Casanova, altro che Don Giovanni

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Il seduttore veneziano, vecchio e stanco, racconta con nostalgia le sue peripezie amorose.

 

di Maria Lucia Tangorra

 

Si pensa di sapere tutto su un personaggio, tanto più quando è diventato una leggenda, poi, grazie al connubio studiosi-artisti, arriva il coup de théâtre. Questa è la sorte che è capitata a Giacomo Casanova, che rivive sotto nuova luce in “Casanova” per la regia di Nadia Baldi e l’interpretazione raffinata di Roberto Herlitzka.

L’attore non è nuovo a interpretazioni “da vecchio” di personaggi leggendari, resta scolpito nella memoria il suo “ExAmleto”, così denominato perché si trattava di un Amleto anziano non avendo più l’età per interpretare il principe di Danimarca ed era proprio per il suo essere “ex” che persino Amleto assumeva un’aurea fantasmatica.

Ruggero Cappuccio, rifacendosi all’ultima versione di “Histoire de ma vie” (curata da Jean-Christophe Igalens, docente all’Università di Nizza, il quale si è basato sull’originale manoscritto), cuce addosso all’interprete torinese un testo che sa di un sapore nuovo per andare oltre lo stereotipo e far emergere l’uomo al di là del personaggio.

«Aprite!»: è una voce bassa, ma decisa a dirlo. Lentamente il sipario si apre e ci appare un Casanova anziano, per lui non ci sono maschere né orpelli del tempo perché compito della pièce è far sì che si denudi di fronte a se stesso, ai suoi fantasmi e anche a noi che lo immaginiamo come uno dei seduttori per eccellenza. Scavando profondamente nella sua vita, nei suoi scritti e assistendo allo spettacolo, scopriamo che il famoso veneziano non è così associabile al Don Giovanni; Casanova è anche stato molto innamorato (per esempio di Henriette), sedotto e abbandonato e ha affascinato con l’arma del riso.

A tratti il Casanova herlitzkiano ricorda un Amleto dal tragico sberleffo, ma insieme all’ironia risuonano le sue lamentele e l’infelicità di un uomo che è vicino alla dipartita finale. Casanova ci parla, infatti, dal castello di Dux, dov’è ospite “prigioniero” e dove inizia la stesura delle sue memorie, cercando di fare i conti con il passato. In questo a tu per tu con i fantasmi, risultano suggestivi la scelta scenografica e il ruolo delle giovani attrici (Franca Abategiovanni, Carmen Barbieri, Giulia Odori, Rossella Pugliese e Marina Sorrenti) – un connubio tra corpo, spazio e parola in interazione col protagonista-bersaglio per farci percepire una gabbia mentale.

Il “Casanova” di Herlitzka seduce per il modo di raccontare le avventure (come l’evasione da Piombi o il duello con il conte Branicky) – mai vanaglorioso, ma fatto di parole umane e rotti silenzi, affascina per l’erudizione che si mischia con la sfera magica, fa sorridere per lo sguardo buffonesco, intenerisce quando finisce in balia dei suoi fantasmi e alla fine… a voi scoprirlo!

Per un uomo che aveva la visione teatrale delle cose, era d’obbligo offrirgli una possibilità di riscatto proprio sul palco dopo che «il personaggio si era mangiato l’artista».

 

23.07.2014