Le 119 lettere di Andrés Segovia

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Non più tardi di qualche mese fa, le Edizioni Curci pubblicavano un meritorio volume monografico di Angelo Gilardino dedicato a Mario Castelnuovo-Tedesco (Mario Castelnuovo-Tedesco. Un fiorentino a Beverly Hills, Curci, pagg. 272, euro 19), compositore italiano del quale ricorre il 50° anniversario della morte.

Castelnuovo-Tedesco, benché ancora troppo poco conosciuto, fu un compositore eclettico, raffinato e tradizionale, apprezzato da colleghi quali Strawinsky e Casella, da direttori come Barbirolli e Toscanini.

Tra i suoi ammiratori e collaboratori figurò anche la leggenda novecentesca della chitarra classica: Andrés Segovia. E proprio all’amicizia tra il compositore italiano e il chitarrista spagnolo è dedicato un ulteriore tassello/omaggio: escono, infatti, per la prima volta, sempre a cura di Gilardino, le lettere che Segovia indirizzò a Castelnuovo-Tedesco (Caro Mario. Lettere a Castelnuovo-Tedesco, Curci, pagg. 270, euro 19).

Il corpus di 119 lettere (scritte tra il 14 luglio 1939 e l’11 gennaio 1968), come annuncia Gilardino in prefazione, permette «di comprendere a fondo le motivazioni dell’amicizia che legò i due musicisti». In effetti, il comportamento di Segovia nei confronti del Castelnuovo-Tedesco fu sempre informato da «una stima profonda e un affetto sincero»: nelle lettere «troviamo traccia ininterrotta di questo modo di sentire, che si tradusse in una vera e propria militanza a favore della musica dell’amico compositore».

A monte di tutto, dunque, ci fu uno strettissimo legame professionale e musicale. Innanzitutto di consulenza: moltissime sono le occasioni in cui Segovia dispensò al compositore consigli sulla composizione per chitarra (si vedano, a titolo di esempio, le dritte di Segovia del 23 settembre ’50 sul Quintetto). E poi, l’estrema ammirazione verso la musica dell’amico compositore, una «musica squisita e ispirata, molto rara ai giorni nostri: dovunque io suoni, il Suo nome figura nei miei programmi e spesso al posto d’onore»; e ancora, leggendo la Serenata, Segovia scrisse: «Ne sono estasiato. Mi piacerebbe consacrare tutto il mio tempo al lavoro sulla Sua bella opera». Come in tutte le amicizie, non mancarono gli screzi: fu un pettegolezzo a scatenare la lettera di Segovia traboccante d’ira dell’8 dicembre ’56; pace fatta al 17 «Le nuvole sul nostro capo si sono dissipate».

Altro merito dell’edizione dell’epistolario segoviano, è il poter osservare da vicino la genesi di alcune pagine di Castelnuovo-Tedesco. Come per la Passacaglia, commissionata da Segovia il 2 aprile ’56: «Mi piacerebbe che tu scrivessi una Passacaille per me. Se tu ti decidi, ti prego di scriverla in La minore-maggiore, perché in questa tonalità il movimento del basso dalla tonica alla dominante è più naturale e più bello a causa delle risonanze armoniche. Cerca di non fare le variazioni troppo “intricate”». Castelnuovo la portò a termine in pochi giorni e, al 23 aprile, Segovia commentò entusiasta: «Ho appena letto la Passacaglia e me ne congratulo con tutto il cuore. È molto bella, le variazioni sono ingegnosissime e la fuga nobile e abile. Ho avuto una buona ispirazione spingendoti a scrivere un pezzo così ben riuscito».

Nel suo complesso, un volume fruttuoso tanto per la conoscenza di Segovia quanto per quella del festeggiato, Castelnuovo-Tedesco.