L’estate è iniziata con i fuochi d’artificio anche per via del caldo torrido improvviso; folle di turisti si riversano per le strade delle nostre meravigliose città d’arte e noi che nelle nostre città ci viviamo dove possiamo andare a rinfrescarci la pelle e il cuore? Un suggerimento arriva dai musei, oasi di frescura condizionata, che offrono riparo e bellezza grazie alle mostre in cartellone. Fra questi spicca la Galleria d’Arte Moderna di via Francesco Crispi a Roma che debutta con un triplette ad alto impatto ove spicca insieme a Prampolini e Crocetti, il futurista Osvaldo Peruzzi.
Autore dell’opera iconica Aeropittura del 1934, di proprietà della Sovrintendenza Capitolina che promuove la mostra insieme a Roma Capitale Assessorato alla Cultura, Peruzzi è stato un personaggio non secondario degli sviluppi del movimento fondato nel 1909 da Tommaso Filippo Marinetti, sviluppi che avvennero appunto negli Anni Trenta del secolo scorso quando Marinetti battezzò Peruzzi “futurista” alla Galleria Pesaro di Milano. Aeropittura è una delle opere più rappresentative delle nuove teorie estetiche del Futurismo e non a caso fu esposta lo scorso 2014 al Guggenheim di New York, si tratta infatti di un preciso segno distintivo del movimento a cavallo fra la prima stagione e gli sviluppi successivi al 1915, quando Marinetti scrisse Il Manifesto Futurista dell’Universo, che porta direttamente alla fase dell’idealismo cosmico.
Non solo Aeropittura però, nelle sale espositive è un tripudio di colore e geometrie. Peruzzi, ingegnere laureatosi al Politecnico di Milano, iniziò il suo rapporto con l’arte attraverso il suo amore per la musica ed il cinema. Nei suoi quadri si parla di jazz, che nel ‘32 era vietatissimo in Italia in quanto importato dagli Stati Uniti; le sue prime opere sono dunque una sintesi ispirata a questo genere musicale. Nel dipinto intitolato a Josephine Baker e visibile in mostra, Peruzzi inneggia alla danza, a qualcosa di piuttosto trasgressivo, coloratissimo interpretato attraverso passaggi geometrici ma non per questo meno caldi e sensuali. Tornando a parlare di Aeropittura parliamo di una visione nuova del mondo, una visione dall’alto, distorta e dilatata e soprattutto una visione ribaltata del paesaggio.
Se nel primo futurismo il mondo è ritratto da terra grazie alla rappresentazione di cicli, motocicli e locomotive, dopo la grande guerra la curiosità spinge ad alzare il naso verso il cielo e a notare i velivoli che si aggirano con le loro evoluzioni sulle nostre teste attraversando i cieli. Il punto di vista del pittore non è soltanto ottico, diventa mentale, uno stato d’animo che cambia. La mostra curata da Massimo Duranti e Andrea Baffoni è aperta al pubblico dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18.30 fino al prossimo 15 ottobre. Particolare attenzione è stata dedicata all’accessibilità infatti per le persone con disabilità visiva sono stati realizzati, in collaborazione con il Museo Tattile Omero di Ancona, un disegno a rilievo e un’audiodescrizione su “audiopen”, che consentono l’esplorazione tattile dell’opera Audiopittura del 1934.