Quella Milano americana di Andrea Pinketts

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Milano 14/04/2004 TeatroCiak Clipcomedy ORCO LOCO Andrea Pinketts Photo Fabio Diena / Photoagency.ws (Agenzia: DIENA Photoagency)

Nella Milano di Andrea Pinketts, di notte, c’è il mare, “un mare di persone nascoste dall’oscurità, che nuotano da un locale all’altro per pescare o farsi pescare, un po’ esche un po’ squali disinvolti”. Un mare di guai, in burrasca, alla ricerca disperata di divertimento prima del giorno, di equivoci e persone equivoche. Una marea umana, attirata da migliaia di fari al neon, dagli appartamenti borghesi ai locali edonisti, col nome internazionale. È una Milano americanizzata, sotto le luci della Hollywood reaganiana e della pubblicità di Publitalia, da bere, ma sorseggiata con avidità, conscia di toccare il fondo del bicchiere. “Una città malata, malata come sono un po’ tutte le città di questo periodo”. Tra le ombre dei noir di Scerbanenco e i riflettori dei film dei Vanzina, gli scenari pulp e tarantiniani e i personaggi grotteschi e surreali. In questa città deformata e frenetica si aggira Lazzaro Santandrea, alter ego e protagonista del secondo romanzo di Pinketts: “Il vizio dell’agnello”. Romanzo riproposto dall’Associazione omonima, per tenere viva la memoria e l’opera dell’uomo il cui secondo nome sta per Genio. In questa seconda ballata pinkettsiana, Lazzaro Santandrea, scampato ai rischi della crescita e delle responsabilità, si aggira con fiera immaturità in scenari allucinati calamitato da improbabili calamità. Lo fa fuori da ogni convinzione, progettualità, responsabilità, età, patente e licenza. Fuori da ogni regola continua ad essere l’eccezione vivendo situazioni eccezionali. Si finge, infatti, uno psicologo abusivo, confuso per sessuologo, adescatore, cartomante, al fine di scrivere un romanzo che gli permetterà di raggiungere la gloria. Lo pseudonimo del Dottor Totem, esperto in tabù, diventa il magnete per una corte dei miracoli tra cui svettano una coppia di anziani apolidi che gli affidano il caso della loro eccentrica figlia. Una bambina di sessant’anni che dopo aver vinto il premio come “angiolotta” di bontà e gentilezza, inizia ad avvelenare piccioni e clochard, seminando il terrore e il panico. Questa serial killer infantile, vestita come una ragazzina, con la precoce tendenza all’omicidio. Col vizio dell’agnello, la crudeltà nascosta dall’innocenza, la ferocia ingannata grazie alla gentilezza. Le disavventure di Lazzaro lo porteranno, alla ricerca della verità su questo insolito personaggio, in vicissitudini strabilianti, accompagnato da attori falliti, tassisti furiosi ex agenti di borsa, narcoterroristi neri indemoniati, tra procurati allarmi, pedinamenti sparatorie, etilici aperitivi pre, post ed intra inseguimenti. Ronin metropolitano in una Milano in cui sono tutti vermi e lui cerca di essere “un verme solitario”. Ne il vizio dell’agnello, Pinketts combina divertimento e mistero, violenza e comicità, Scerbanenco e Bukowski, l’innocenza e la crudeltà. Un carosello insanguinato con un personaggio leggendario e famigerato, un duro col cuore di meringa, con uno stile allucinato e ammaliante, come se il mostro di Firenze facesse stand up comedy, col vizio di voler sempre stupire ed intrattenere il lettore e la dote da vecchio lupo di mare milanese, di riuscirci.

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