Quanto è bello disegnare i brutti

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Macchiavello, tra una Ceres e una matita, racconta i nuovi mostri

di Claudio Cabona

 

«Chi l’ha detto che bisogna sempre rappresentare il bello? Disegnare ciò che è esteticamente piacevole mi annoia, io sono attratto dal brutto», racconta Enrico Macchiavello, artista e disegnatore genovese, classe 1974. Un approccio grottesco e dissacrante, ma allo stesso tempo fantasioso e colorato, nel quale i protagonisti hanno nasi brufolosi, orecchie a sventola e denti storti.

Una matita dal tratto inconfondibile che ha dato vita agli strampalati personaggi che popolano gli spot della birra Ceres, e ai mostri delle carte da gioco Skifidol;  oltre a tanti altri progetti pensati per un pubblico giovane e non solo. Mostre, libri illustrati, pubblicità e tanto altro, l’universo del disegnatore genovese abbraccia campi diversi, catturando l’occhio dell’osservatore con uno stile “anti-fighetto”.

«Mi è sempre piaciuto disegnare, sin da bambino ho trovato più semplice mettere dell’inchiostro su carta piuttosto che usare la parola – racconta Macchiavello – ho frequentato il liceo artistico e l’accademia di Belle Arti: nel mentre ho lavorato come ragazzo di bottega presso lo studio Feguagiskia di Gualtiero Schiaffino, disegnatore satirico di Camogli, in cui mi sono fatto le ossa su tutto ciò che gira intorno al mondo della stampa e della tipografia».

Poi la collaborazione con la Ceres e la creazione di un immaginario che è entrato nelle case di milioni di italiani. La raffigurazione di una realtà che esiste, ma che molte volte non finisce sotto i riflettori, rimanendo ai margini del nostro sguardo. «Guardandomi intorno rimango colpito da ciò che non è ordinario – continua l’artista – da tutti quegli aspetti fortemente caratterizzanti che però non sempre sono belli, anzi. I miei disegni raccontano quello che vedo, in modo spontaneo e lontano da schemi precostituiti».

Nel mondo di Macchiavello può trovare spazio chiunque: un emarginato ubriaco in un bar, un ladro dal naso gigantesco pronto a una rapina, o un uomo distinto pieno di brufoli in giacca e cravatta, perché «anche i ricchi possono essere brutti, ricordatevelo», sorride il disegnatore. Uno spaccato del mondo che ci circonda, raffigurato in modo ironico, senza mai prendersi sul serio.

«Quando disegno per i bambini invece mi pongo dei limiti – conclude – devo evitare certi accessi, ma non rinuncio alle mostruosità». Al contrario dei protagonisti delle fiabe, i personaggi pur orrendi di Macchiavello non sono cattivi, e può capitare di incontrarli tutti i giorni sull’autobus.