Il raduno dei cuori, Paola Turci in concerto

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ph. di Luca Brunetti

C’è una parola chiave, a volte abusata, spesso tacciata di eccesso di dolcezza. Eppure questa storia ha a che fare con il cuore. E’ alla base del raduno del Paola Turci Fan Club, che si è tenuto lo scorso 12 settembre nel Parco Archeologico di Ostia Antica. 

La venticinquesima edizione, sorta di giro di boa dopo quasi due anni di pandemia e ovvie cancellazioni, è quindi caratterizzata da enorme passione: i fans della cantante romana arrivano da tutta Italia, già dalle prime ore del mattino, tutti con Green Pass e tanta voglia di cantare e rilassarsi. La location è splendida e l’organizzazione ha pensato a tutto: dal plaid in pile da stendere sul prato alle sedie per le persone con difficoltà, i bagni vicinissimi, parcheggi in abbondanza.

E’ una festa vera, perché “la ragazza di Roma” celebra il suo compleanno con i suoi supporters, che alla fine definisce “il mio secondo cuore”, come il titolo del fortunato album del 2017. Per la prima volta, a fianco a li sul palco c’è la sua band storica: Fernando Pantini alla chitarra, Pierpaolo Ranieri al basso e Fabrizio Fratepietro alla batteria.  Il raduno si apre secondo tradizione con “Preferisco te” e poi  in maniera inedita, con un miniconcerto di un’ora che delizia il palato anche e soprattutto del pubblico più esigente: si va infatti da pezzi molto amati come “L’ultimo ostacolo” e “Piccola canzone d’amore” a vere e proprie perle del passato (“Con una chitarra, Jane” e “Primo Tango”).

Canzoni che sono storie e microvite, nelle quali ognuna delle persone presenti si è rispecchiata per lunghi anni. Paola lo sa, il legame coi suoi fans è unico e speciale, per questo scende dal palco e si concede loro per le foto e quattro chiacchiere, senza saltare nessuno, con grande umanità e senso di appartenenza. Poi torna su ed è ancora musica: arriva il suo “masterpiece” “Bambini”, c’è la coralità di “Stringimi stringiamoci, la dolcezza di “Due donne”, la bellissima “Mani giunte”, la fortunata escursione pop nei Novanta di “Sai che è un attimo”. E’ proprio un raduno dei cuori, allora la ciliegina sulla torta sono i duetti sul palco con i fan più ardimentosi: “Volo così”, “Ma dimme te” (in romanesco), “Questione di sguardi”. Sono momenti di spontanea condivisione e abbattimento delle barriere, due cose in cui la cantante capitolina è maestra. Una carriera iniziata a metà anni Ottanta, la determinazione, la personalità e una continua ricerca, quattordici album in studio (nessuno uguale all’altro) tante collaborazioni illustri. La capacità di esplorare territori musicali anche molto distanti dal suo universo, spaziando con disinvoltura dal cantautorato folk dei primi anni al rock disomogeneo, al pop raffinato, fino a diventare elegantemente indie. E’ caduta rovinosamente, si è rialzata alla grande. Oggi è un’artista matura, completa, ironica e solare. E il secondo cuore batte forte.