L’Arte ai tempi del Covid epifania di cambiamento

0

In barba a chiunque credesse che per respirare “artisticitè” bisognasse trovarsi necessariamente di fronte ad una cornice, la pandemia ha dimostrato quanto impossibile sia un’involuzione dell’arte, sebbene con restrizioni dovute e nuovi metodi di assaporarla. Si son risvegliate le avanguardie tecnologiche, che hanno ideato strategie online per la messa in scena di ciò che prima veniva offerto in fisicitĂ  nelle gallerie, nelle fiere d’arte e durante le battute d’asta, ovvero il confronto inter relazionale.

Se da un lato ci addentriamo in uno spazio sociologico che mette a dura prova la timidezza di un neofito acquirente, d’altra parte si fa spazio l’ego del collezionista navigato, che vede non interrompersi i suoi investimenti. Ebbene, il Business dell’Arte continua a crescere aprendo obbligatoriamente le sue porte al digitale, confermando, ciononostante, la grandezza del potere che detiene sul mercato economico internazionale.

Certamente del contraccolpo di questa rivoluzione mediatica, ne sono protagoniste le gallerie che hanno traslocato online e outdoor, riscoprendo l’utilità di far respirare arte anche a chi non l’ha mai collocata tra i suoi interessi. Il target a cui ci si rivolge non è più dettato dal ceto medio borghese, che tiene alta e a presa stretta la fiaccola di presenza agli eventi mondani, ma il raggio di attenzione, grazie a sculture ricollocate e performance itineranti, si spinge al di là di questi dati certi, catturando l’attenzione di chi prima sentiva parlare di Arte soltanto durante gli annunci del Tg, nei mesi di apertura della Frieze. Lei, dall’alto della sua fama ed eccellenza nel mondo delle fiere artistiche, ha dovuto già dal Maggio 2020, evitare gli incroci da stand nelle sue diverse edizioni di Londra e New York, traslocando su piattaforme digitali.

Una vera e propria scommessa che si è rivelata vincente ed evolutiva dato un formidabile acquisto, “transato” per due milioni di dollari, di George Condo, artista americano, che ha dato un quid in piĂą all’apertura della fiera, dimostrando come gli esseri umani, se spinti da un motus animi, siano capaci di adattarsi, in vero, a qualsiasi cambiamento. Chi non segue l’onda del cambiamento non evolve. E se il divieto di assembramenti avesse evitato una dispersione di denaro durante l’acquisto? E di conseguenza migliorato il focus sulle opere? Viene giĂ  dato per certo che i login, le viewing room e i talking per fare shopping, abbiano registrato numeri di transazioni milionarie, ben superiori a quanto non succedesse nelle fiere dal vivo.

Non da meno, giovani acquirenti asiatici ed europei si sono avvicinati ad un mondo prima considerato parco giochi dei Paperoni, abbattendo i confini di classe e trovando il loro posto all’interno del sistema-Arte. Musei e gallerie son stati resi fruibili a tutti democratizzando l’Arte e, si sa che, dove democrazia vive, consenso cresce. Numerosi passi avanti son stati fatti, evitando i sensazionalismi, sfruttando solo i mezzi a disposizione del nuovo millennio, spingendo i giovani ad accostarsi prima ad una più concepita up-to-date street Art, e chissà, ad un De Chirico, poi.

Concordiamo che il Covid sia stato epifania di cambiamento, la comunicazione è diretta ed ha allargato il suo spazio d’azione a tutto il globo, i collezionisti appaiono più rilassati e gli operatori del settore ne escono vincenti. E se questo fosse solo l’inizio?