“Senza parole” a Venezia: Aidan Salakhova alla mostra di Paolo Asti

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Aidan Salakhova “Without words” – Bardiglio Imperiale – cm 40x28x10

L’abbiamo vista in occasione della mostra a cura di Paolo Asti allestita in occasione della LIX Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia. Lei è Aidan Salakhova, artista azero-russa con studio a Carrara, invitata dall’associazione spezzina Startè presente a Venezia in modo irriverente, come una vera e propria Repubblica in risposta ai Padiglioni nazionali della rassegna più chic del mondo, ma “con un’aggravante di pensiero, ci dice il curatore e presidente di Startè Paolo Asti, quella di realizzare uno stato in cui l’arte è libera da qualsiasi tipo di connivenza con le strategie di mercato, disfunzionale a ogni retorica ideologica, fuori dai miti, ma non per questo priva di un filo conduttore”.

La mostra si intitola Venezia Madre, totalmente al femminile (oltre alla Salakhova ci sono le artiste italiane Arianna Ellero, Silvia Scaringella, Beatrice Speranza, Beatrice Taponecco, che declinano il concetto di Madre in: SetaMadre – SciameMadre – LuceMadre – FogliaMadre: ne abbiamo parlato QUI).

In un contesto storico caratterizzato da una esplicita messa al bando di artisti che hanno il solo torto di essere russi (l’ultimo episodio proprio alla Biennale di Venezia, con il Padiglione russo desolatamente chiuso) e in un momento in cui il sistema dell’arte contemporanea, cosmopolita per definizione, si comporta innalzando muri e chiusure, abbiamo chiesto a Aidan Salakhova, artista internazionale con gallerie da Londra a Berlino e che da sempre traduce la propria cultura di origine in una prospettiva internazionale, una sua opinione sullo….stato dell’arte in ogni senso.

Il Padiglione Russia ai Giardini della Biennale è chiuso…
Il 25 febbraio scorso i due artisti russi che avrebbero dovuto esporre nel Padiglione nazionale hanno cancellato la loro presenza. Se fosse stata un’esposizione sostenuta da un’organizzazione privata sarebbe stato diverso, ma il Padiglione Russia è sostenuto da fondi pubblici.
Quindi tu apprezzi la loro autoesclusione dalla Biennale…
Sì. Certo mi dispiace vedere il Padiglione Russia della Biennale chiuso, io ho fatto tante mostre con artisti russi, ma concordo con la loro volontà di non essere associati, almeno in questo momento, alla Russia.
A Venezia esponi una scultura intitolata Senza parole: cosa (non) volevi dire con quest’opera? Ha un riferimento alla situazione attuale?
Sì, è un lavoro che ho realizzato proprio tra febbraio e marzo: è un invito a guardare dentro noi stessi e nello stesso tempo a prendere coscienza della realtà che ci circonda.
Con che materiale è realizzata?
Marmo Bardiglio di Carrara
Cosa ne pensi del sistema dell’arte italiano? Cosa c’è di diverso rispetto al sistema dell’Est Europa?
Ma l’arte contemporanea parla un linguaggio internazionale! L’arte non deve avere confini né barriere.
Ti trovi bene in Italia?
Io amo l’Italia. In questi 10 anni mi sono divisa fra due città, Mosca e Carrara, dove ho uno studio. Ma per ora resto qui: tornerò a Mosca quando non ci sarà più questo regime.
Pensi che crollerà presto?
No.
Ti manca casa tua? Ti manca la tua Russia?
Sì. Tutti i miei amici sono attori, artisti e registi: sono scappati la prima settimana dopo la guerra.
Cosa ne pensi dell’esclusione di sportivi, scrittori, musicisti dalle varie rassegne nazionali e internazionali per il solo fatto di essere russi?
Ma noi siamo già esclusi dalla Russia! [ride, n.d.r.]