Il nichilismo e la scomparsa di Dio

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È un progressivo indagare sulla scomparsa del cristianesimo. Parliamo dell’ultimo libro di Alain de Benoist, noto pensatore della Nouvelle Droite francese molto tradotto e discusso anche nel nostro paese. Si intitola Il valore delle religioni ed è pubblicato da una casa editrice giovane e attenta, Idrovolante (pp. 104, € 12). Sullo sfondo di queste pagine aleggia un mistero, quello della fede: non lo si può afferrare perché appunto esso è un mistero e la mentalità secolarizzata, di base atea, del nostro tempo non ha gli strumenti per farlo.

unnamed-1Nella prima parte de Benoist ripercorre le aggressioni filosofiche e scientifiche di cui la fede è stata oggetto. Ritroviamo Feuerbach, Nietzsche, Marx, Freud, le indagini impietose di sociologi e psicologi. Poi il progressivo ritirarsi dalla scena pubblica della religione affinché essa fosse sostituita dal culto dello Stato. Non è forse vero, del resto, che persino in Italia, patria della Chiesa Cattolica, le uniche due cariche passibili di vilipendio sono il Pontefice e il Presidente della Repubblica?

Il Papa, spiega de Benoist, è ascoltato, è popolare, ma pochi seguono i suoi insegnamenti. Ciò non ostante, i cristiani continuano ad essere un terzo della popolazione mondiale. È mutato il modo in cui il cristiano è tale: egli prende dalla fede ciò che gli è funzionale e lascia perdere il resto. Ma il punto è un altro: il ritiro del divino dal mondo ha prodotto una sorta di anarchia dello spirito. Forse – pensa de Benoist – il cristianesimo ha esaurito il suo compito, ha raggiunto il termine del suo cammino nella storia. Egli chiude con una domanda amara: ce la farà l’umanità a sopravvivere senza Dio? È il nichilismo moderno, con le sue angosce esistenziali, l’aumento dei suicidi e il supermarket dei desideri à la carte a non offrire alcun orizzonte di senso. Eppure, spiega, se il divino è migrato altrove, “l’oblio dell’Essere vedrà la sua fine quando il nichilismo sarà giunto al termine”.