenti, sarebbe fatto solo di aria. Due coppie di amici in scena, chiacchierando e bevendo un drink, iniziano spontaneamente a parlare d’amore. Ma, domanda da un milione di dollari, parafrasando Carver, che cos’è veramente l’amore?

E se nei suoi scritti la condizione emotiva dell’innamorato parte dalla realtà, in cui i protagonisti parlano, si muovono, vivono con naturalezza la propria condizione, nel subconscio prende forma qualcosa di più grande e misterioso, ampio, inspiegabile. Con quel sottile senso di disequilibrio che l’amore produce generando tensione al limite dell’insicurezza. Quasi come se stesse per accadere  l’irreparabile che non ha rimedi di sorta.

Al teatro di via Giulia una pièce che è una scommessa avventurosa e che, attraverso il lavoro attoriale, porta davanti al pubblico un testo contemporaneo pur ricordando la teatralità di Samuel Becket e quell’assurdità nell’aspettare Godot che, probabilmente, non arriverà mai se non nella vita di tutti i giorni.

Quell’esistenza innocente fatta di abitudini e consuetudini che però toccano, nella loro essenzialità e semplicità, le vene della trascendenza. Nei suoi racconti Carver non svela tutto, preferisce lasciare dei vuoti, delle asimmetrie narrative nella conoscenza da raffinato cultore della materia e poeta. Perché è alla poesia che ci si affida per sviscerare l’incomprensibile, trasformandolo in parole. Al ruolo degli spettatori e degli interpreti il compito di tradurre il suo minimalismo letterario a sipario aperto.

“Scusate se parliamo d'amore”, all'Off/Off Theatre le storie di Raymond Carver
Ph. Cosimo Sinforini