la situazione che stiamo vivendo da quasi un anno, come ha modificato il mondo dell’arte?
Oggi il mondo dell’arte, da sempre non estremamente dinamico quando si parla di comunicazione, sembra si stia svegliando e questo, paradossalmente, grazie proprio al Covid. Ma la strada per rendere questo splendido universo accessibile a tutti è ancora lunga.
Cosa non ha funzionato secondo te nel comunicare l’arte ad oggi ?
Da sempre considerata elitaria, l’arte dovrebbe invece essere patrimonio comune e non rimanere una nicchia per pochi eletti. Ma sono proprio molti galleristi (che dovrebbero incentivare la divulgazione e la visibilità di opere) e , talvolta, gli stessi artisti a risultare respingenti.
In che senso ?
Il primo punto parte proprio dall’ingresso in una galleria d’arte. Troppo spesso una volta dentro, l’atmosfera che si respira non è delle più accoglienti, lo sguardo di chi è preposto a riceverti è inquisitorio, quasi per far comprendere al visitatore che, se non capisci e conosci l’arte, è inutile che tu sia entrato.
Trovi che qualcosa sia cambiato nel rapporto tra galleristi e artisti?
Per quanto riguarda il binomio artista / gallerista, trovo che ci sia qualcosa che stona: una volta il gallerista, in virtù anche degli accordi economici, si occupava di promozione, organizzazione mostre e gestone portafoglio clienti e ancora oggi molti lo fanno, ma cosa accade nella comunicazione legata al web? Anche in questo caso molte gallerie hanno sottovalutato l’importanza di presentare adeguatamente opere e artisti, nei siti, dovrebbero inserire anche un traduttore, per rendere fruibili le informazioni worldwide e non rischiare di rimanere nel “provincialismo artistico “italiano, Anche perché l’arte italiana trova più estimatori all’estero che in casa. Nemo profeta in patria
Tralascio volutamente di parlare delle situazioni in cui i galleristi chiedono soldi agli artisti per esporre….
Ovviamente questa categoria, per fortuna, non è numerosissima, ma purtroppo non aiuta di certo l’arte. Nel panorama Italiano ci sono anche molte gallerie e galleristi preparati, cortesi e inclini a spiegare con il sorriso e felici di raccontare le proprie scelte artistiche, non legate all’’aver “affittato un muro “.
Gli artisti oggi aiutano a divulgare l’arte?
Questo è un capitolo a parte: una volta erano avvolti da un alone di mistero, quasi irraggiungibili; oggi invece grazie -o per colpa- dei social gli artisti sono diventati vere e proprio star del web e promotori di se stessi, il che li ha resi più riconoscibili al vasto pubblico, ma non per questo disponibili a spiegare cosa ci sia dietro ad un immagine, o cosa volgiano trasmettere.
Dopo tutte queste critiche hai deciso di aprire un magazine che parli di arte…
Ho sentito l’esigenza di qualcosa di nuovo, veloce e di facile comprensione che non ho avuto la sensazione di trovare tra i vari magazine che parlano di arte; da qui nasce Exit Urban Magazine, in stile decisamente pop, colori accesi e una linea editoriale che prevede di parlare di 3 argomenti , musica, fotografia e , appunto arte , con un formato d’ispirazione vintage è un richiamo alle copertine degli LP; idea condivisa con l’art director Argentina ,Nerina Fernandez, con l’intento di promuovere una comunicazione efficace, contemporanea che mantenga la struttura dei post, delle finestre e dei social. Troppo spesso i curatori usano termini tecnici e ostentano la propria preparazione, per spiegare l’arte, che io ritengo sia da comunque sempre soggettiva, e dovrebbe divenire protagonista proprio attraverso gli occhi di chi guarda, e non tramite le parole di chi spiega.
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Quindi il curatore non serve?
Non fraintendetemi, ritengo che il curatore sia comunque una figura fondamentale nel mondo dell’arte; lo interpreto, però, più come un traghettatore con il compito di avvicinare il pubblico all’opera, per poi lasciare che individualmente, senza troppe spiegazioni, ogni individuo trovi il bello, l’emozione, la sensazione in quello che guarda. Aver studiato arte e saper coinvolgere chi ascolta con una buona dialettica può aiutare a interpretare meglio l’arte, utilizzando similitudini, o contestualizzando i dove, quando e i perché di un opera.
Ma per raccontare la mia personale visione del curatore utilizzo un argomento legato al mio amore per la Grecia Classica e la filosofia: sia Platone che Socrate utilizzavano la Maieutica per aprire nuovi orizzonti ai discepoli, in pratica Platone li svuotava delle loro certezze e li indottrinava con le sue, Socrate, semplicemente , metteva in discussione le loro certezze e lasciava fossero poi i discepoli a decidere in cosa creder , una volta liberi dai preconcetti Secondo voi quale metodo avvicino alla mia visione del Curatore per lo meno quando parliamo di arte contemporanea o moderna?
Detto questo, sono in molti i curatori che collaborano con Exit Urban Magazine e il Blog a loro chiedo sempre, se possibile, di essere sintetici e di scrivere utilizzando terminologie non troppo difficili da comprendere per chi sta iniziando ad avvicinarsi all’universo arte, in modo da suscitare una sorta di curiosità nel lettore, che poi, a sua discrezione, deciderà di approfondire o meno sul web. Questo modus operandi può aiutare il dialogo tra chi spiega e chi ascolta, entrando di fatto nella confort zone di chi , erroneamente, si sente inadeguato a dialogare con opere d’arte, solo perchè crede di non essere preparato , perché godere di un opera d’arte non prevede studi particolari, ma solo la sensibilità negli occhi di chi osserva…
Cosa consiglieresti ad un gallerista ?
Ho spesso chiesto agli artisti cosa avrebbero preferito tra vendere tre opere o che la loro arte venisse riconosciuta da milioni di persone e la risposta è quasi sempre stata la seconda: questo dovrebbe far comprendere, a chi è preposto a vendere arte, che, forse, rendere visibili le opere dovrebbe avere un peso maggiore di quanto non abbia oggi, perché l’arte prima di essere venduta, ha bisogno di essere comunicata