Incidere? Un gesto scultoreo

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È l’uomo della ricerca Alfonso Panzetta, autore di uno dei testi fondamentali sulla scultura italiana di Otto e Novecento, (il suo Atlante è ormai alla IV edizione), e da diversi anni alla guida di un museo eccezionale: il Cassero di Montevarchi, prende il nome dall’edificio toscano che lo ospita, è il più importante centro di ricerca e documentazione sull’arte plastica italiana dall’Ottocento in avanti, e punto di riferimento per le numerose Gipsoteche e Musei d’Artista presenti sul territorio italiano.

Lontanissimo da mostrucole e mostrifici il prof. Panzetta ci regala ancora una volta un esperimento, una ricerca inedita, l’indagine questa volta è “Scultori e Incisione 1900-1940”, curata insieme a Francesco Parisi, ma avete pochi giorni per godervela, chiuderà infatti il 27 settembre.

«Alla base dell’incisione e della scultura c’è il medesimo gesto», afferma il direttore del Cassero, un focus mai esplorato prima «un indagine che approda per la prima volta in un museo pubblico, niente affatto semplice anche da mettere insieme, dato che le opere provengono quasi esclusivamente da gelosissimi collezionisti privati».

 

Domenico Baccarini 2 Giorgio Kienerk 2Thayaht

 

Ci sono tutti gli esponenti italiani delle correnti del periodo, dal Simbolismo, Cenacolo Baccariniano e Futurismo. Il percorso nasce con opere della fine del XIX con una rara acquaforte di Edorado Rubino, alcune opere di Giorgio Kienerk, come un raro bassorilievo del 1907 proveniente dal museo a lui dedicato a Fauglia, cittadina in provincia di Pisa, per arrivare agli anni ’40, lavori di Domenico Baccarini, Francesco Nonni e Adolfo Wildt. Tra gli autori futuristi troviamo Umberto Boccioni, Renato Di Bosso, Roberto Melli e Thayaht, del quale è esposto il manifesto litografico del 1919 per Madeleine Vionnet accostato al suo capolavoro Dux – realizzato dieci anni dopo – ma anche autori più novecenteschi come Felice Casorati, Publio Morbiducci, Romano Romanelli, Duilio Cambellotti, Ferruccio Ferrazzi ed Ercole Drei, quest’ultimo con le rarissime acqueforti del 1902».

«La bidimensionalità in questo caso» avverte il curatore «è un concetto borderline per lo scultore che, anche in questo caso, aggredisce la materia per ricavare un’immagine. Abbiamo osservato che i risultati di pittori e scultori che realizzano un’incisione sono molto diversi. Nel caso dei secondi è l’eterno fascino della manipolazione della materia che rinnova anche con le diverse tecniche dell’incisione, dalla xilografia alla litografia, passando per la linoleum grafia, l’acquaforte, la fotoincisione, la puntasecca e l’acquatinta».

Accanto ai nomi più celebri figure meno note al grande pubblico, ma presenti nelle grandi collezioni di grafica internazionale come le raffinatissime incisioni di Guido Balsamo Stella, accostate ad una sua inedita scultura lignea policroma, le litografie di gusto jugend di Felice Tosalli sono abbinate con due suoi legni dipinti, un lavoro quello di Alfonso Panzetta in punta, è il caso di dirlo, di bulino.

 

Lorenzo Viani 4        Adolfo De Carolis 3 alta

 

Felice Tosalli 3