Expo: la Milano che merita? Quella nascosta

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L'Ossario di San Bernardino alle Ossa.
L’Ossario di San Bernardino alle Ossa.

Complice l’inizio di Expo 2015 si sono moltiplicate, sia in edicola, sia on line, le guide dedicate a Milano. Ognuna con l’obiettivo dichiarato di raccontare la città attraverso itinerari che battono in alcuni casi i luoghi più noti e iconici, in altri zone e attrattive meno note.

Anche Milano Merita vuole raccontare la sua Milano. Quella che tra cortili, giardini, chiese, merita di essere riscoperta, perché spesso è rimasta fuori dai circuiti più tradizionali o perché, complice la proverbiale riservatezza milanese, è stata tenuta gelosamente al riparo dello sguardo dei curiosi. O in qualche caso, purtroppo non è mai stata valorizzata a sufficienza.

Avete mai notato, per esempio, quella che sembra una semplice rovina, al centro di piazza Missori? I più pensano che si tratti di un resto delle mura di Milano, senza grande importanza. In realtà, sono i resti della Cripta di San Giovanni in Conca, un’antica basilica paleocristiana di cui rimangono parte dell’abside e la cripta, che è l’unico esempio di cripta romanica originale esistente a Milano assieme a quella di San Vincenzo in Prato.

Più valorizzata, ma altrettanto semi sconosciuta, è la chiesa di San Satiro. Nascosta in un piccolo cortile tra il caos e i negozi di via Torino, per gli appassionati di arte è un luogo unico, massima espressione della prospettiva illusoria della “finta abside” di Donato Bramante. Un vero e proprio capolavoro di ingegno: dal momento che era impossibile realizzare l’abside, per la presenza della strada retrostante, sulla parete fondale della chiesa con una finta fuga prospettica, profonda 97 centimetri, pare che l’abside esista davvero. Basta avvicinarsi all’altare per scoprire che non è così: dietro non si passa, c’è poco meno di un metro di spazio.

Sempre in tema di chiese, è uno spettacolo macabro e ammantato di mistero quello offerto dalla chiesa di San Bernardino alle Ossa, in piazza Santo Stefano: migliaia di teschi, tibie e altri resti umani decorano le pareti dell’ossario, una funerea opera d’arte. Le composizioni di croci sono trattenute da sottili reticelle. E, in alto, i crani osservano in silenzio i fedeli e i turisti.
Non ci sono certezze sull’origine di quei teschi: secondo alcuni sono i resti provenienti dai cristiani uccisi dagli eretici prima del Mille; per altri si tratta di santi o martiri. Un’altra teoria abbastanza accreditata parla degli appestati manzoniani del 1630, anche se è più probabile che si tratti delle ossa esumate dal vecchio ospedale della zona, soppresso nel 1652.

Passiamo ai cortili: la palma di più bello va, a nostro avviso, a quello di Corso Como 10. Il luogo è noto, perché sede del concept store di Carla Sozzani e della sua galleria d’arte. Ma al di là dell’aspetto “fashion”, è un sito pieno di storia e di fascino. Era un’officina, intorno a cui si affacciava una tipica casa di ringhiera; difficile immaginarlo trasformato in uno dei locali e negozi più alla moda di Milano. Entrare ancora oggi al civico 10 significa ritrovarsi di colpo “fuori dalla città”, avvolti dal silenzio e dai fiori che circondano la veranda. L’atmosfera è unica e di sera, illuminato da centinaia di piccole luci, il cortile di Corso Como 10 è anche un luogo estremamente romantico.

Così come suscita emozione una passeggiata, al tramonto, nell’Orto Botanico di Brera. A volerlo è stata, nel 1774, l’imperatrice Maria Teresa d’Austria: 5mila mq che ospitano circa 300 specie diverse, tra cui due ginko biloba tra i più antichi d’Europa, un tiglio alto 40 metri, un noce del Caucaso. Qualcuno lo ricorderà: era stato completamente abbandonato, poi grazie all’Università Statale è stato riportato agli antichi splendori. Oltre alle specie botaniche, qui si possono ammirare la serra attribuita a Giuseppe Piermarini, la vasca settecentesca in cui crescono iris e ninfee e vere e proprie collezioni uniche, come quella di bulbi.

Piccolo, ma pieno di storia, è il Giardino della Guastalla, che con i suoi 12mila mq di superficie è un’oasi verdi alle spalle del Duomo e della Biblioteca Sormani. Tante le curiosità: all’interno, invece dell’originario laghetto, c’è una vasca peschiera seicentesca, in stile barocco; presente anche un’edicola, con un gruppo di statue in terracotta e un tempietto neoclassico di Cagnola. Posto d’onore tra gli alberi secolari presenti spetta alla catalpa bignonioides “Walt”, detto anche albero dei sigari, dal tronco contorto e monumentale e dalla chioma asimmetrica, che sembra una scultura vegetale.

Chiudiamo la nostra passeggiata inedita con un vero e proprio tesoro nascosto. Alle spalle di corso Buenos Aires, in via Jan al 15, c’è la Casa-Museo Boschi Di Stefano, che espone una selezione di circa trecento delle oltre duemila opere della collezione dei due coniugi, donata al Comune di Milano nel 1974. Pitture, sculture e disegni, dal primo decennio del Novecento alla fine degli anni Sessanta, distribuite negli undici spazi espositivi, adottando un criterio di successione cronologica e di selezione qualitativa, con arredi scelti per la loro consonanza storica, come la sala da pranzo ideata da Mario Sironi nel 1936.

Milano Merita di essere conosciuta meglio. Ci impegneremo a raccontarvela e a valorizzarla, sempre.