Senza il padre non c’è più Storia

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Il primo teatro della nostra vita, il più importante, è la famiglia. Sulla sua scena nasciamo, cresciamo. Ognuno è protagonista con un proprio ruolo, e la recita dovrebbe rispettare le parti. Il condizionale è d’obbligo, non per prudenza, ma perché ormai quel teatro è in una totale anarchia.

Semplicemente, non si crede al valore della famiglia: una cultura, non una fatalità, ha minato il significato che essa possiede nella nostra società come fondamentale istituzione educativa. L’aggressione contro di essa si sviluppa da fronti diversi, ma l’attacco più distruttivo viene portato con la demolizione della figura del padre. Distruggi il padre, sfasci la famiglia.

LEGGI L’EDITORIALE DI MARIO ADINOLFI: DIFENDERE LA FAMIGLIA ORMAI E’ REATO

Il padre-padrone è scomparso, e di questo ci possiamo rallegrare. Però adesso si fa il padre navigando a vista, senza punti di riferimento né alla tradizione, né al vissuto personale, sempre inadeguato alla realtà attuale. Perno della famiglia rimane la madre, e solo lei può lasciare al marito lo spazio per fare il padre, cedendo il suo naturale potere. Spesso questo spazio non viene dato, e allora il padre non può neppure sognarsi di competere con la moglie. Spesso questo spazio, se lasciato, non viene occupato dal padre, perché per mille motivi non ne comprende il significato, preso com’è dal suo lavoro, dal suo egoismo o stupidità.

Così ci troviamo una società mammizzata, dominata da sentimentalismi ed emozioni deboli, in cui è assente la figura che apre al mondo, che aiuta i figli a sfidare la realtà e a non restare sotto il protettivo ombrello materno che impedisce di alzare lo sguardo al cielo e vedere la bellezza dell’universo. In questo teatro crescono figli fragili, perché se togli dalla scena il padre, togli la storia. Il padre è la storia, è radice, e sono le radici che fanno crescere la famiglia. Che società, allora, possiamo avere?

33 Commenti

  1. Porca paletta, è proprio vero che quando qualcuno parte prevenuto è del tutto inutile volergli spiegare quello che si intende dire, perché troverà sempre modo di trovare qualcosa di ingiurioso e negativo anche in affermazioni che di ingiurioso e negativo non hanno proprio un bel niente.
    Non auspico famiglie senza genitore 1 o genitore 2, e non voglio neanche insultare nessuno definendolo benpensante bigotto. Stavo solo dicendo che è del tutto privo di fondamento pensare che quanto descritto in questo articolo stia veramente indebolendo le generazioni future, esattamente come è tipico dei benpensanti bigotti prendere per buone e scandalizzarsi di fronte a certe cose. Cosa c’è di offensivo in questo, non sono semplicemente dati di fatto? Non è un semplice dato di fatto anche che per queste affermazioni si offenda solo chi è alla disperata ricerca di pretesti per offendersi? Se qualcuno sarà così gentile da spiegare questo ad un povero stupido, il povero stupido gliene sarà immensamente grato, perché avrà modo di imparare a non sbagliare più.

    Grazie e buon Solstizio.

  2. La cultura sociale operativa di sinistra, propende a inculcare il nichilismo e la contrapposizione sociale, tramite l’educazione scolastica e in età sempre più giovane. Lo scopo finale è conformare una personalità adeguata al marxismo. Per evitare che i genitori vi si oppongano con successo, i docenti marxisti cercano di estraniarli dalla psicologia “infantile” dei loro figli, onde avere il campo libero. Il “mammismo” non è una malattia tipica del nostro tempo, ma il marxismo del secondo dopoguerra ha imparato a sfruttarlo al meglio. Me ne occupo dal 1998 quando parlando con mia figlia di 9 anni, mi accorsi che un insegnante di sostegno le aveva consigliato di non “ascoltarmi”, poiché come genitore potevo essere soltanto “troppo” protettivo. http://www.ulissedibartolomei.it/

  3. Osteria, qui il fatto inatteso che qualcuno dica che tutte le storie di “società mammizzata etc. etc.” sono solo futili piagnistei abbia suscitato un pandemonio ancora maggiore rispetto a quello che suscitano in questo giornale quelli che nominano Bersani o De Benedetti.
    Parlando di sentimentalismi, mi sembrano molto più (inutilmente) sentimentalisti quelli che fanno finta di inorridire quando sentono parlare di genitore 1 e genitore 2, quando in realtà mi sembra solo normale che uno di genitori ne abbia solo due, e non tre o quattro o cinque.
    Nel mio caso è stato proprio il genitore due a non volere più essere tale, piantando lì me e il mio genitore uno. Peccato che anni e anni dopo fosse proprio il mio genitore due a essere diventato particolarmente moralista in tema di famiglia cosiddetta tradizionale, tanto per rimarcare una piccola parte della grande ipocrisia che spesso si cela dietro a questi temi sensibili (sensibili per chi poi?).
    Poche manfrine dunque. Esistono tantissimi bambini tirati su solo dal genitore uno, che non sono né sentimentali, né mammoni e neanche gay, ma hanno semplicemente imparato a stare al mondo. Il tutto alla faccia dei benpensanti bigotti.

    Buon solstizio a tutti.

    • Se l’ auspicare una famiglia completa sia roba da “benpensanti bigotti” è tutto da dimostrare. E lei ne prede le distanze: è un malpensante? Non ne faccia un risibile assioma. Si ponga qualche domanda, invece.

    • Non credo che sbagli molto chi rileva nelle sue parole evidenti strettoie non superate. Ma se lei è così contento di come le è andata perché se la prende tanto e crede di ingiuriare gli altri definendoli benpensanti bigotti? Pensi un po’ se io fossi malpensante, che cosa dovrei riscontrare nella sua nervosa reazione. Se vuole che le diciamo bravo, ok bravo; e brava anche a chi l’ ha cresciuto inculcandole certe idee. Se le tenga ben strette e disprezzi pure tutte le altre: è evidente che l’ aiuta a riempire dei vuoti. Ha provato ad essere figlio: ora si cimenti come padre o marito come le ha detto qualcuno prima di me; anche se chiederle un minimo di autocritica mi pare proprio velleitario.

  4. La cultura sociale operativa di sinistra, propende a inculcare il nichilismo e la contrapposizione sociale, tramite l’educazione scolastica e in età sempre più giovane. Lo scopo finale è conformare una personalità adeguata al marxismo. Per evitare che i genitori vi si oppongano con successo, i docenti marxisti cercano di estraniarli dalla psicologia “infantile” dei loro figli, onde avere il campo libero.
    Il “mammismo” non è una malattia tipica del nostro tempo, ma il marxismo del secondo dopoguerra ha imparato a sfruttarlo al meglio. Me ne occupo dal 1998 quando parlando con mia figlia di 9 anni, mi accorsi che un insegnante di sostegno le aveva consigliato di non “ascoltarmi”, poiché come genitore potevo essere soltanto “troppo” protettivo. Ho scritto un resoconto in questo testo, frammisto ad altre similari argomentazioni, che riguardano l’educazione: http://www.amazon.it/Plagio-Parentale-Generazionale-Frontiere-Tempo-ebook/dp/B00QBBGBXM/ref=sr_1_12?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1419188460&sr=1-12&keywords=ulisse+di+bartolomei

  5. Bravo Michele.. parole saggie.. magistratura politizzata post 68ina che se ne frega addirittura di applicare le leggi dello stato (vedi affido condiviso, rimasto legge morta e non rispettata).. che schifo.. ma il giorno dei forconi arriverà anche per loro.. promesso

  6. E’ chiaro che l’argomento suscita accese prese di posizione, essendo vivo e attuale. Tuttavia mi pare che Zecchi non stesse facendo una crociata a favore della famiglia tradizionale o contro il femminismo. Mi sembra che parlasse offuscamento della figura paterna, dell’idea paterna, non nel senso di scomparsa del genitore maschio ma del principio di responsabilità e del ruolo sociale – di inserimento del figlio nel contesto della società – che tradizionalmente si associava alla presenza del padre. Stava dicendo che si è perso di vista il principio fondamentale che per diventare adulti bisogna imparare anche a dare, e non solo a ricevere, perché se si pretende di “ricevere il seno” (metaforicamente) in eterno, senza imparare il coraggio di combattere nei rapporti, si resta lattanti psichici a vita. E credo che questo non abbia strettamente a che vedere con la santificazione delle famiglie di una volta (Zecchi dice in apertura che ci possiamo rallegrare della scomparsa del padre-padrone), ma, più in profondità col riconoscimento del principio che la “democratizzazione” radicale dei rapporti familiari associata alla “cacciata” della figura paterna – e di ogni comportamento o principio che storicamente ad essa si collega – rischia di farci scivolare in una confusa anarchia in cui, una volta persi i riferimenti precedenti, non ne abbiamo però ancora di nuovi da sostituire ad essi e su cui orientarci. Potrà anche non piacerci il ricordo della tradizione da cui proveniamo e possiamo ben rifiutarla e sceglierci le nostre coordinate, ma non possiamo certo rifiutare di farci i conti: perché con gli archetipi bimillenari, ci piaccia o no, i conti bisogna farli comunque.

  7. Cosa sta succedendo al parlamento ???
    Sono i dirigenti statali, diventati TUTTI, UNA MASSA DI CRETINI ??? Oppure sono tutti CULATONI E LESBICHE, cioè GENTE STERILE, cresciuta in orfanotrofi, che l`unico ricordo
    della famiglia è quello di una madre PROSTITUTA, che hà abbandonato il proprio neonato
    sulla soglia della chiesa ???
    LA FAMIGLIA, IL SIMBOLO PIÙ BELLO, IL SIMBOLO DELLA FECONDITÀ, CHE VIENE SPORCATO DA UNA MASSA DI MALEDETTI ,SABOTTATORI E LADRI. MI AUGURO CHE QUESTA GENTE AFFOGHI NEL PROPRIO STERCO !!!

  8. ABRARAETC…Certe reazioni ironico-indispettite, gravitanti attorno ad unica esperienza personale, suggeriscono situazioni soggettive che qui ed in breve non si possono condensare adeguatamente. Le sfugge che Zecchi parla d’altro, come osservatore prende atto di una evoluzione che è sotto gli occhi di tutti: lei, invece, tira delle somme nei limiti del al suo caso. E, tuttavia, quello e come lo esprime non mi suggerisce l’ idea di una serenità, ma piuttosto quella della dequalificazione di ciò che non si è avuto. Lei si mostra appagato di ciò che è; se si accontenta e non rimpiange nulla, buon le per lei. Ma come fa ad essere certo che lei è il meglio di ciò che è, come figlio, come padre, come marito, come cittadino? Proporrebbe onestamente il suo caso come la regola ottimale per ogni famiglia? Certo: con un padre in famiglia le poteva andare peggio; ma forse le poteva andare meglio. Non lo saprà mai: allora ostenti meno toni di sufficienza e si ponga le domande giuste.

  9. Come dire che il nuovo corso è quello del figlidiputtanesimo. La figura del padre, ormai così ridimensionata, trova il suo seme storico nell’ atteggiamento di una magistratura che, nei provvedimenti di separazione personale dei coniugi, resta ancora strettamente attaccata a certi parametri che andavano bene quando la madre di famiglia non lavorava fuori di casa. Padri-cassa ridotti in miseria, senza diritti, lasciati alla mercé delle mamme dei loro figli: azzerate tutte le altre loro funzioni. Di qui l’ imput alla nuova concezione che, non solo viola i diritti del padre, ma anche quelli dei figli minori deprivandone gravemente la formazione e indirizzandoli verso il sistema mammista. Minori che, a loro volta, faranno altri danni a sé e ad altri. Per non dire del nome : genitore 1 e 2: la cazzata per dessert.

  10. Con tutto il rispetto, mi sento in dovere di dire che tra tutte le boiate che mi è capitato di leggere in vita mia, questa ne supera veramente parecchie.
    Che cosa dovrei dire io, che sono figlio di genitori separati, sono stato tirato su esclusivamente da mia madre fin dall’età di quattro anni, oltre al fatto di essermi dovuto assumere la responsabilità, dai quattordici anni in poi, di trovare delle mediazioni nei difficili rapporti tra i miei genitori, ulteriormente complicati dal fatto che mio padre avesse nel frattempo trovato una nuova compagna?
    Questa esperienza mi ha aiutato ad imparare a conoscere il mondo, tutte le sue bellezze, ma anche tutte le sue insidie, ben prima dei miei coetanei i quali hanno sempre avuto mamma e papà sempre presenti entrambi. Ho imparato a capire molto in fretta quali sono quelli di cui mi posso fidare, a diventare consapevole di quelli che sono i miei limiti e le mie capacità, a portare avanti senza paura le mie idee e le mie convinzioni, ma soprattutto ho imparato che all’interno delle famiglie, quelle vere, in cui mamma e papà ci sono sempre, non è tutto oro quello che luccica. In più, udite udite, ma tanto so benissimo che non mi crederete, avendo deciso a priori che questo non è possibile, non avendo avuto l’esempio maschile di mio padre, non sono neanche gay.
    Quindi, date retta ad uno stupido, debosciato, cresciuto senza padre e tutte queste cose qui: La gente “mammizzata, dominata da sentimentalismi ed emozioni deboli”, se proprio ci tenete a trovarla, andate a cercarla nelle famiglie in cui ci sono mamma e papà. Ne troverete certamente molta di più rispetto a quanto possiate trovarne in situazioni come la mia. Provare per credere.

    P.S. tra tutti i miei imperdonabili difetti che vi ho elencato, ho dimenticato di dirvi il peggiore: sono anche di sinistra.

    • ABRAETC…Certe reazioni ironico-indispettite, gravitanti attorno ad unica esperienza personale, suggeriscono situazioni soggettive che qui ed in breve non si possono condensare adeguatamente. Le sfugge che Zecchi parla d’altro, come osservatore prende atto di una evoluzione che è sotto gli occhi di tutti: lei, invece, tira delle somme quanto al suo caso. E, tuttavia, quello e come lo esprime non mi suggerisce l’ idea di una serenità, ma piuttosto quella della dequalificazione di ciò che non si è avuto. Lei si mostra appagato di ciò che è; se si accontento buon le per lei. Ma come fa ad essere certo che lei è il meglio di ciò che è come figlio, come padre, come marito, come cittadino? Proporrebbe il suo caso come la regola ottimale per ogni famiglia? Certo: con un padre in famiglia le poteva andare peggio; ma forse le poteva andare meglio. Non lo saprà mai: allora ostenti meno toni di sufficienza e si ponga le domande giuste.

    • Sei di sinistra. Appunto !!! La società mammizata è quella prima teorizzata, poi voluta ed infine attuata dalla sinistra, a partire dalla premiata ditta Marx & Engels, a seguire Lenin & Trotski fino al ridicolo odierno italico dell’Italia di Renzi dove ci propinano il genitore A ed il genitore B.

  11. Articolo vago, nebuloso, senza alcuna “fonte” e tra l’altro ridicolmente sessista (“una società mammizzata, dominata da sentimentalismi ed emozioni deboli” – mi faccia capire, cosa sono le emozioni “deboli”? e sono ad appannaggio esclusivo delle donne?). Mi domando poi cosa intendiate sempre con questo “valore della famiglia”: forse bisognerebbe chiedersi, semplicemente, “la famiglia di chi?”. Perché sospetto, per esempio, che la mia famiglia abbia valori diversi dalla sua, e se io non nego i suoi valori, lei non si azzardi a negare i miei. La saluto e le auguro una buona messa.

    • GIAN, addirittura ” non si azzardi “! e dove ha imparato che l’ esprimere un punto di vista diverso dal suo comporti un azzardo, un rischio da bocciare così perentoriamente? Quanta aggressività lei riesce a concentrare identificando in provocazione quello che è una semplice constatazione, ancorché non condivisibile! Vede, a me fa l’ effetto opposto: e mi fa immaginare che Zecchi abbia ragione; l’ aggressività, specie quella gratuita, è sentimento debole, da insicuri, da indigenti in maturità in cerca di compensazioni e recuperi

      • é che sono stanco di sentirmi sventolare sotto il naso questo “valore della famiglia”, e queste persone (loro sì, arroganti) che hanno deciso che l’idea che hanno loro di famiglia deve essere quella buona, e che tutte le altre sono devianze. Io a differenza loro non penso che la mia idea di famiglia sia sacra, e lascio agli altri di avere la famiglia che più aggrada. Riguardo poi all’articolo in questione, rimango della mia opinione: non ho capito cosa si intenda per “sentimentalismi ed emozioni deboli” e forse l’autore dovrebbe spiegarlo un po’. Inoltre non vedo tutto questo eclissarsi della figura del padre (insomma, cosa intende? i padri non ci sono più? hanno abdicato al loro ruolo educativo? e in cosa dovrebbe consistere questo ruolo educativo? forse portare i figli (maschi) a fare la caccia al cinghiale per riscoprire i vecchi piaceri virili?). Inoltre vorrei aggiungere che nella società più “tradizionale” a rigor di logica era la donna a occuparsi della educazione dei figli , e che in realtà è solo in tempi relativamente recenti che i padri hanno cominciato a dividersi alcuni compiti prima definiti “domestici” con le mogli. Sono in realtà abbastanza convinto che adesso i padri passino più tempo con i figli rispetto a, diciamo, cinquant’anni fa. Ovviamente questi discorsi lasciano il tempo che trovano perché sfido io a trovare dei dati oggettivi. Riassumendo, trovo che l’articolo che stiamo tutti perdendo tempo a commentare (e io sono il primo a perdere tempo: ma è domenica, qui piove, il Genoa ha perso e confesso una certa voglia di polemizzare) sia completamente vuoto e inconsistente, non tanto perché esprime un’idea diversa dalla mia – io sono un volterriano di razza, e se il mio tono v’è apparso brusco non ho difficoltà a scusarmi- ma perché non si basa su niente di tangibile.

    • saccente, insolente, arrogante, gradasso, supponente, polemico, nichilista, minimalista, villano, ignorante e amorale….scortese qualunquista.

      • Per Greysmouth:
        Lei conosce un sacco di aggettivi: mi complimento con lei. Però non mi sembra che risponda a nessuno dei miei quesiti, e neanche mi sembra di averli posti, questi quesiti, in maniera tanto sgarbata da meritare una risposta del genere. Sono sinceramente convinto che i padri passino più tempo con i figli rispetto a cinquant’anni fa, e che questa idea delle “emozioni deboli” derivanti dal sesso femminile sia basata sul nulla assoluto. Poi: “minimalista” non è un insulto (a meno che lei non detesti visceralmente i racconti di Raymond Carver, per dire). Sugli altri non dico nulla perché ho il sospetto che sarebbe faticoso e controproducente. Buona serata.

    • tipico progressista omosessuale con un grande problema irrisolto di identità sessuale.

      • Per Cris:

        Lei non è d’accordo con me, quindi desume che sono omosessuale. Quanti anni ha, 10?
        Se quello che dico è così stupido ed esecrabile sono sicuro che non avrà difficoltà alcuna ad esporre argomenti ben strutturanti invece di comportarsi come un infante.
        Cordialmente etc etc

    • Signor Gian, condivido pienamente ciò che ha detto. Ignori i misogini che cercano di provocarla, lo fanno con chiunque osi mettere in discussione la superiorità del padre sulla madre. Chi mi meraviglia è il professor Zecchi: come ha potuto partorire un articolo così pieno di pregiudizi, errori e offese verso le madri per me è un mistero. Forse Zecchi ha dimenticato che fino a pochi anni fa i figli erano cresciuti solo dalle madri, perché i padri erano impegnati con le guerre, e la società non per questo era debole.

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