Come cambia il mondo del lavoro nel post coronavirus e quali sono le nuove professioni, quelle più richieste e su che tipo di formazione o di mercato bisognerà investire? Sono alcune delle domande che dovremmo porci, poiché ci siamo accorti di come in 2/3 mesi sia cambiata l’offerta del lavoro, che si lavora quasi totalmente in smart working e ciò non significa che il lavoro, quelli che ne avevano uno, tutti riusciranno a tenerselo, perchè probabilmente non serviranno più tante persone in presenza alle aziende se possono averne di meno, da lontano e che lavorano “senza tempo” stando a casa. E’ il momento di nuove idee, nuove professioni, sempre più ricercate, e chi ne ha di buone può fare la differenza, vincerà il suo spazio sul mercato. Ma c’è anche chi c’era arrivato prima di questa pandemia. Alcuni giovani che hanno familiarità con il mondo del web, del digitale, che hanno compreso la forza e la velocità del mondo globale e quello che può dare e che avendo avuto la fortuna di aver studiato nelle nostre ottime università e poi aver conseguito altri titoli di studio all’estero, hanno avuto prima ancora di questa emergenza sanitaria l’idea di sviluppare in rete siti di nicchia che oggi, nel giro di poche settimane possono fare la differenza.
E’ il caso di Lorenzo Alibrandi ed Ernesto Cifaldi, laureati in economia, lavorano gia’ nel campo della finanza e della compliance bancaria, venticinque anni entrambi e si sentono già vecchi. Hanno progettato una piattaforma online per la vendita privata di orologi e componenti che mette in contatto collezionisti, amanti del vintage, acquirenti, semplici possessori e chi necessita di garanzie dei suoi preziosi oggetti. L’ utilizzo del primo matching software al mondo confronta il modello con il seriale, Box n’Papers intende rivoluzionare il mercato degli orologi, in cui le maggiori criticità sono rappresentate dalla contraffazione e dal riciclaggio.

Chiediamo loro di raccontarci come hanno avuto questa idea che é diventata il progetto che ha anche vinto la prestigiosa Luxury business competition The Mark Challenge nel 2018 a Monaco.
Lorenzo è preparatissimo, scalpita e mentre parla di una cosa già passa all’altra ad una velocità che si fa fatica a stargli dietro. Ernesto, di una calma impressionante, spiega le cose con la chiarezza e il linguaggio appropriato e pacato di un cinquantenne navigato.
Lorenzo, come è cominciata la tua passione per gli orologi e qual è l’origine del sito?
Ho iniziato a sedici anni a comprare con i miei primi risparmi i ricambi degli orologi, ero in fase di ripresa da un incidente in moto e nel frattempo avevo deciso di approfondire un mio interesse entrando dalla porta di servizio. Piano piano è diventata una passione sempre più grande, tutti i soldi che avevo li investivo in orologi o in ciò che riguardava la meccanica, un quadrante per esempio, allora ne comprai uno da 300 euro che oggi ha un valore di tremila euro.
Allora per la tua giovane età sei stato lungimirante e soprattutto coraggioso, non è facile a 16 anni rinunciare ad acquistare altre cose per “investire” sul futuro.
Mi piaceva l’idea di comprare oggetti che una volta acquistati non perdessero di valore e che un giorno avrei potuto rivendere ad un prezzo maggiore. Se avessi comprato una giacca di pelle a cento avrei potuto rivenderla a venti e questo non era un affare. Quindi, oltre a piacermi l’oggetto in sé mi è piaciuta l’idea che l’oggetto non si sarebbe svalutato.
Poi hai incontrato Ernesto, un ragazzo con i piedi per terra, molto pratico e tenace, che ha studiato economia a Tor Vergata con te e poi a Madrid. Insieme avete incrociato i dati ed è nata una nuova idea.
L’incontro con Ernesto è stato molto fortunato, perchè anche lui è molto concreto. Abbiamo condiviso subito la medesima passione per gli orologi. Ci siamo detti “ma perchè un orologio senza garanzia vale dieci e quelli con garanzia quindici?” Solo per un pezzo di carta scaduto o che hai perduto. Da lì è iniziato il periodo di ricerca di qualcuno che potesse aiutarci nello sviluppo del software.
Ernesto, voi avete fatto il master insieme a Madrid. E’ stato lì che avete cominciato a sviluppare l’idea, la Spagna vi ha stimolato in qualche modo?
Ci siamo ritrovati lì dopo la triennale all’università di Roma Tor Vergata. Ne abbiamo cominciato a parlare a Madrid, forse perchè stare all’estero stimola la voglia di essere più autonomi, c’è un confronto diverso con le persone che conosci stando lì, che arrivano da ogni parte del mondo e se vai per studiare seriamente gli stimoli sono infiniti.
Lorenzo, in che maniera l’uno è supporter dell’altro e quali sono i traguardi che vi siete prefissati?
Io chiamo spesso Ernesto e gli dico “qui bisogna lavorare di più, stiamo invecchiando”. Credo che entro i trenta si possa diventare qualcuno, dopo i trenta puoi solo cascare dentro la situazione giusta.
Certo Lorenzo, alla vostra veneranda età parlare così!
25 anni è un’età molto pericolosa, è la classica età in cui pensi che hai 2/3 anni, massimo 4, per realizzare qualcosa di valido nella nostra società, dopodichè se lo fai a trenta è fortuna, non sei stato bravo tu. Dopo i trenta è statistica, incontri tante persone che valgono. Sotto i trenta sei qualcuno, sei riuscito perchè tu hai puntato a quello e sei riuscito. Dopo nelle situazioni ci caschi.
Tu cosa ne pensi Ernesto?
Io non la vedo in modo così estremo, penso che ci si possa mettere in gioco a qualsiasi età. E’ vero che ad una certa età hai una reputazione e ad un’altra hai un’altra attrattiva per essere sul mercato del lavoro. Fallire ha un suo peso. Se fallisci da giovane e ti riprendi, quello che hai imparato lo puoi riutilizzare.
Ci sono altri due soci, lo sviluppatore Simone Postiglione che lavora da Napoli, e Francesco Fiorentini esperto di orologi, che fa gli expertise, dice cosa va o non va negli orologi, se sono veri o falsi. Poi altri preziosi collaboratori che vengono nominati da entrambi con entusiasmo: Gregorio Petrini che è il più giovane, appena 23enne, che si occupa di scrivere gli articoli per il sito e controlla il blog sul quale scrivono da tutto il mondo; infine Michele Favilla, il project manager che li aiuta a livello organizzativo. Il team è composto da sei persone, più altri ragazzi definiti “satellite” per il loro modo di gestire il lavoro adattandosi alla necessità, e tutti collaborano da remoto, quindi lo smart working questi giovani-vecchi, tutti rigorosamente sotto i trent’anni, come dicevamo, sono fra quelli che lo hanno inventato.
@vanessaseffer