Un pittore chiamato Cavallo

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Un cavallo? E perché non un cavallo? In questi anni in quel calderone chiamato arte contemporanea le abbiamo davvero viste tutte: dal “vagina painting” di Shigeko Kubota (era il 1965) al pennello dato a scimmie ed elefanti (dai russi Komar and Melamid). Perché a questo punto non un cavallo?
Si prenda Napoleon per esempio, ha quattro anni, è un frisone olandese di pura razza e di colore nero. Dipinge tenendo il pennello tra i denti, non sopporta il figurativo e tende al dripping e all’informale. Date un’occhiata al video.

Provocazione? Certo. La provocazione è il succo del contemporaneo in arte. Ma in questo caso c’è dell’altro. Lo vedremo il 22 gennaio all’hotel Carlton di Milano, quando 10 dipinti di Napoleon verranno messi in vendita. Mediatore, il proprietario (o dovremmo dire il gallerista?) di Napoleon, Santi Serra, straordinario performer spagnolo in grado di guidare i quadrupedi solo col tono della voce. Beneficiaria dell’operazione, l’associazione Islander, che da un paio d’anni svolge un compito meritorio: recuperare i cavalli che hanno subito maltrattamenti, per riportarli a condizioni di vita degne.

L’intento quindi è sociale, benefico, ecologico, nel senso del rimando a un rapporto uomo-natura finalmente integro. Ma il gesto (far dipingere un cavallo) resta, ed è provocatorio rispetto all’ossessione -anche- postmoderna del rendere qualsiasi cosa arte, e proiettare chiunque nell’empireo dell’Autorialità. Guardate i dipinti di Napoleon, insomma: sono meglio di quelli di molti umani che tengono il pennello in mano.