Le teorie d’arte tra pigmenti e idea di colore. Un corso intensivo online

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Il corso intensivo estivo online organizzato dalla Accademia Urbana delle Arti, che avrà luogo nei giorni 2 e 3 luglio, verrà dedicato al rapporto tra colore e pigmenti, ovvero tra il fenomeno luminoso e la materia pittorica.

Le teorie sui colori, sviluppate nel corso dei secoli fino ad oggi, sono molte, anche se dalla modernità nella cultura occidentale si è andata imponendo quella che identifica la teoria del colore con gli studi fisici sulla luce, a partire dalle teorie newtoniane. Manlio Brusatin, nella sua Storia dei colori, ha ricostruito l’affermarsi negli ultimi due secoli dell’“uomo dall’occhio tricromatico” secondo il quale «tutte le cose che riguardano i corpi trasparenti sono state legate all’unico fenomeno della rifrazione della luce, […]  l’alfabeto cromatico che si accetta universalmente è questo: tre colori originari bastano a riprodurre tutti gli altri»[1]. A partire, infatti, dallo studio dei fotoni, si è affermata la teoria dei colori primari, e questa riduzione del complesso fenomeno cromatico alla semplice percezione di tre colori fondamentali e delle loro composizioni è stata enfatizzata dalle modalità di riproduzione fotografica o televisiva propria della contemporaneità, come scrive ancora Brusatin: «nell’uomo dall’occhio tricromatico prodottosi negli ultimi due secoli […] i veicoli (dalla fotografia alla televisione) in cui sono riprodotti i colori moderni, i quali conservano […] concetti di produzione tanto additivi quanto sottrattivi che portano da una sensazione fissa verso molteplicità e variazioni assolute»[2].

L’uomo dall’occhio cromatico tripartito sembra non accorgersi più di altre dimensioni del colore, a causa dell’uso della luce per la riproduzione delle immagini in televisione, sugli schermi dei computer e dei cellulari, sui pannelli pubblicitari ovunque disseminati; eppure, la realtà fenomenica della natura e delle arti continua ad essere molto più complessa di quanto appare se osservata attraverso i media.

La teoria dei colori primari, da cui derivano quelli secondari, terziari e così via, è stata proposta, per esempio, nell’Arte del colore[3] di Johannes Itten, testo che ha avuto una grande diffusione nel campo artistico e non solo. Secondo Brusatin, Itten, proponendo un numero minimo di tre colori per produrre tutti gli altri, sposta l’attenzione dal campo della tavolozza costituita dalla molteplice complessità dei pigmenti coprenti, semicoprenti, semitrasparenti e trasparenti, alla minimale visione fotonica del fenomeno rifrattivo cromatico della luce. A mio avviso, la visione teoretica e filosofica di Itten è all’origine della sua rappresentazione dualistica della realtà; infatti, da una parte, ogni oggetto è rilevato solo nella sua bidimensione, ovvero pianta e prospetto su piani ortogonali come se il reale fosse ridotto a una proiezione di Monge, e dall’altra parte, il colore viene ridotto a una visione astratta minimale. Si tratta di fatto di una proposta antirealista, dove l’analisi del reale si perde in una dimensione bipolare oggettivo/soggettiva, nella quale il fenomeno cromatico diviene poco importante per descrivere la realtà: in questo contesto si comprende come una teoria minimalista del colore appaia sufficiente. La teoria del colore di Itten corrisponde alla sua visione del mondo[4].

L’affermarsi della teoria della combinazione cromatica di tre colori ha fatto mutare da tempo l’industria dei pigmenti, che negli ultimi dieci anni producono composti chimici ai quali viene dato nome di “primario”: appunto blu primario, rosso primario e giallo primario.

Si tratta di una importante mutazione commerciale dei mezzi potenziali in uso alla pittura.

La storia della produzione dei pigmenti, ovvero dei mezzi materici con cui riprodurre i colori della realtà, è molto complessa. Nei tempi e nelle diverse culture si sono reperite le sostanze tingenti, i materiali minerali, vegetali, di origine animale e poi gli elaborati frutti del laboratorio chimico moderno per produrre i pigmenti, in una storia che è fatta di relazioni tra la natura e la sua rappresentazione, sospesa tra reale ed allegorico.  Ogni concezione del colore, infatti, si relaziona ad una visione del mondo. Ogni sistema d’arte viene generato a partire da una visione del mondo, costruendo la forma attorno allo scopo espressivo o rappresentativo che la weltanschauung propone.

Analizzando i fenomeni artistici nel corso dei secoli e nelle varie parti del mondo, si scoprono delle tendenze costanti, ovvero come le diverse visioni religiose trovino nell’astrazione, nella figurazione, nella performatività o nell’aniconismo la migliore espressione, secondo il proprio contenuto e il proprio messaggio. In queste scelte anche il colore viene diversamente coinvolto ed il pigmento è diversamente usato, secondo il diverso stile espressivo.

Un pigmento indeterminato, come il blu primario prodotto dall’industria, non consente di giungere agli stessi risultati possibili usando pigmenti come il blu di Prussia, il blu di cobalto o Oltremare, o i più antichi Lapislazzuli o l’azzurrite. La pittura è mescolanza di pigmenti tingenti. La teoria del colore di Itten è invece basata sul comportamento additivo e sottrattivo dei raggi luminosi trasposto, in una visione astraente, nella concezione di un diverso modo di intendere la pittura. I colori primari sono infatti utili per una pittura quale quella di Itten, e poi anche di Mondrian e di Kandisky, ovvero per tutti gli astrattisti agli espressionisti astratti. Ma tali colori primari non sono invece utili per pittori quali Dalì, De Chirico, Sorolla, come anche per Riccardo Tommasi Ferroni e Luciano Ventrone, ovvero pittori accomunati da una radice realista.

Infatti, mescolare sulla tavolozza un generico colore “primario” non consente di giungere alle potenzialmente infinite sfumature che la natura offre alla vista. L’idea astratta di colore consente un sistema molto semplice e molto logico, ma la pittura è un processo materico più complesso. La mescolanza di un giallo di cadmio con un vermiglione conduce a un risultato molto diverso da ciò che otteniamo dalla mescolanza di un giallo di Napoli con un rosso di cadmio, oppure di un giallo indiano con della lacca di garanza.

Occorre anche considerare che la teoria dei colori primari sia stata riprodotta a stampa con difficoltà, come già veniva segnalato nelle prime edizioni del testo di Itten. I risultati teorici delle combinazioni dei colori primari sono diversi nella riproduzione materica della stampa ed ancor più nella realtà della tavolozza. La realtà cromatica di una tavolozza pittorica è molto ricca e complessa, composta da pigmenti minerali naturali, pigmenti minerali artificiali, pigmenti organici naturali (animali o vegetali), pigmenti organici sintetici e pigmenti misti. Invece, una tavolozza pittorica basata sui colori primari si riduce solamente a tre colori generici, blu, giallo, rosso, con il bianco e il nero, con una potenzialità di creazione di toni molto ridotta.

Le potenzialmente infinite sfumature cromatiche che l’osservazione della natura offre nel suo quotidiano spettacolo multicolore vengono in qualche modo restituite dall’impegnativo lavoro tassonomico dello statunitense Albert Munsell, che ha proposto tavole cromatiche che, secondo la tonalità, il valore e il croma, descrivono tutte le sfumature del colore. Questo approccio olistico alle molteplici cromie della natura ha permesso varie applicazioni pratiche da punti di vista diversi: da un punto di vista agrario, minerario, archeologico, botanico, paesaggistico, per lo studio della vegetazione, e per lo studio delle composizioni minerali dei terreni. Ma ovviamente la ricaduta maggiore coinvolge la pittura. Il metodo di Munsell, che è contemporaneo alle teorie artistiche di Itten, Kandinsky, Mondrian, consente infatti di sottolineare che esistono diversi modi di vedere i colori e la realtà che ci circonda.

Il corso intensivo estivo on-line “Pigmenti e colori. Le teorie dell’arte” organizzato dalla Accademia Urbana delle Arti affronterà proprio il rapporto tra il fenomeno luminoso e la materia pittorica nel contesto delle teorie artistiche.

In una prospettiva inter e trans-disciplinare verrà affrontata innanzitutto la realtà fisica e chimica del colore, ci si interrogherà poi sul significato filosofico del colore come qualità e si dedicherà molta attenzione alla relazione tra pigmenti e colori nella storia delle arti e nelle teorie artistiche, con riferimento alla visione del mondo che esprimono; infine, si illustrerà il significato del colore nella liturgia e nell’arte sacra.

Il corso si rivolge innanzitutto agli artisti, agli storici ed ai filosofi dell’arte, ai docenti di ogni ordine e grado, a chi ha responsabilità di committenza artistica, ma anche a chiunque abbia interesse e curiosità culturale.

Il corso si avvale della collaborazione di docenti universitari di svariate discipline e viene promosso e coordinato dalla Accademia Urbana delle Arti, che dal 2006 è impegnata nella ricerca e nella formazione nell’ambito delle arti e della teoria dell’arte.

Il corso dura due giorni, 2 e 3 luglio, è interamente on-line e costa complessivamente 100 euro. Sono disponibili borse di studio.

Per iscrizioni, compilare la scheda nel sito https://www.rodolfopapa.it/corso-intensivo-luglio-2024

Per informazioni, scrivere a [email protected]


[1] Manlio Brusatin, Storia dei colori, Einaudi, Torino 1983, pag. 3.

[2] Ibid.

[3]Johannes Itten, Arte del colore (1964), Feltrinelli, Milano1982.

[4] Cfr Rodolfo Papa, La torre di fuoco, l’arte la religione, in “Arte Dossier” n. 411, luglio-agosto 2023, pp. 36-3