Il 31 maggio di dieci anni fa ci lasciava Francesco Bonardelli, una delle voci più autorevoli del panorama culturale siciliano. In occasione del decennale della scomparsa si è svolto, sulle pagine di Suggestioni Press, un incontro per ricordare il giornalista e critico letterario; due ore in cui sono stati rievocati i passaggi cruciali della sua attività intellettuale e civile, ma anche aneddoti grazie alle preziose testimonianze di chi gli è stato vicino.
La serata è stata condotta dal figlio, il collega Marco Bonardelli, che ha introdotto con un sentito ricordo l’opera del padre lasciando poi spazio agli ospiti: gli scrittori Catena Fiorello, Domenico Cacopardo, Giuseppina Torregrossa, Ignazio Pandolfo e il direttore responsabile di Gazzetta del Sud Alessandro Notarstefano.
Il peso della figura di Bonardelli ben traspare nelle parole e nei lunghi interventi di chi ha deciso di partecipare, ognuno ha portato un ricordo (come la presentazione del libro di esordio di Catena Fiorello) che ha fuso il racconto professionale alla vicenda umana senza scadere in toni agiografici, dando alla serata la piacevole spontaneità che ha caratterizzato questo incontro – ospiti prestigiosi, giornalisti e autori di best seller, hanno dato al pubblico l’occasione di riscoprire questa figura che ha attraversato in prima linea il mondo della cultura italiana e non solo.
Pur essendo indissolubilmente legato alla sua terra, Messina, l’intensa attività intellettuale di Bonardelli lo ha portato ben presto fuori dai confini dell’Isola: prima di affermarsi come critico letterario e giornalista, si laurea con lode e diritto di pubblicazione in Lettere moderne presso l’ateneo peloritano con relatore Angelo R. Pupino e correlatore Gianvito Resta, continua gli studi ad Urbino e all’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi seguendo il corso di Claude Bremond sull’analisi del racconto – in Francia avrà modo di partecipare ai seminari di personalità come Roland Barthes e Jacques Monfrin, coltivando una rete di rapporti iniziata nel periodo da studente universitario e che vede nascere una fitta corrispondenza con le personalità più influenti dell’italianistica e della letteratura nazionale (possiamo citare alcuni come Cesare Segre, Giorgio Bàrberi Squarotti, Maria Corti, Giancarlo Breschi).
Bonardelli collabora con riviste di settore come Italianistica di Marzorati e Micromégas, per poi approdare a la Gazzetta del Sud spendendosi contemporaneamente su fronti diversi come quello dell’insegnamento e dell’attività istituzionale (è stato assessore comunale alla cultura e alla scuola nel periodo immediatamente successivo alle stragi di mafia del ’93). Autore di numerose pubblicazioni, continua la sua attività narrativo-saggistica sino al 2011 presenziando in giro per l’Italia tra convegni e mostre di importanza nazionale, nelle sue ultime opere si sofferma sul tema del viaggio e tratta il concetto di messinesità: un sentire ineludibile che fornisce al singolo un senso di responsabilità sociale, rendendolo capace di favorire la crescita della sua città coltivando la propria individualità ed attraverso il suo miglioramento.
Scrivere di Francesco Bonardelli è necessario per comprendere la dimensione nella quale ha agito, tuttavia non è paragonabile a quel sentimento evocato dai racconti di chi lo ha vissuto in prima persona – sentir parlare di lui da chi lo ha ammirato come studioso, assistito come collega o vissuto nel quotidiano come amico è qualcosa che ci permette di vivere questa storia e non di assistervi semplicemente. In un mondo culturale radicalmente cambiato, questa testimonianza è un viaggio che sentiamo di consigliare al pubblico.