Un altro! I pochi bipedi usi leggere quelle cose stampate su carta chiamate libri – e che magari non siano i manuali di auto aiuto o l’ultimo romanzo della scrittrice ninfomane – si saranno accorti della gran messe di pubblicazioni che spiegano l’arte contemporanea a mio nonno.
Uno dei primi o forse il primo fu il compianto Tom Wolfe con il libro Come ottenere il successo in arte, che a dispetto del titolo non era rivolto ai volenterosi aspiranti operatori del settore ma proprio a loro, gli outsider che vogliono essere inside nel mondo dell’arte contemporanea.
Ma per essere inside devi studiare e d’altro canto tempus fugit e fugge anche più nel sistema dell’arte: ecco che allora bisogna fare in fretta.
Niente tomi pensosi di Gillo Dorfles e Robert Hughes, per quelli c’è tempo in estate sotto l’ombrellone, ma agili volumi o volumetti che, senza troppo sacrificare la profondità con l’agilità, spiegano i segreti del mestiere agli aspiranti collaboratori di Artribune, ai mercanti in erba e agli intellò che alla Biennale di Venezia non vogliono finire come la moglie di Alberto Sordi accasciata su una sedia nel Padiglione della Biennale e scambiata dai turisti per un’installazione.
C’è un repertorio minimo di nomi e opere e fatti al di sotto del quale non si può scendere se si vuole fare bella figura a cena con gli amici con residenza in piazza Castello e muovere in sicurezza i primi passi nel demi monde dell’arte.
10 cose da sapere sull’arte contemporanea. Le correnti, gli artisti e le opere da conoscere assolutamente di Alessandra Redaelli, giornalista, critico e curatore, che ha all’attivo Keep Calm e impara a capire l’arte. I segreti dell’arte moderna e contemporanea (Newton Compton, 2018, 352 pagine) risponde all’esigenza di imparare-in-velocità-e-profondità divertendosi pure, perché Alessandra Redaelli, pur essendo giornalista, sa scrivere e si fa leggere, diversamente dai secchioni onanisti che si fanno capire solo da se stessi.
Corre una gran differenza fra l’arte del passato e l’arte contemporanea: come ci racconta la Redaelli, fu tutta colpa di Marcel Duchamp, che anziché un quadro espose il celeberrimo orinatoio. Da quel momento – era il 1917- iniziò a prevalere la narrazione metateorica dell’arte contemporanea: conta poco l’oggetto, quel che veramente conta è l’idea. Novità che nel corso del tempo avrebbe portato con sé anche lo strutturarsi del sistema dell’arte come non l'(avevano) mai visto. Rubando le parole a Woody Allen, possiamo dire che 10 cose da sapere sull’arte contemporanea contiene tutto ciò che avremmo voluto sapere sul funzionamento dell’arte contemporanea e non abbiamo mai osato chiedere.
Leggendo il libro capiremo per quale ragione i conigli di Jeff Koons costino tanto e perché ad Ai Weiwei abbiano permesso di fare quella-roba-lì a Palazzo Strozzi a Firenze, ma capiremo anche e soprattutto il PERCHE’ fondamentale:
il motivo per cui gli scatoli Brillo Box del supermercato si trasformino nell’EPOCALE opera d’arte di Andy Warhol pur rimanendo sempre gli stessi scatoli di detersivo.
E sempre a proposito di scatole, capiremo per quale motivo una scatola di scarpe (Gabriel Orozco) sia degna di un white cube –ce n’è anche per il suddetto cubo bianco e sarà chiaro perché una sala operatoria sia perfetta per mostrare quadri e foto.
Non senza passare a volo d’uccello sulla storia presente, un secolo di artisti e opere –e quindi scopriremo per quale ragione Chris Burden siacosì importante.
Ma 10 cose da sapere sull’arte contemporanea è anche e soprattutto un utile strumento per navigare in quel mare magnum scatologico che l’arte è diventata: a partire dalla merda d’artista di Manzoni sembra ormai che gli ultimi anni siano soprattutto un florilegio di deiezioni e prodotti interni lordi, fra musei della merda (esiste per davvero), megainstallazioni di sterco (giurin giuretta), prodotti fecali umani singoli coi nomi dei legittimi proprietari esposti in teca (idem), pittura fatte col culo maschile (vedi sopra) o con la variante di quell’altro orifizio femminile (idem).
In effetti, è il circolo della rappresentazione: se l’arte contemporanea nasce quando Duchamp si mette in testa di esporre un cesso, non è irragionevole il fatto che di recente la superstar italiana dell’arte ne abbia esposto uno d’oro al Guggenheim e che abbia chiamato la sua inutile quanto sciccosissima rivista pagata dal noto collezionista greco ricco Toilet Paper.
Ma, cari tradizionalisti amanti dei quadri col mare in tempesta, non tutto è perduto. Non voglio rovinarvi la sorpresa dicendovi quali siano i 10 motivi imprescindibili per capire l’arte: conoscerete il decalogo leggendo.
Ma posso dire che questo agile ma denso libro indica (anche) la direzione verso cui lasciarsi andare “per osmosi inversa” diciamo, seguendo la via della goduria estatica anziché quella della lordura estetica.
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