Mastroianni + Frattini: arte e design parlano la stessa lingua

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A Milano per la design week dialogo la scultura di Umberto Mastroianni e il design d’arredo di Gianfranco Frattini, esplorano il potere espressivo della materia tra arte e progettazione

Le relazioni tra arti visive e design d’arredo hanno sempre costituito, già dal periodo delle avanguardie del ‘900, un terreno di ricerca assai stimolante. E anche oggi, in un quadro creativo particolarmente eretico e multiforme, i confini tra le due sfere appaiono sfrangiati, ricchi di stimoli figurativi, anche in termini combinatori e di confronto dialettico.

Proprio in quest’ultima prospettiva si muove l’iniziativa della Galleria Cesati di Milano (in via S. Giovanni sul Muro 3) che, in collaborazione con la galleria Volumnia di Piacenza, propone, in chiave retrospettiva, un dialogo tra alcune sculture di Umberto Mastroianni, eminente e poliedrico artista, e Gianfranco Frattini, brillante designer che, pionieristicamente, ha fatto del progetto d’arredo un campo d’azione del tutto autonomo rispetto all’architettura.

Nonostante la diversità professionale dei due personaggi, considerata tale soprattutto nei decenni passati, oggi, grazie una sensibilità culturale più attenta alla pratica della contaminazione, possiamo individuare delle corrispondenze multiformi e caleidoscopiche, riconducibili per entrambi ad attenti percorsi di ricerca intorno alle risorse dei materiali.

Le strade dei due autori, pressoché coevi, si incrociano per la prima volta proprio nel 2025 grazie a un’iniziativa di alto valore concettuale, dal titolo “La materia diventa linguaggio”. E non a caso, ciò avviene per merito della galleria Alessandro Cesati, attiva da diversi decenni nel campo dell’arte antica: oltre ad avere sempre attribuito fondamentale importanza allo studio dei materiali come terreno d’indagine favorito per la selezione delle opere, si è contraddistinta soprattutto per una pervicace e marcata predilezione per i metalli quali il ferro, il bronzo, il rame e l’ottone, unitamente a un’intensa e appassionata attività di esplorazione dell’universo della scultura europea, senza limiti geografici o temporali.

Umberto Mastroianni nasce nel 1910 nel Frusinate. Dopo una fase classico-figurativa, è solo negli anni ‘50 che può “restituire” nella propria arte gli stimoli provenienti dal Futurismo (ma anche da altre figure dell’avanguardia europea), assorbiti silenziosamente tra le due guerre. Proprio questo imprinting lo porta a indagare, in modo libero e dinamico, sul DNA dei materiali e sulle loro risorse espressive. Questo approccio determina una sostanziale continuità tra ambito pittorico e quello scultoreo, entrambi ricchi di geniali sperimentazioni materiche e linguistiche. Mastroianni si avventura, ad esempio, nella lavorazione di lastre metalliche (argento, bronzo, rame, acciaio) che, grazie a coraggiose applicazioni di colore a pennello, arricchiscono il proprio carattere e raggiungono una forte complessità “costruttiva”.

Umberto Mastroianni, Orchidea, 1976

In questa prospettiva rientra anche il lavoro di Gianfranco Frattini, nato a Padova nel 1926, fra i protagonisti di quel professionismo colto e sensibile che connota la scena milanese del dopoguerra. Proprio nel capoluogo lombardo, nel quale si trasferisce per studiare Architettura al Politecnico, egli ha l’occasione di confrontarsi con le aziende d’arredo del nascente Made in Italy, avviando con esse delle feconde collaborazioni; ma anche con una committenza borghese attenta alle trasformazioni del gusto ma anche alla qualità intrinseca dei prodotti.

Sideboard n. 503, design Gianfranco Frattini, prod. Bernini, 1961

Frattini avvia la professione in un momento in cui l’industria del mobile è ancora permeata di artigianalità. Per questo, come accadeva negli stessi anni per Mastroianni, lo studio della materia non può che rappresentare il nucleo delle sue creazioni, che parte dai legni preziosi tipici degli anni ’50 fino all’acciaio cromato tornato in voga nei due decenni seguenti.
Difatti la bellezza sensuale dei legni di noce e di jacaranda è protagonista delle linee di mobili disegnate per Bernini nel 1961 – oggi considerate modelli di punta nei circuiti del modernariato, di cui la Galleria Cesati espone alcuni esemplari proprio in questa occasione (tavolo da caffè mod. 514, sideboard 503 e una cassettiera) – che segnano la transizione dalla dimensione artigianale alle logiche dell’arredo industrializzato.

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