Giancarlo Sangregorio. 100 anni (1925 – 2025). La pietra, il legno, i luoghi

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©ArchivioFondazioneSangregorio

“Mi fa piacere sapere che qualcuno si occuperà delle mie sculture”, aveva dichiarato Giancarlo Sangregorio  in una delle sue ultime interviste annunciando la creazione della Fondazione nel 2011 con l’obiettivo di creare un centro d’arte contemporanea.

Nel centenario della nascita dello scultore milanese Giancarlo Sangregorio (1925-2013), la Fondazione Sangregorio di Sesto Calende ha presentato lunedì 7 aprile nel corso di una conferenza stampa presso Gallerie d’Italia a Milano l’ambizioso progetto Giancarlo Sangregorio. 100 anni (1925 – 2025). La pietra, il legno, i luoghi, a cura di Francesca Marcellini e Lorella Giudici, rispettivamente presidente e responsabile scientifico della Fondazione Sangregorio.

Si tratta di un itinerario artistico, culturale e naturalistico, accompagnato da esposizioni tematiche, eventi e approfondimenti culturali, concerti, visite guidate, da aprile a dicembre 2025, per condurre il pubblico alla scoperta delle opere dello scultore attraverso i luoghi significativi dove ha vissuto e lavorato. Un viaggio che si può percorrere attraverso un’app gratuita.

L’evento ha i patrocini di Regione Lombardia e del Comune di Milano, il sostegno di Fondazione Cariplo ed il coinvolgimento di istituzioni prestigiose, come Palazzo Citterio, Pinacoteca di Brera, Gallerie d’Italia, Museo della Permanente, MUSEC, MA*GA, Università degli Studi dell’Insubria e una rete di comuni e di enti legati al territorio in cui l’artista ha vissuto e lavorato.

Le sculture di Sangregorio ricordano cromlech, menhir primitivi, forme totemiche, dolmen nuragici, masse forti, tornite in espansione verticale o raggomitolate, e sollecitate da una controllata tensione. Immobili in un tempo sospeso, sembrano totem di un’antica civiltà scomparsa, eppure straordinariamente contemporanee. Si fanno simboli in quanto aprono al mistero, in direzione dell’ignoto. E informare di sé lo spazio tempo. Un gioco di incastri ed equilibri emozionante. Un affrontarsi e compenetrarsi, agganciarsi e respingersi di forme, volumi, spazi, del legno e della pietra, i due materiali più antichi entrambi trattati col taglio diretto. A cui si aggiungono il vetro e il marmo. L’opera è al tempo stesso piena e vuota, pesante e leggera, distrutta e ricomposta. Come dice Angelo Crespi, direttore Generale Pinacoteca di Brera e Biblioteca Nazionale Braidense già direttore artistico della Fondazione: “La scultura di Sangregorio esprime l’esistenza umana nella sua vulnerabilità, fragilità ed inesplicabilità”.

Per comprendere la poetica di Giancarlo Sangregorio, come spiega Lorella Giudici, non si può prescindere dalla luce: nella scultura cercava la “luce”, che secondo lui non era un elemento che illumina la superficie ma si sprigiona dalla materia e la rilancia con la trasparenza del vetro, ritrovando la leggerezza.

Aveva imparato a lavorare il marmo da autodidatta direttamente nelle antiche cave, quelle della Valdossola, prima di approdare alla Accademia a Brera, dove è stato allievo di Marino Marini e di Giacomo Manzù. È del 1952 la sua prima personale a Milano alla Galleria Colonna. A partire dagli anni Sessanta incomincia un’intensa attività espositiva in tutta Europa: Bruxelles, Düsseldorf, Stoccarda, Locarno, Basilea, Colonia, Friburgo. L’interesse per le arti primitive, lo avvicina all’Africa dei Dogon e proprio in Mali viene a contatto con la realtà cultuale delle maschere. Dopo l’Africa, è la volta di un viaggio in Oceania che lo porta lungo il corso del fiume Sepik dove si avvicina ai lavori degli scultori della Nuova Guinea.

Trascorre da giovane lunghi periodi in Val Vigezzo dove, affascinato dalla materia, inizia a scolpire come autodidatta opere in pietra eseguite nel taglio diretto delle cave dell’Ossola. Soggiornia spesso in Versilia, lavora il marmo delle Apuane e poi a Parigi dove a ha uno studio.

A Milano – dove era nato il 20 aprile 1925 , ha lasciato molto: in via Clerici la grande scultura Itinerario nel vuoto (1983 è accompagnata dallo studio preparatorio esposto nelle Gallerie d’Italia. A Palazzo Citterio è temporaneamente in mostra il bronzo Genesi di una stirpe (1959), uno dei primi bronzi ad affrontare il tema del vuoto. Sulla balconata della Pinacoteca di Brera trovano posto Uomo con agnello del 1947, Fortezza del 1996. marmo bianco scintillante del Brasile e pietra ollare; Arca, marmo legno e vetro

Al Cimitero Monumentale due gruppi marmorei, di cui uno nel grigio granito del Boden, testimoniano l’impegno di Sangregorio nella rilettura dell’arte lapidea.

Tempesta, una delle due grandi sculture collocate nei giardini pubblici di via delle Forze Armate, è stata esposta alla XXXII Biennale di Venezia del 1964. Nel Monumento alla Resistenza di Rogoredo sono incastonati tre blocchi in pietra di Angera a testimonianza della sua attenzione all’umanità.

Il Museo della Permanente (inaugurazione il 5 maggio) espone un’opera della sua collezione: Incontri imprevisti (1997): il Centro Artistico Alik Cavaliere  documenta la stagione che ha visto i due artisti condividere studio ed esperienze, mentre i Cento Amici del Libro, storica associazione di bibliofili, con sede alla Biblioteca Nazionale Braidense, dedicano il libro d’artista del 2025 a Sangregorio, realizzato con caratteri mobili dall’Archivio Tipografico di Torino.

In area metropolitana sono da ricordare anche il Museo dell’Alfa Romeo di Arese che custodisce ed espone un prezioso trofeo realizzato nel 1968 per i piloti dell’annata 1968. Rappresenta una saettante rondine bianca fatta di marmo di Candaglia accompagnata da un disco solare, anch’esso in marmo bianco, su cui poggia il bronzeo quadrifoglio dell’Alfa.

Al MA*GA di Gallarate, con le opere che il Museo ha nelle sue collezioni, è approfondito il concetto di luce, una “luce lombarda” come l’artista la definisce nei suoi appunti.(14 giugno – 13 luglio)

Il cuore delle iniziative è a Sesto Calende dove l’artista si ritirò nell’ultima parte della vita, e dove ha sede la Fondazione che porta il suo nome presieduta da Francesca Marcellini , dove sono programmate visite guidate alla scoperta della casa-museo dello scultore (7 giugno; 22 giugno; 23 agosto. ) Un edificio in stile Alvar Aalto, come sospeso, realizzato alla fine degli anni Cinquanta, incastonato nel verde lussureggiante e da cui si gode di una vista mozzafiato del lago. Una casa-museo, che raccoglie oltre 300 sculture, migliaia di grafiche, tele e disegni e una corposa collezione di arte primitiva da Africa, Oceania e Oriente. 6 luglio Concerto Jazz

A Varese presso la Sala Veratti dei Musei Civici dal 6 al 27 aprile è allestita una mostra dal titolo Impronte “offre uno sguardo sula ricerca costante che ha contraddistinto la sua lunga carriera , dalla pietra al legno, fino alla sperimentazione con cellulosa, ceramiche e fusioni.

Il 12 e 13 aprile visite guidate alle mostre a Palazzo Tornielli di Ameno (provincia di Novara) dedicato al tema del viaggio attraverso i suoi lavori in feltro ispirati alle suggestioni delle infinite steppe asiatiche . Al Museo Archeologico di Angera (provincia di Varese) alchimie di trasparenze e luce.

A Druogno l’ex Oratorio settecentesco di San Giulio ospita il Giardino di Montagna,, nome scelto dall’artista per un gruppo di opere collocate all’aperto.

A Somma Lombardo, presso il Castello Visconti di San Vito e il vicino Palazzo Viani Visconti, dal 2008 accolgono un consistente nucleo di sculture monumentali.

Al MUSEC – Museo delle Culture di Lugano è documentata l’attività come cultore e collezionista di arte etnografica: due maschere rarissime di arte oceanica della sua collezione e una sua opera ispirata al tema del primitivismo dal titolo Figure-archetipi (1986 – 1987).

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