A New York è del tutto normale, per residenti e turisti, includere tra le opzioni per le attività del weekend quella di andare a teatro, a Broadway. I londinesi e quanti sono in città di passaggio hanno la possibilità di scegliere tra un ricchissimo cartellone di rappresentazioni teatrali, che ogni sera propone grandi classici o messe in scena avanguardiste. E a Milano? A Milano no. Chi dovesse decidere di andare alla Scala, il prossimo fine settimana, si troverebbe alle prese con non poche difficoltà. Pensiamo, per esempio, a uno dei 20 milioni di turisti che arriveranno per Expo 2015: dopo aver letto su qualunque guida turistica quanto è bello e unico al mondo il Teatro alla Scala e aver pensato di cercare un biglietto, anche last minute, scoprirebbe che (solo per citare alcune delle opzioni): non ci sono spettacoli in cartellone, se anche ci sono i biglietti, sono sold out da mesi, il prezzo non è esattamente accessibile, non ci sono particolari sconti e condizioni preferenziali per anziani e giovani. E non è che come cittadini di Milano si possa pensare di muoversi lungo una via preferenziale. Insomma: abbiamo un teatro che il mondo ci invidia. E non possiamo viverlo. È lì, gioiello architettonico e storico, ma non si può “usare”. Se non a condizione di seguire regole oscure, di essere inseriti in circuiti di conoscenze e agganci, e anche di avere fortuna.
Milano Merita di più. Merita un palcoscenico libero. Che sia a disposizione della città e dei turisti, non ostaggio di organizzazioni sindacali, maestranze, lavoratori che sembrano avere come unico obiettivo il boicottaggio. Il 1° maggio comincia Expo. Saremo sotto i riflettori del mondo. E i lavoratori della Scala che fanno? Annunciano l’intenzione di scioperare e di bloccare la messa in scena della Turandot. I toni sono di questo genere: “Il buon senso invita a ipotizzare date alternative per il debutto della Turandot. C’è un diritto sancito dalla Cassazione, quello di festeggiare la ricorrenza del Primo Maggio”, ha detto Giancarlo Albori, coordinatore nazionale Area Democrazia e Lavoro di Slc-Cgil. Bene. Quindi, grazie alle barricate sindacali, l’opera diretta da Riccardo Chailly, per quella che vorrebbe essere una grande festa della città per l’inaugurazione dell’Esposizione universale, per l’assenza delle maestranze tecniche rischia di non andare in scena.
Milano Merita anche un teatro aperto, che si possa vivere il più possibile: è necessario potenziare il cartellone, innanzitutto. Tre spettacoli al giorno, mattina, pomeriggio e sera, per aumentare gli incassi, senza gravare sui costi fissi. E triplicare l’attrattività. Aumentare il numero di rappresentazioni significa anche avere la possibilità di abbassare il prezzo dei biglietti, così da aprire le porte del Teatro anche ai giovani e agli anziani.
Milano Merita, infine, un Comune che sappia come valorizzare i propri tesori. E che invece di succhiare semplicemente il sangue ai cittadini con una tassazione sempre più alta, si decida a restituire qualcosa. Come la possibilità di vivere davvero e per intero il Teatro alla Scala, patrimonio culturale mondiale, accessibile a pochi.