La mostra di Islander per finanziare il recupero degli equini maltrattati.
di Eros Labin
Strano che un animale “nobile” come il cavallo, nella storia e nell’immaginario sia sempre stato associato a un uso, a una finalità pratica. Si dice cavallo “da corsa”, “da tiro”, “da traino” (e anche “da macello”) come se l’animale nobile fosse nient’altro che un utensile. Un mezzo tecnico, di cui servirsi, e magari da buttare via quando non serve più.
Il fatto che spesso la cronaca racconti episodi di maltrattamento ai danni degli equini è un sintomo di questo rapporto venato di antropocentrismo un po’ ottuso. Eppure furono i cavalli (lo racconta Omero) i primi a piangere per la morte di Achille (un cavallo che piange?), e sono ancora loro i protagonisti di opere indimenticabili, dal romanzo Cavalli selvaggi di Cormac Mc Carthy, al capolavoro del cinema L’uomo che sussurrava ai cavalli, con Robert Redford.
E qui, come nelle opere appena citate, c’è un esempio di rapporto armonico, e non di riduzione a oggetto, dell’”animale nobile”. La mostra “Scatti di libertà” (allo spazio Oberdan di Milano, dall’1 al 3 febbraio 2014), con 50 fotografie di Francesca De Fazio, racconta il dinamismo, la gioia naturale, il rapporto organico con la natura di questi animali. Scatti che oscillano tra una resa quasi pittorica dei profili in bianco e nero, e la percezione di conquista, carica di vibrazioni, dello spazio vitale, nelle foto a colori.
Il tutto organizzato dall’Associazione Progetto Islander, che ha come fine sociale sensibilizzare il pubblico sul problema dei cavalli maltrattati. Il finissage della mostra sarà infatti dedicato a un’asta delle opere fotografiche esposte, e il ricavato andrà a all’associazione senza fini di lucro Italian Horse Protection (IHP). Interessante realtà che ha sede a Filicaia di Montaione (in provincia di Firenze), e che si dedica, unica in Italia, al recupero degli equini maltrattati. Lì i cavalli (ma anche altri equini) vivono in totale libertà, e beneficiano di programmi di recupero fisico, e perfino psicologico, finché non ritrovano condizioni di benessere ed equilibrio.
“A volte bisogna ricordare che un cavallo non è un semplice attrezzo sportivo, un pallone da calcio o una racchetta da tennis. Ma che è un essere le cui esigenze vanno rispettate” come ci ricordano nel video di presentazione di Islander.
E il significato complessivo dell’operazione forse va oltre il piacere estetico di una bella foto o la meritoria finalità dell’operazione. Forse è un richiamo a un rapporto più originario, sentito, appunto organico, con la natura. A volte, forse, varrebbe la pena non solo sussurrare, ma anche ascoltarli, i cavalli.