Eleonora Pirondi: “Il teatro non è solo un luogo di diletto ma una vera azienda”

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In queste ore si sta discutendo per dare risposte, risorse e soluzioni ai professionisti della cultura su come poter riprendere la propria attività. Noi ne parliamo con Eleonora Pirondi, Soprano e performer teatrale, che ci racconta il suo lavoro.

Salire sul palco, infatti, non è semplice come appare o meglio lo è se lo spettacolo risulta accuratamente preparato per offrire quel ‘servizio culturale’ capace di catturare l’attenzione divertendo, incuriosendo ed emozionando. Ma cosa succede realmente oltre il palco?

“Quello che succede nel backstage interessa i lavoratori dello spettacolo, del cui operato sembra non esserci piena coscienza. Prendiamo come esempio un ente lirico il cui cartellone prevede principalmente opere e concerti di sinfonica. Sul palco troveremo solisti, artisti del coro, figurazioni e danzatori; in buca professori d’orchestra e direttore. Ma questo è solo l’inizio. Subito dietro le quinte ci saranno la direzione di palcoscenico, maestri collaboratori, maestro del coro, attrezzisti, tecnici, macchinisti, fonico e ancora equipe di parrucchieri, truccatori e sartoria”.

Così Eleonora Pirondi ci porta nel mondo del teatro facendoci entrare non dalla platea ma dal palco. Ma come far coincidere le nuove norme di sicurezza con questa fabbrica teatrale?

“È impensabile gestire questa massa artistica e tutto l’indotto rispettando le regole ad oggi elaborate per la sicurezza sul Covid-19. È impensabile per quello che accade sul palco e lo è ancora di più per quello che accade nel retropalco”.

Anche senza essere troppo avvezzi a questo mondo è facilmente comprensibile come tutto questo sia ingestibile con norme che prevedono distanze di sicurezza vietando assembramenti. Gestire il pubblico potrebbe essere facilmente risolvibile, ma dal palco tutto cambia.

“Prendiamo un altro esempio” continua la nostra interlocutrice. “Per un titolo gettonato come la Turandot si parla di masse artistiche rilevanti come 80 elementi del coro: come distanziarli a norma di legge? Anche in grandi teatri sarebbe impossibile. Per non parlare di macchinisti ed altri professionisti”.

Quali soluzioni propone un professionista del settore come lei?

“Non va procrastinata la chiusura, perché bisogna ricordarsi che il lavoratore dello spettacolo non è solo un artista ma un lavoratore e che il teatro non è solo un luogo di diletto ma una vera azienda. Quello che si può fare è diversificare il cartellone, scegliendo titoli che implichino una minima massa artistica: penso a un bacino musicale più desueto ma altrettanto stimolate come un Requiem di Mozart, uno Stabat Mater di Haydn o la Petite Messe Solennelle in prima versione (con due pianoforti e l’Harmonium). E l’Opera? Basta scegliere piccole rappresentazioni.
I Teatri sono un punto di forza della nostra Nazione, perché l’Italia da sempre rappresenta il perno dello sviluppo e della crescita culturale mondiale. Non fermiamoci alle prime difficoltà, permettiamo ai professionisti di tornare sul palco affinché possano ancora emozionarci e mostrarci come la cultura sia davvero la nostra forza identitaria.