
Il “Profeta del Nuovo Gotico” poteva nascere soltanto a Sarzana, cuore della Lunigiana storica, terra di Liguria a un passo da Genova e da Parma, dominata da ben due fortezze medicee. Piero Colombani, 1952, è un pittore apparentemente fuori dal suo tempo e che, per questo, stenta a meritare il giusto apprezzamento nell’epoca in cui imperversano tutti i generi di tagli, da quelli economici a quelli di Lucio Fontana.
Colombani rifugge da provocazioni scontate e volgari e da quarant’anni punta all’arte, intesa come profondità di pensiero, animata da una retrospezione filosofica e culturale e realizzata attraverso una grande maestria che prevede il recupero di tecniche antiche e dimenticate e la realizzazione di miniature di grande e piccola dimensione. Fogli di pergamena, vera foglia d’oro e minerali sono utilizzati in base a ricette che Colombani recupera dal Libro dell’Arte di Cennino Cennini (1370-1440). «Una delle particolarità del Nuovo Gotico – spiega il maestro Colombani – è che vengono rappresentati racconti pittorici in cui l’osservatore può notare storie affascinanti, dipinte secondo lo stile degli antichi maestri, mescolate a elementi narrativi del mondo contemporaneo».
Magico, Sacro, Simbolico sono sempre presenti. Si apprezza la cura del particolare, ottenuta attraverso preziosismi tecnici e contenuti simbolici che richiamano la riflessione umanista che Colombani rielabora continuamente, portando al massimo le potenzialità espressive dei codici medievali, attualizzandone spirito, linguaggio, messaggio. Un percorso lungo e faticoso, autentico, basti pensare al grande codice miniato cui l’artista lavora dal lontano 1997, opera di rara preziosità per immagini e testi. Non deve stupire, insomma, se Vittorio Sgarbi ha parlato di lui come «l’ultimo dei Fiamminghi» che trova «nella miniatura un ideale terreno di espressione».
