Sono anni che Giuseppe Povia affronta i palchi con coraggio, esprimendo in pieno se stesso attraverso i suoi brani. Il musicista è arrivato di recente al suo ultimo disco “Imperfetto”, dove si racconta un sistema mediatico e politico in grado di decretare a tavolino il cammino delle masse, mettendole nella condizione di accettare l’impensabile.
Ciao Giuseppe. Partiamo subito dal tuo ultimo disco, che prende il titolo di “Imperfetto”. Cosa vuoi comunicare con questo lavoro?
Tre cose: che sono un cantautore appassionato a tutto ciò che mi incuriosisce, specie i temi socio-politici. Che durante il primo lockdown, invece di deprimermi, ho fatto un disco in cantina per sentirmi vivo e, infine, che il disco è tecnicamente imperfetto… proprio perchè l’ho fatto in cantina.
Possiamo dire che il tuo disco è una denuncia verso un sistema marcio, un sistema che è riuscito a rovinare la nostra Italia, quella che tu ami e che tutti noi amiamo. Giuseppe, come possiamo riprenderci la nostra Italia?
Questo disco descrive un sistema che, attraverso mass-media e vertici dell’alta politica, continua a convincere la gente ad accettare l’incredibile e prenderlo per buono. Cantare che banchieri, burocrati e multinazionali hanno più potere degli Stati non è solo di interesse POPolare, ma di interesse pubblico. Per riprenderci la nostra Italia? Prima di tutto bisogna consapevolizzare l’opinione pubblica.
All’interno, non può passare inosservata, c’è anche una parodia di “Bella Ciao”. Vorrei chiederti: tu non credi nella politica o credi che la politica sia fatta in modo sbagliato?
Quando politici e capi di Stato governano col terrore dello spread e dei mercati, le loro scelte sono lontane dai cittadini. “Italia ciao” è una canzone-aggiornamento dell’attualità. Nel ‘48 abbiamo scritto una Costituzione su modello antifascista per poi finire di nuovo in mano ad un sistema europeo germano-centrico? Il colmo degli stracolmi.
Nella tua vita sei sempre arrivato prima degli altri. Hai parlato dell’omosessualità quando nessuno ne parlava e oggi sei uno dei pochissimi Artisti che contrasta apertamente il potere dominante. L’essenza dell’Arte dovrebbe essere proprio questa: la ribellione. Tu ti senti un Artista ribelle?
No dai… cerco solo di non essere banale o prevedibile. Sono molto controcorrente, cioè normale.
Da sempre, nonostante i contrasti, hai avuto la forza di essere te stesso, senza paura. La domanda mi sorge spontanea: dove trovi la tua forza e il tuo coraggio? Qual è il tuo segreto?
Mah, non saprei risponderti. Il coraggio forse proviene da un’adolescenza randagia dove facevamo sempre a botte tra quartieri e il segreto è che, come la metti la metti, scontenti sempre qualcuno. Tanto vale dire come la pensi. Ti rispettano di più, anche chi ti odia!
Tu hai vinto Sanremo nel 2006. A quel tempo ancora il livello era abbastanza alto, ma oggi, nell’era dei talent, si è sicuramente svalutato. Cosa pensi del Festival della Canzone Italiana e, a questo punto, anche dei talent?
Ogni palco è sempre prezioso per comunicare qualcosa, il punto è quel “qualcosa”.