Luca Vernizzi è un pittore stupito dall’esistente. E nel dirlo pensiamo a Platone, che considerava lo stupore, o la meraviglia, la molla della filosofia e il principio per imparare a vivere. Lo abbiamo già detto, Luca Vernizzi non è solo un pittore di ritratti umani, ma di ritratti di ciò-che-vi-è: quindi non solo persone, ma anche tutto ciò che, per dirla con Bertrand Russell, fa parte dell’arredo costituitivo del mondo. Cioè cose. E paesaggi. «Si ritiene che io sia un ritrattista. In tal senso, niente di più inesatto. E al tempo stesso di più corretto, se si valuta in modo non più convenzionale e circoscritto la valenza della parola “ritratto”. La mia attenzione è rivolta con altrettanto impegno di domanda a qualunque aspetto visivo di questo mondo», ci ha detto Vernizzi nel suo studio milanese. La sua produzione artistica si può racchiudere sinteticamente così: “Su ciò che vi è”, citando il titolo di una raccolta di saggi del filosofo americano Willard Van Orman Quine. Lo constatiamo sfogliando il volume “Luca Vernizzi. Ritratti di cose, di luoghi, di persone, “ritratti” che completano quelli di persone che già avevamo visto nella mostra “IO TU IO” nel 2022 all’APE Parma Museo. L’occasione è oggi il dono di una ventina di opere da parte di Luca Vernizzi alla Fondazione Monteparma e visionabili all’APE Parma Museo fino al 30 marzo: lo stupore per ciò-che-vi-è, lo desumiamo non solo attraverso l’osservazione di ognuna delle sue opere riprodotte nel volume edito in occasione della mostra (un tomo di 238 pagine), che è anche un libro collettaneo distinto in “Ritratti di cose” e “ritratti di luoghi” (un’ampia selezione della produzione d’arte di una vita, dalla fine degli anni Cinquanta a oggi)) e “Breve storia di un dono”, ma anche nei titoli di molte di esse: nessun orpello, nessun volo pindarico nel lirismo, ma il puro ciò-che-vi-è. Pensiamo ad esempio alla forza tranquilla di titoli come “Sole e bidone”, o “Piove in giardino”, o “Mattina del 9.2.2015”, testimonianza anche verbale di quella “missione”, o “attitudine naturale”, che da una vita quasi impone a Luca Vernizzi di creare un disegno ogni giorno, da anni. Come fissare ab aeterno quella meraviglia che pure fugge via ogni giorno, ogni istante: la vita. O ciò-che-vi-è.
Emanuele Beluffi
Dal 14 al 30 marzo 2025 l’APE Parma Museo ha ospitato un’esposizione straordinaria: una ventina di opere donate dal pittore Luca Vernizzi alla Fondazione Monteparma (la Fondazione Monteparma è già custode di molte sue opere e di un nucleo ampio ed esaustivo delle opere del padre, il grande ritrattista Renato Vernizzi). Un gesto di grande generosità che celebra una carriera lunga oltre sessant’anni, durante i quali Vernizzi ha esplorato con maestria il mondo dei ritratti, non solo di persone, ma anche di cose e luoghi. La mostra, intitolata Luca Vernizzi. Ritratti di cose, di luoghi, di persone, è accompagnata da un volume omonimo (MUP Editore) che raccoglie saggi di autorevoli critici e una ricca selezione di opere, offrendo una panoramica completa dell’artista.
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Ritratti e non solo. La poetica degli oggetti e dei luoghi
Il volume che accompagna la mostra (nel 2022 l’APE Parma Museo gli ha dedicato la mostra IO-TU-IO, un secolo di ritratti insieme al padre Renato) si apre con un saggio di Angelo Crespi, direttore della Pinacoteca di Brera, che accosta la poetica degli oggetti di Vernizzi a quella di Morandi, Heidegger e Borges. Crespi sottolinea come Vernizzi trasformi gli oggetti quotidiani in “cose” cariche di significato, elevandoli a simboli universali. Stefano Zuffi, invece, si concentra sui paesaggi, dai mari sereni agli scorci milanesi, che diventano testimonianze di vita e bellezza nascosta.
Ritratti di cose: l’essenza degli oggetti
Vernizzi è un ritrattista di cose, capace di trasformare un bricco per il caffè in un’opera d’arte. Come scrive Crespi, il bricco diventa una “cosa” heideggeriana, un oggetto che trascende la sua utilità per rivelare la sua essenza. Attraverso il disegno, Vernizzi coglie la verità degli oggetti, la loro “cosità”, come nelle scarpe di Van Gogh o nella brocca di Heidegger. La sua arte è un inno alla quotidianità, un tentativo di preservare il permanente in un mondo effimero.
Ritratti di luoghi: l’autobiografia serena
I paesaggi di Vernizzi sono immagini di un’autobiografia serena. Dalle notti di luna ai mari mediterranei, dai giardini milanesi ai viaggi esotici, ogni luogo racconta una storia. La finestra, tema ricorrente, diventa un diaframma tra interno ed esterno, tra luce e oscurità. Durante il Covid, le sue finestre illuminate si trasformano in barriere protettive, riflettendo il senso di smarrimento collettivo. Ma Vernizzi non perde mai la speranza: nei suoi ultimi lavori, il cielo si riapre, la luna ritorna, e la vita riprende il suo corso.
Un lascito prezioso
La donazione di Luca Vernizzi alla Fondazione Monteparma è un regalo alla città e all’arte. Le opere esposte all’APE Parma Museo fino al 30 marzo, insieme al volume Ritratti di cose, di luoghi, di persone, sono una testimonianza del suo genio e della sua generosità. Vernizzi, con la sua arte, ci invita a guardare il mondo con occhi nuovi, a trovare bellezza nell’umile e nel quotidiano. Un messaggio che risuona oggi più che mai, in un’epoca in cui l’effimero sembra dominare.
Luca Vernizzi è un artista che ha dedicato la vita a catturare l’essenza delle cose, dei luoghi e delle persone. La sua donazione alla Fondazione Monteparma è un atto d’amore verso l’arte e verso Parma, una città che ha sempre portato nel cuore. La mostra e il volume che la accompagnano sono un’occasione unica per scoprire o riscoprire il suo mondo, fatto di luce, colore e poesia. Un mondo che, come scrive Crespi, “coseggia” con il nostro, invitandoci a fermarci, osservare e riflettere. Un artista, un poeta, un osservatore attento del mondo: Luca Vernizzi è tutto questo e molto altro. La sua arte è un invito a guardare oltre, a trovare il bello nell’ordinario, a celebrare la vita in ogni sua forma.